Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 02/01/2012, a pag. 17, l'articolo di Elisabetta Rosaspina dal titolo " In piazza come nei lager nazisti, choc in Israele ", a pag. 34, l'articolo di Stefano Jesurum dal titolo "Bambini con la Stella di Davide, Shoah banalizzata dagli ortodossi".
La cronaca di Elisabetta Rosaspina descrive bene che cos'è successo, la inaccettabile protesta degli ultraortodossi che pretendono una cosa impossibile, e cioè piegare la maggioranza laica israeliana costringendola a seguire alla lettera le loro regole religiose. Per questo è scattata la loro protesta, inaccettabuile perchè banalizza la Shoah.
Nel suo commento, Stefano Jesurum scrive della giornata della Memoria, confondendola con Yom HaShoà. Si tratta di due cose diverse, la prima è una giornata in cui l'Europa ricorda il genocidio degli ebrei perpetrato da nazisti e fascisti il 27 gennaio. La seconda, che cade in aprile, viene celebrata in Israele, coinvolgendo tutta la popolazione in una giornata dedicata interamente al ricordo, ed è caratterizzata dalla Marcia dei Vivi degli studenti israeliani ad Auschwitz.
La posizione di IC è espressa nella Cartolina da Eurabia di Ugo Volli di oggi, pubblicata in altra pagina della rassegna.
Ecco i due articoli:
Elisabetta Rosaspina - " In piazza come nei lager nazisti, choc in Israele "

Nel riservato e austero quartiere ebraico ultra religioso di Mea Shearim, a meno di un chilometro dalla Città Vecchia di Gerusalemme, alcuni sarti si sono segretamente dedicati a un insolito compito nei giorni scorsi: confezionare in varie taglie, per adulti e bambini, repliche delle uniformi imposte 70 anni fa ai deportati nei campi di sterminio. Le casacche a righe verticali bianche e nere, con relativo copricapo, le infami stelle gialle di Davide, completate dalla scritta «jude», ebreo in tedesco, dovevano essere pronte per la sera del 31 dicembre, in tempo per la manifestazione indetta da un gruppo di estremisti in difesa del diritto a rigidamente interpretare, e severamente applicare, i precetti della legge religiosa, anche se in contrasto con quella dello stato. In particolare per quanto riguarda il ruolo, l'abbigliamento e il posto della donna, ben separato da quello dell'uomo, a scanso di contatti impuri. La sorpresa è indubbiamente riuscita. Ai bambini è stato insegnato come alzare le braccia in segno di resa, e in greve allusione al piccolo ebreo ritratto in una celebre foto durante un rastrellamento tede - sco nel ghetto di Varsavia. Gli adulti si sono incaricati invece di accogliere la polizia israeliana al grido di «nazisti, nazisti!»; e la protesta di un migliaio, forse meno, Come la foto nel ghetto Ai bambini è stato insegnato come alzare le braccia, allusione al piccolo ebreo della foto nel ghetto di Varsavia di zeloti ortodossi, nella piazza principale del rione, la piazza di Shabbat, si è guadagnata tanta visibilità internazionale quanta riprovazione di buona parte dell'opinione pubblica nazionale e dei suoi leader politici. Il ministro della Difesa, Ehud Barak, si è detto «allibito e sciocca-to» dalle immagini dei nati nel terzo millennio con sul petto le stelle di Davide che avevano marcato la vita e la morte di milioni di ebrei nella seconda guerra mondiale. E la leader dell'opposizione Tzipi Livni, ha definito la provocazione una «grande offesa alla memoria dell'Olocausto». E anche se era soltanto un bebè quando fu salvato dalla deportazione ad Auschwitz da una famiglia cristiana, il sopravvissuto Yossi Peled, 70 anni, ora ministro senza portafoglio, ha dichiarato al sito di notizie Ynetnews di aver faticato a credere ai suoi occhi quando ha visto le immagini della manifestazione: «Mai avrei creduto che avremmo potuto usare i simboli della tragedia