Al Qaeda in Africa: com'è organizzata e come raccoglie i propri fondi analisi di Pio Pompa
Testata: Il Foglio Data: 29 dicembre 2011 Pagina: 3 Autore: Pio Pompa Titolo: «Sono gli 'oxfordiani' i leader del jihad di al Qaida in Africa»
Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 29/12/2011, a pag. 3, l'articolo di Pio Pompa dal titolo "Sono gli 'oxfordiani' i leader del jihad di al Qaida in Africa".
al Qaeda Pio Pompa
E’ sera, in Nigeria, quando in un albergo di Abuja, ancora scossa dalla carneficina di Natale, alcuni trafficanti di armi si riuniscono per fare il punto della situazione. Una fonte, ex membro dello Special Air Service (SAS) britannico e oggi a capo di una compagnia di sicurezza, riesce a cogliere alcune frasi dei loro discorsi: “Da un lato, la preoccupazione che questo ennesimo bagno di sangue possa momentaneamente intralciare il loro business, dall’altro l’intento di piazzare al più presto alcune forniture di armi speciali e di esplosivi. La poca cautela e il cinismo con cui vengono affrontati certi argomenti la dice lunga su come vanno le cose qui in Nigeria e in altri paesi dell’Africa”, sintetizza. Se esiste un luogo, dove la comunità d’intelligence ha fallito la propria missione, questo è il continente africano. Al Qaida e altre centinaia di formazioni islamiste hanno ormai consolidato la propria presenza in almeno 23 paesi del continente con una escalation di attentati e sanguinose operazioni contro la popolazione civile senza precedenti. Senonché l’arcipelago islamista africano è riuscito a superare la sua frammentazione adottando comuni modelli organizzativi e operativi. Il risultato ottenuto è che il jihad si è trasformato in un business di enormi dimensioni con un flusso di denaro e armi difficilmente quantificabile. In perfetto stile mafioso il cuore di tale business viene costantemente alimentato con il riscatto dei sequestri di persone e con il “pizzo” imposto alle aziende che operano nelle aree maggiormente a rischio. E’ così che funziona anche in Nigeria: “Quasi tutte le società petrolifere – afferma la nostra fonte – sono sistematicamente costrette a pagare diversi gruppi islamisti, compresi i terroristi di Boko Haram, per salvaguardare il personale e gli impianti di estrazione. Complessivamente le somme erogate superano i dieci milioni di dollari all’anno. Il tutto sotto la regia di un nucleo composto da una decina di capi jihadisti denominati gli “oxfordiani” per via dei lunghi soggiorni di “studio” nella City. In realtà vi si recano per perfezionare transazioni finanziarie che finiscono, dopo una serie di triangolazioni, in alcune banche della Sierra Leone, Liberia e Costa d’Avorio”. Le stesse presso cui vengono depositati gran parte dei proventi derivanti dal sequestro delle navi mercantili e dei pescherecci a largo delle coste somale, yemenite o – l’ultimo caso in queste ore è del mercantile italiano “Enrico Ievoli” – dell’Oman.
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