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La Stampa Rassegna Stampa
28.12.2011 Israele, Shimon Peres invita i laici a mobilitarsi per arginare gli ultraortodossi
Cronaca di Aldo Baquis

Testata: La Stampa
Data: 28 dicembre 2011
Pagina: 18
Autore: Aldo Baquis
Titolo: «Israele, laici in corteo contro la repubblica degli ultraortodossi»

Uno Stato laico combatte sul nascere ogni accenno di fondamentalismo teologico.
E' quello che sta facendo il governo israeliano nei confronti di questi atti di fanatismo che vanno duramente sanzionati, come spiega Aldo Baquis nell'articolo dal titolo " Israele, laici in corteo contro la repubblica degli ultraortodossi " a pag. 18 della STAMPA di oggi, 28/12/2011.

La notizia è stata diffusa anche da Repubblica, con un articolo sostanzialmente corretto di Rosalba Castelletti che, però, ha scelto di concludere riportando le dichiarazioni di Etgar Keret, il quale accusa a torto il governo israeliano di non fare nulla per arginare le violenze degli ultraortodossi.
Più corretto ed equilibrato Udg sull'Unità.
Non si smentisce, invece, Michele Giorgio sul Manifesto. Il suo articolo, infatti, lascia intendere che gli ultraortodossi stiano prendendo sempre più piede nella società israeliana, col benestare del governo.
Ecco il pezzo di Aldo Baquis:


Shimon Peres, ultraortodossi

Israele non vuole diventare un Iran: questo il messaggio declamato ieri da migliaia di dimostranti laici convenuti a Beit Shemesh, cittadina a metà strada fra l’esuberante Tel Aviv e la moralistica Gerusalemme, nel tentativo di soffocare sul nascere l’embrione di una entità rabbinica totalitaria che sta prendendo forma in alcuni rioni. «Dobbiamo difendere il carattere del Paese - ha detto il Capo dello Stato Shimon Peres, riferendosi agli zeloti di quella città -. Non sono i padroni di questa terra. Dobbiamo mobilitarci per difenderci dalle grinfie di una minoranza che vorrebbe lacerare quanto ci è più caro».

In passato Beit Shemesh aveva divertito gli israeliani per gli eccessi bizzarri di un manipolo di donne ultra-ortodosse (le «talebane») che per pudore si ammantano di scialli dalla testa ai piedi per dissimulare le forme del corpo. Nell’embrione di questa repubblica rabbinica le donne dovrebbero scomparire quasi del tutto. Vietato loro passare in prossimità di sinagoghe. Certi marciapiedi sono a loro preclusi, sugli altri possono transitare veloci, senza indugiare.

Donne ribelli vengono ruvidamente redarguite dai Sikarikim, i «custodi della modestia», bruschi guardiani della morale rabbinica che si ispirano agli zeloti di duemila anni fa. La settimana scorsa Israele si è indignato quando ha appreso che - con sputi e parole offensive - i Sikarikim avevano attaccato perfino una bambina «scostumata», di nemmeno otto anni. Secondo loro la sua famiglia - che pure mantiene uno stile di vita religioso - rappresentava un affronto al pubblico pudore.

«Siamo in guerra» ha ammesso ieri l’ideologo delle «talebane», il rabbino Aharon Zvi Rumpler. In guerra contro l’Israele laico, «emissione del Maligno», che lotta contro i timorati «come gli ellenizzanti» che profanarono il Tempio di Gerusalemme 2.200 anni fa. Nelle vene del rabbino Rumpler il sangue ribolle ancora. «Bet Shemesh - assicura - sarà la prima linea contro la dissolutezza».

Vicina ad altri popolosi agglomerati ortodossi, l’enclave rabbinica di Beit Shemesh rischia di fare scuola. Un pericolo che ormai allarma i maggiori partiti e il novantenne Peres che, con la grinta di sempre, ha esortato i laici a mobilitarsi. Gli zeloti, ha promesso, «non passeranno».

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