Su LIBERO di oggi, 24/12/2011, a pag.17, Carlo Panella interviene sulla querelle tra Parigi e Ankara con un pezzo titolato, non capiamo perchè ironicamente, " Sacrificare la Turchia per i capricci di Sarkò non conviene a nessuno ". Capricci ? Quella del governo francese ci pare tutt'altro, intimare alla Turchia di riconoscere il genocidio armeno, dopo quasi cent'anni è il minimo che un governo europeo possa fare.
Così come non siamo d'accordo con Carlo Panella, sempre più ansioso di vedere nei regimi islamici la fiammella della modernità, al punto da scrivere genocidio armeno fra virgolette. Ci eravamo innamorati del Pannella di un tempo, quando era capace di distinguere le dittature dalle democrazie. Adesso non lo riconosciamo più. Confonde stragi, massacri, crimini vari, che avvengono in tutte le guerre, con il genocidio, che è lo sterminio di un popolo.
Ecco l'articolo:
Genocidio degli armeni Carlo Panella
Il clamoroso silenzio di tutti i governi europei sulle polemiche roventi tra Parigi e Ankara, spiega ad abundantiam lo sconcerto nei confronti dell’ultima piroietta spregiudicata di Nicolas Sarkozy sul «genocidio armeno » che ha provocato la rottura dei rapporti diplomatici con Ankara. In piena crisi economica, né la Francia, né l’Ue si possono permettere di privarsi dei vitali rapporti economici (e politici) con un Paese che continua a crescere dell’8-11% l’anno e che è ridiventato la Porta per la penetrazione nei mercati arabi (a iniziare dall’Iraq). L’Ue ha un interscambio con la Turchia di 243 miliardi di dollari l’anno, l’Italia di 20 miliardi, ma ora Sarkozy mette Ue e Italia in una posizione scabrosa tra due alleati ai ferri corti. Tutto questo, non in nome di una sana battaglia etica contro il “negazionismo”, ma solo per tentare di vincere le elezioni presidenziali. EFFETTO ELEZIONI È questo uno spettacolo avvilente che va in scena a Parigi dal 2001: prima di ogni elezione, sia il Ps, che la Ump, presentano leggi di condanna del “genocidio” armeno ad opera dei turchi. Lo scopo è misero: non meno di 500.000 elettori francesi sono di origine armena e la “captatio benevolentiae” nei loro confronti è diventata una prassi. Sarkozy, il 7 ottobre ha addirittura fatto un viaggio a Yerevan, capitale dell’Armenia, assieme a Charles Aznavour, mito degli armeni del mondo. In realtà, l’unica posizione “etica” - e anche politica - sul tema, sarebbe non già di condannare a 12 mesi di carcere chi nega il “genocidio” armeno, ma di moltiplicare gli sforzi perché Armenia e Turchia implementino le complesse trattative che hanno iniziato nel 2006, che parevano essere riuscite a definire una commissione comune di storici, che poi sono saltate e che hanno visto tentativi fantasiosi di appeasement col presidente turco Abdullah Gül e quello armeno Serge Serkisian che si sono recati l’uno a Yerevan, l’altro ad Ankara ad assistere alle partite di calcio tra le due nazionali. QUESTIONE NOMINALE Trattative indispensabili, che non sono bloccate tanto dalla questione nominale - questo è il punto - del “genocidio” armeno (termine infamante per l’onore dell’esercito turco) o della “pulizia etnica” (termine a nostro parere più appropriato), quanto dallo scoglio della secessione dall’Armenia dell’enclave turca del Nagorno Karabak. Ma Sarkozy è malmesso nei sondaggi per la presidenza e agisce al suo solito: maramaldeggia e tradisce la parola data (aveva giurato a Erdogan che quella legge non sarebbe passata). Erdogan interrompe tutti i rapporti diplomatici, commerciali, economici e militari con la Francia che accusa di essere colpevole di un “genocidio” in Algeria e mette in difficoltà anche la già disastrata Ue. Mossa acuta, perché il premier turco cita il “mas - sacro di Sétif” del 1945, di cui furono responsabili tutte le forze politiche francesi - De Gaulle, Pcf, Ps e Mitterrand inclusi - in cui i 35.000 abitanti della cittadina ribelle furono massacrati dai francesi a suon di cannonate e baionette, i corpi poi bruciati nei forni. Chi di genocidio ferisce… di genocidio perisce.
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