del popolo ebraico per una contesa interna. La nostra era una battaglia contro una minaccia esterna. E inconcepibile. Il sangue mi si gela nelle vene». Ma i famigliari di alcuni dei bambini etichettati l'altra sera con la stella gialla non hanno mostrato alcun ripensamento, anzi: dl riferimento all'Olocausto è legittimo» ha insistito un nonno, Morde-chai Hirsch, promotore della manifestazione contro «la persecuzione dei sionisti nei confronti degli haredim», gli ultraortodossi. «I tedeschi uccidevano solamente il nostro corpo, ma questa gente vuole uccidere la nostra anima, lo spirito». Il ricorso ai ricordi più nefasti della Shoah, il paragone tra i feroci esecutori delle leggi razziali e gli agenti intervenuti per evitare incidenti, in applicazione delle leggi dello stato, hanno inasprito la frattura aperta tra religiosi integralisti e moderati, oltre a sollevare l'indignazione dei laici, dopo una serie di episodi violenti accaduti nelle ultime settimane. Una bambina aggredita a sputi e insulti per il suo abbigliamento «immodesto», una soldatessa svillaneggiata e trattata come una «prostituta» per non aver voluto cedere il posto riservato agli uomini su un autobus frequentato da ultraortodossi, una serie di scontri con la polizia che voleva smantellare in un quartiere di Bet Shemesh, a larga densità religiosa, la segnaletica stradale discriminatoria dei marciapiedi per soli uomini e per sole donne. Ieri sera un gruppo coalizzato su Facebook da Aalon Visser, con oltre quattromila seguaci, ha organizzato una contro dimostrazione, abbordando i bus «segregazionisti» e intavolando discussioni con i passeggeri haredim sull'emancipazione delle donne israeliane, che possono occupare la cabina di pilotaggio di un caccia, ma non i sedili anteriori di certi autobus.
Stefano Jesurum - " Bambini con la Stella di Davide, Shoah banalizzata dagli ortodossi "

Stefano Jesurum
E se, paradossalmente, l'ultima sceneggiata degli ebrei «talebani» si tramutasse nell'inizio di una «primavera» israeliana? Chissà. Certo è che quei bambini «travestiti» da deportati nei campi di sterminio, quei piccoli fantasmi con la stella gialla cucita sul petto e la scritta Jude sulla casacca a righe, le urla «nazisti» rivolte ai poliziotti hanno profondamente scosso una società divisa sì tra (più o meno) religiosi e laici, però sempre e comunque legata alla democrazia. Ma una parte del mondo haredì, ultra ortodosso, non accetta critiche, limiti e tantomeno aule di tribunale, processi e sentenze. Quindi si rivolta se qualche suo «militante» viene condannato a due anni di carcere per vandalismo, chiama alla mobilitazione di fronte a un'opinione pubblica indignata dal medioevo che vieta alle donne di usare gli stessi marciapiedi degli uomini, impone sugli autobus file separate di sedili a seconda del sesso, spintona e insulta una bambina di 7 anni per una maglietta «immodesta».
Israele s'interroga sulle concessioni ai partiti ultra religiosi che garantiscono la maggioranza ai governi di destra. Ora, forse, questa macabra sceneggiata ridarà voce a chi da anni — come il sindaco di Tel Aviv, Ron Huldai — si appella alla maggioranza silenziosa degli israeliani in difesa della democrazia, dell'esistenza stessa del Paese, dei suoi ideali fondativi calpestati da chi non contribuisce né alla difesa della nazione né al suo sviluppo.
Il 27 gennaio si celebrerà Yom ha Shoah, il Giorno della Memoria: i bambini, quelli veri, deportati nei campi di sterminio, le piccole vite finite nel vento con la stella gialla cucita sul petto e la scritta Jude sulla casacca a righe ci ricorderanno chi siamo e di che cosa siamo capaci, ieri e oggi. Anche in nome di un Dio a cui diamo il nome che più ci piace.
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