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Il Foglio Rassegna Stampa
30.12.2011 Bombardare l'Iran è un errore, meglio boicottare il suo programma nucleare
lo sostiene Tamir Pardo, direttore del Mossad

Testata: Il Foglio
Data: 30 dicembre 2011
Pagina: 3
Autore: Redazione del Foglio
Titolo: «Se Israele accetta il nucleare iraniano»

Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 30/12/2011, a pag. 3, l'editoriale dal titolo "Se Israele accetta il nucleare iraniano" con le dichiarazioni di Tamir Pardo, direttore del Mossad.


Tamir Pardo

Un Iran dotato di bombe nucleari non costituisce necessariamente una minaccia esistenziale per Israele”. Lo ha detto Tamir Pardo, il capo del Mossad, il servizio segreto israeliano. La dichiarazione, lanciata da Haaretz, è stata rilasciata di fronte a una platea di ambasciatori. Pardo ha parlato per la prima volta da quando ha assunto l’incarico la scorsa primavera. Il suo predecessore, Meir Dagan, si era già schierato contro la possibilità di uno strike militare alle centrali iraniane. “Stupida”, così Dagan aveva definito l’idea. Pardo si è spinto oltre, abbassando di livello la sfida iraniana: “Il termine esistenziale è usato con troppa libertà”, ha detto il capo del Mossad, le cui parole sono agli antipodi di quelle del premier Benjamin Netanyahu, che ha paragonato al nazismo e a Hitler la minaccia iraniana. Si acuisce così la divisione dentro al governo israeliano fra chi propende per colpire le centrifughe iraniane, come Netanyahu e il ministro della Difesa Ehud Barak, e l’intelligence, schierata per operazioni di sabotaggio, da quelle informatiche con i virus alle sparizioni di scienziati iraniani e le misteriose esplosioni alle centrali atomiche. La decisione dello stato ebraico avverrà in concertazione con gli Stati Uniti, ma Israele deve decidere se intende o no convivere con un medio oriente iranizzato. E’ possibile, a giudicare dalle dichiarazioni di Pardo, ma i rischi di quest’opzione sono altissimi, come sanno bene Netanyahu e il suo entourage militare. Gli ascari di Hamas e Hezbollah si troverebbero protetti dall’ombrello atomico iraniano in caso di conflitto con Israele; quest’ultimo perderebbe la supremazia nucleare, con pericolosi cascami per la deterrenza e il rischio di una corsa atomica da parte dei regimi sunniti; il “sionismo”, l’autodeterminazione politica e demografica del popolo ebraico, entrerebbe in ibernazione, perché Israele perderebbe la capacità di attrarre immigrati e investimenti. I rischi dello strike ci sono, come però la possibilità di una lenta erosione dello stato ebraico sotto la permanente minaccia di una pioggia atomica islamica. L’Iran si è spinto molto oltre un comportamento accettabile, mostrando i denti per difendere la Bomba, e quando l’Aiea ha dimostrato che essa è dietro l’angolo, ha acuito il proprio egemonismo nei confronti delle rivoluzioni arabe, il negazionismo della Shoah e le follie millenariste che vogliono l’apocalisse. La sua natura totalitaria lo rende aggressivo e pazzoide. Per gli ayatollah non funziona la classica teoria detta “Mutual Assured Destruction”, che trattenne gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica dal colpirsi. La sua natura stessa, i suoi passionali culti religiosi, lo rende di fatto un adoratore della violenza. Se l’Iran avrà la Bomba, tutto il mondo sarà sotto ricatto.

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