Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein".
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)
Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine.
Iran, Sakineh non sarà lapidata, ma impiccata. commento di Bernard-Henri Lévy
Testata: Corriere della Sera Data: 29 dicembre 2011 Pagina: 1 Autore: Bernard-Henri Lévy Titolo: «Gli ayatollah e quella vita sospesa»
Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 29/12/2011, a pag. 1-34, l'articolo di Bernard-Henri Lévy dal titolo "Gli ayatollah e quella vita sospesa".
Sakineh Bernard Henri Lévy
Teheran gioca ancora con la vita di Sakineh. La donna non rischierebbe più la lapidazione, ma l'impiccagione che, come si sa, è più «umana»! L' abbiamo capito: gli aguzzini col turbante di Teheran hanno fatto un passo indietro solo per prendere meglio la rincorsa, hanno inghiottito il loro odio contro le donne per sputarlo oggi in faccia al mondo. Gli assassini mascherati da giustizieri reclamano nuovamente la loro libbra di carne, la loro razione di morte e di sangue. Costretti dalla mobilitazione internazionale, e dalle pressioni esercitate dalle coscienze e dall'opinione pubblica, a rinunciare alla lapidazione inizialmente comminata come punizione per questa donna, la cui innocenza è stata da tempo accertata, gli ayatollah dell'odio ci fanno sapere che non abbandonano la preda e che adesso Sakineh rischia l'impiccagione. E l'impiccagione, come tutti sanno, è più «umana» della lapidazione! C'è ovviamente qualcosa di medievale nella lapidazione che non sarà sfuggita allo spirito moderno e illuminato degli assassini al potere a Teheran! E allora sia, impicchiamola! La verità è che il potere dei mullah, che resiste ormai solo grazie alle baionette e ai brogli elettorali, ricorre all'arma estrema dei dittatori alla deriva: la fuga in avanti in un impeto di «Viva la muerte!» generalizzato. Stessa cosa per la marcia forzata verso l'acquisizione della bomba atomica; e per la minaccia di distruggere Israele; e per l'invio di sicari a Bashir El Assad; per non parlare poi della destabilizzazione metodica del vicino iracheno per terrorismo interposto. E così, oggi, ecco l'ennesima provocazione deliberata, inaudita, ignobile: Sakineh sarà impiccata! Sconfessati e odiati dal loro stesso popolo, condannati dall'intera comunità internazionale, abbandonati da un numero crescente di gerarchi dei Guardiani della Rivoluzione che temono di fare la fine di Saddam Hussein o di Gheddafi, i mullah scellerati di Teheran, attraverso Sakineh, ci scagliano una nuova sfida. Che contino sulla nostra stanchezza? Puntano forse, su questo terreno, a una «facile» vittoria? Forse. Ma qui, ad ogni modo, questa interpretazione non quadra e il solo pensiero di un assassinio di Stato annunciato ci sprofonda nel terrore. Ma ancora lei? Ebbene sì, ancora lei. Ancora e sempre il medesimo simbolo: la dignità delle donne, l'uguaglianza dei diritti umani, la giustizia per l'innocenza. E ancora e sempre, oggi come ieri, la stessa risposta: «Né lapidazione né impiccagione, liberate Sakineh!». Mi auguro che questo messaggio venga ripreso nuovamente, con una sola voce, dall'opinione pubblica francese ed europea; dai nostri politici, uomini e donne, di destra e di sinistra; dal presidente francese; dal suo sfidante socialista; da tutti. (La vicenda di Sakineh Mohammadi Ashtiani ha suscitato una grande emozione nei Paesi occidentali. La petizione lanciata da laregledujeu.org ha già raccolto oltre 170 mila firme).
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