Riportiamo dalla STAMPA di oggi, 22/12/2011, a pag. 18, l'articolo di Maurizio Molinari dal titolo "Don Black, il suprematista che ispira i neonazi italiani".
Ku Klux Klan Don Black
Supermercato dell’odio e pensatoio per la conquista del governo federale ma anche palestra di idee suprematiste, megastore di cimeli hitleriani e punto di incontro per single, a patto che siano bianchi e gentili: Stormfront non è solo il sito Internet più importante dei gruppi neonazisti americani ma il punto di incontro per chiunque voglia partecipare all’edificazione di un’«America bianca» capace di liberarsi di ebrei, neri, ispanici e gay.
Tali caratteristiche nascono dalle idee e dal lavoro di Don Black, l’ex leader del Ku Klux Klan che negli Anni Settanta aderisce al Partito popolare nazionalsocialista bianco americano per poi dedicarsi nel 1981 al fallito colpo di Stato nella Repubblica Dominicana.
Anziché diventare l’uomo forte di Santo Domingo finisce in una cella federale dove, per tre anni, studia i computer convincendosi che lo aiuteranno a perseguire l’avvento del suprematismo in America. È questa la genesi di una conoscenza hi-tech che lo porta a creare Stormfront nel marzo 1995, appena un mese prima della strage di Oklahoma City, scegliendo come simbolo la croce celtica e come nome «Fronte della tempesta» per trasmettere l’intenzione di «fare pulizia» di tutto ciò che inquina la società americana.
A fianco Don Black ha il figlio Derek, oggi suo braccio destro, e la casa di West Palm Beach diventa il quartier generale dove il sito cresce a vista d’occhio: gli utenti unici nel gennaio 2002 sono 5 mila, nel giugno 2005 superano i 52 mila e, sulla scia del disgusto per l’arrivo di Barack Obama alla Casa Bianca, nel dicembre 2008 arrivano a 133 mila con la conseguente necessità di reclutare 40 moderatori per gestire i forum nei quali si discute di conflitti razziali, progetti di scalata delle istituzioni, nostalgie naziste e armi da fuoco.
L’odio contro gli ebrei, i neri, gli immigrati e i gay è il tema dominante e porta l’Anti defamation league (Adl, Lega Antidiffamazione) a coniare la definizione di «Supermarket dell’odio» per Stormfront, mentre il «Southern Powerty Law Center» dell’Alabama, che studia i gruppi suprematisti, svela l’esistenza di un forum nel quale Don Black spinge i seguaci ad arruolarsi nelle forze armate per ottenere l’addestramento necessario a vincere la «guerra della razza», grazie alla quale sarà possibile far tornare l’America «solo bianca».
I forum sono la forza di Stormfront perché aggregano seguaci, simpatizzanti e curiosi a migliaia, anche dall’estero. D’altra parte il motto scelto da Don Black è «White Pride Worldwide», orgoglio bianco in tutto il mondo, a conferma di voler portare il verbo suprematista ovunque possibile, Italia inclusa.
A svelare l’attenzione per il nostro Paese è lo stesso Don Black che nel 2008, in un’intervista dell’allora corrispondente di «Repubblica» Mario Calabresi, disse, anche a nome del figlio: «Ci piace l’Italia, c’è molta eccitazione sul nostro sito per quello che sta succedendo da voi, siete i primi a reagire, a dimostrare che non vi fate sottomettere dagli immigrati, anche David Duke la pensa così, tanto che passa la maggior parte del suo tempo nel Nord Italia e nel 2007 eravamo tutti a sciare sulle Dolomiti».
Duke è il volto di maggior spicco del Ku Klux Klan negli Stati Uniti. Nel 1990 diventò deputato della Louisiana con una campagna che vide debuttare la testata «Stormfront» per il suo bollettino. Il legame fra lui e Don Black si sviluppa attorno al sito perché i forum consentono di aggregare un popolo suprematista che non discute solo di ideologia ma gareggia nell’acquistare i prodotti neonazisti più in voga o si incontra nei forum dedicati a single, uomini e donne, in cerca dell’anima gemella, a patto che sia ariana.
Forse anche per questo Don Black definisce Stormfront «il Ku Klux Klan del XXI secolo», pur affrettandosi a precisare che «a un giornalista americano non lo direi mai». La prudenza si spiega con quanto un recente studio del «Southern Poverty Law Center» ha appurato: Black chiede ai seguaci di «non scrivere ingiurie razziali»" sul web perché non vuole guai con la giustizia, al fine di poter continuare a crescere.
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