Il Manifesto anticipa il Carnevale pubblicando una lettera firmata da 15 misteriosi che chiedono a Obama di dialogare con l'Iran
Testata: Il Manifesto Data: 22 dicembre 2011 Pagina: 8 Autore: Marina Forti Titolo: «L’isolamento non paga, meglio 'riprendere il dialogo con l’Iran'»
Riportiamo dal MANIFESTO di oggi, 22/12/2011, a pag. 8, l'articolo di Marina Forti dal titolo "L’isolamento non paga, meglio riprendere il dialogo con l’Iran".
Sul serio, è per uso pacifico e domestico... Una menzogna alla quale potevano credere solo i fantomatici 15 firmatari della lettera a Obama.
Una lettera a Barack Obama per chiedergli di interrompere l'isolamento dell'Iran e cedere alle richieste della teocrazia per quanto riguarda il suo programma nucleare. Forti scrive : " la firma un gruppo di 15 tra ambasciatori, alti funzionari governativi, dirigenti del Dipartimento di stato Usa,militari e esperti di non proliferazione, tutti particolarmente esperti del «dossier» politico-diplomatico che riguarda l’Iran ". Non è dato sapere i nomi dei 15 firmatari. Non saranno per caso 15 redattori del quotidiano di Rocca Cannuccia? In ogni caso, i quindici misteriosi saranno anche esperti, ma sono anche distratti. Finora la mano di Obama è rimasta ben tesa verso la teocrazia, il presidente Usa ha sempre dichiarato di essere pronto a dialogare con l'Iran. Le sanzioni applicate alla teocrazia non hanno avuto alcun effetto, specialmente 'grazie' ai veti opposti da Russia e Cina. L'Iran continua il suo programma nucleare e non è isolato. Ecco il pezzo:
Caro presidente, scriviamo «per trasmetterle la nostra convinzione che è di vitale importanza per gli Stati uniti e per la sicurezza internazionale rilanciare i contatti diplomatici diretti con l’Iran per cercare una soluzione all’attuale situazione di stallo». La lettera che così esordisce è diretta al presidente degli Stati uniti Barack Obama; la firma un gruppo di 15 tra ambasciatori, alti funzionari governativi, dirigenti del Dipartimento di stato Usa,militari e esperti di non proliferazione, tutti particolarmente esperti del «dossier» politico-diplomatico che riguarda l’Iran - tutti nomi ben noti tra gli esperti della materia; tra gli altri ci sono gli ambasciatori di Italia, Francia e Gran Bretagna a Tehran in anni recenti. Il confronto tra l’Iran e le grandi potenze internazionali è in un momento critico, fanno notare gli autori della lettera. La pressione internazionale non è mai stata così forte, in termini di isolamento politico e di sanzioni economiche: a quelle decretate dal Consiglio di sicurezza dell’Onu si sommano quelle unilaterali imposte dagli Stati uniti e poi da Unione europea, Giappone, Canada e altri (proprio martedì Washington ha aggiunto alcune compagnie di navigazione marittima di Malta, considerate lavorare per conto dell’Iran, alla lista delle sue sanzioni). Intanto nella campagna elettorale ormai avviata negli Usa si sente parlare di «togliere dal tavolo l’opzione diplomatica» e passare alle «maniere forti» per fermare l’Iran e il suo (vero o presunto) programma nucleare. Ma questo avrebbe l’effetto di limitare la capacità degli Usa e della comunità internazionale di fare pressioni sull’Iran, che sia sul nucleare, o sulla situazione dei diritti umani, dice la lettera. Di recente la segretaria di stato Hillary Clinton ha detto che l’amministraizone Obama «resta impegnata a una soluzione dipomatica con l’Iran». Ma non basta. «Noi crediamo che gli Stati uniti e il gruppo 5+1 [i membri permanenti del Consiglio di sicurezza più la Germania, ndr] debbanocontinuare a lavorare nel quadro delle misure di costruzione della fiducia, passo dopo passo, necessarie ad alleggerire l’isolamento dell’Iran». La lettera, messa sul sito del National Iranian American Council, indica un obiettivo a breve termine: «mettere alla prova la recente offerta, fatta pubblicamente dell’Iran, di fermare l’arricchimento dell’uranio al livello del 20% se gli sarà dato accesso al combustibile atomico necessario al suo Reattore di ricerca di Tehran». Quel reattore per la ricerca medica opera sotto il controllo del’Aiea e da tempo l’Iran ha chiesto il combustibile necessario a farlo funzionale ( deve essere arricchito più del livello necessario a produrre energia elettrica, il 20%,mamolto meno di quello necessario alla filiera militare). Dunque: accogliere l’offerta iraniana e così riprendere a negoziare su ulteriori concessioni. «Non ci illudiamo che la diplomazia abbia soluzioni rapide», aggiungono i firmatari, «Sappiamo anche che elementi in iran possono voler cercare di minare i progressi verso la soluzione della questione nucleare».Ma resta il punto: riprendere l’iniziativa diplomatica.
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