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Bibbia, Tanach, Vangeli 31/12/2011

Nella presentazione di un articolo di Repubblica il redattore scrive: è«Una annotazione: in un riquadro si legge:
" La Bibbia, è il libro sacro della religione cristiana e di quella ebraica (Tanach) " Il cristianesimo l'ha suddivisa in Antico e Nuovo Testamento".  La storia è un'altra: La Bibbia è soltanto quella ebraica, Tanach, il libro sacro della cristianità  sono i Vangeli, ai quali è stato poi dato nome di Nuovo Testamento per assemblargli accanto la Bibblia degli ebrei, rinominata Vecchio Testamento. Appropriazione indebita? certo, ma dopo secoli e secoli, non ci fa più caso nessuno. Tranne qualcuno.»

 Il termine "Bibbia" proviene dal greco e quindi non è questo il nome con cui gli ebrei usavano e ancora oggi usano indicare i loro scritti sacri, che invece venivano e sono chiamati "Tanach", come giustamente Ãèstato sottolineato. "Bibbia", è un termine usato specificamente per indicare il Tanach insieme al cosiddetto "Nuovo Testamento" che non è formato soltanto dai Vangeli, ma anche dagli Atti, dalle Epistole e dall'Apocalisse. Gli ebrei possono decidere di non usare il termine "Bibbia" per i loro scritti, ma quando viene usato il suo naturale e legittimo significato è quello di Antico e Nuovo Testamento insieme. Non si tratta dunque di appropriazione indebita.
Se si vogliono fare delle precisazioni, è bene farle in modo preciso.
Marcello Cicchese

risponde Ugo Volli:

Gentile signor Cicchese,
la questione del canone biblico è molto intricata e può essere trattata adeguatamente solo in sedi teologiche o storico-critiche, ciò che Informazione Corretta non aspira ad essere.
In sostanza lei ha ragione con le sue precisazioni, ma il commento cui lei si riferisce è colpevole solo di imprecisioni veniali.
Riassumendo, il canone ebraico è fatto di Torah (Pentateuco), Neviim (profeti, inclusi i libri "storici") e Ketuvim (gli agiografi). Le iniziali di questi tre nomi danno la sigla Tanakh, con cui si definisce il complesso degli scritti sacri ebraici (un altro nome è "Mikrà", lettura).
I cristiani assunsero inizialmente non direttamente il Tanakh, ma la sua traduzione alesandrina in greco (detta dei Settanta), che presenta significative differenze rispetto al testo ebraico sia all'interno dei singoli libri, sia nel numero di quelli ammessi (che è variabile fra le diverse confessioni cristiane, massimo per gli armeni, intermedio per i cattolici, minimo nei protestanti), sia nel modo in cui i libri sono raggruppati e messi in successione.
Dunque i cristiani assunsero nel canone non proprio il Tanakh ebraico, ma delle varianti abbastanza simili ad esso e lo ribatezzarono Antico Testamento. Vi aggiunsero, com'è noto un Nuovo Testamento (i Vangeli, le lettere, gli Atti ecc.) anch'esso in parte variabile fra le diverse confessioni, sia nella traduzione prescelta, sia nella selezione dei testi ammessi oppure respinti come apocrifi.

A un certo punto si diffuse l'abitudine di chiamare il complesso dei testi sacri cristiani ta biblia, "i libri" per antonomasia. Nel Medioevo questa denominazione divenne singolare e fu intesa come nome proprio. A un certo punto si iniziò a parlare di "Bibbia ebraica" e "Bibbia cristiana", ma anche di ("Bibbia ortodossa" o "copta"). Sono nomi, che spesso alludono a complicate assunzioni teologiche (per esempio l'idea che il Tanakh sia "Antico Testamento" implica una qualche forma della teologia della sostituzione, per cui quella rivelazione sarebbe sospesa o annullata in parte dalla nuova).

 Quel che conta per noi, credo, è intenderci usando il massimo di buona volontà.

Ugo Volli



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