Fiat iustitia, pereat mundus
Sakineh
Cari amici,
vi sono così tante notizie e così poco tempo... E' difficile raccontare tutto e ancor più difficile leggerlo, fra giornali, televisione, internet che assilla, Facebook che macina ininterrottamente i suoi post... E' possibile dunque che vi sia sfuggita una notizia significativa, non tanto per le sue conseguenze pratiche, che riguardano una sola persona (ma ogni essere umano è un mondo, insegnavano i nostri maestri) o poco più, ma per il suo carattere simbolico, quel che ci insegna sulla giustizia e sulla misericordia.
Vi ricordate il caso di Sakineh Mohammadi Ashtiani, la sfortunata donna iraniana, appartenente alla minoranza etnica azera, condannata alla lapidazione un anno fa per adulterio e salvata -sembrava - grazie alla mobilitazione internazionale? Era stato arrestato anche il suo avvocato, lei era stata costretta a un'ignobile sceneggiata televisiva in cui chiedeva scusa per i suoi peccati, ma alla fine si pensava fosse salva. Be' non era proprio così. La sentenza era stata sospesa non annullata, e come capita in Oriente si pensava che le autorità iraniane volessero evitare di perdere la faccia, pur cedendo alla pressione internazionale. E invece no, gli iraniani aspettavano solo il momento giusto, e quindi si apprestano di nuovo a giustiziarla (insomma a farla fuori, la giustizia c'entra poco).
Lo ha dichiarato l'Hojatoleslam Sharifi, capo giudiziario della provincia dell'Azerbajgian orientale (la provincia iraniana, non l'omonimo stato del Caucaso (http://edition.cnn.com/2011/12/26/world/meast/iran-woman-stoning/index.html?eref=mrss_igoogle_cnn). Solo che - potenza dell'ipocrisia islamica - dato che tutte le "facilities" (notate la parola, che vuol dire gli impianti) per la lapidazione sono al momento fuori uso, e probabilmente c'è una siccità in Iran che ha reso rari i sassi, la condanna sarà eseguita con l'impiccagione, per cui nella felice Repubblica Islamica fondata da Khomeini le facilities non mancano. Come dire: non volete i sassi? Abbiamo tanta corda: purché muoia. Badate non per la presunta collaborazione con l'omicidio del marito, già punita con dieci anni di carcere che la sventurata sta scontando, ma proprio per l'adulterio. Io non so nulla di questo caso, naturalmente; ma se la donna era davvero complice di un omicidio, perché una pena così limitata? Forse è un pretesto. Resta il fatto che se ha tradito il marito deve morire, preferibilmente a sassate, come vuole la tradizione, ma se no in qualunque altra maniera, e se non un anno fa, oggi, e se non oggi fra un anno. Come diceva qualcuno, fiat justitia e pereat mundus, non importano le conseguenze pur di ottenere giustizia. Di che giustizia si tratti, e quale sia la civiltà che la esprime, lascio a voi giudicare.
Ugo Volli
PS: A proposito di giustizia e di Islam, c'è un altro stato islamico che ha conquistato di recente un fantastico record mondiale. E' la Turchia, lo stato al mondo, da quanto dice un blog (http://blog.panorama.it/mondo/2011/12/30/perche-la-turchia-non-e-un-modello-di-democrazia-per-il-mondo-arabo-%E2%80%93-lanalisi/), con il maggior numero di giornalisti in prigione per "colpe" professionali, circa 102. Non so se sia vero, in proporzione forse Hamas la vince o magari la Siria. Ma è un bellissimo risultato, che ribadisce il ruolo della Turchia come meraviglioso esempio di democrazia islamica? Bisogna proprio spedire delle congratulazioni a Erdogan.