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Mordechai Kedar
L'Islam dall'interno
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Gerusalemme e l’islam 21/12/2011

Gerusalemme e l’islam
di Mordechai Kedar
(traduzione di Danielle Elinor Guez,
a cura di Angelo Pezzana) 


Mordechai Kedar, sciiti e sunniti,    

Gerusalemme fa notizia in questi giorni per via della costruzione di un nuovo ingresso alla Porta Mugrabi, che porta alle moschee sul Monte del Tempio. Qualunque cosa riguardi quel luogo, persino la ricostruzione di una scala pericolante, dal mondo arabo-musulmano si levano forti proteste. In questo articolo cercherò di spiegarne i motivi. 

Gerusalemme, in special modo la città vecchia e il Monte del Tempio, fa parte della polemica politica palestinese da quando la città fu liberata dall’occupazione giordana più di 40 anni fa, anche se non è mai stata di nessuna importanza per l’islam, men che mai capitale della regione denominata Palestina dopo la conquista musulmana del VII secolo. La capitale era Ramla. Qui sorge la domanda: qual è l’origine della santità di Gerusalemme per la religione che è stata fondata e che si è poi sviluppata nel deserto d’Arabia, l’odierna Arabia Saudita ? Da dove arriva la nomea di terzo luogo santo dell’islam quando Gerusalemme non viene citata nemmeno una volta nel Corano ? 

Dobbiamo esaminare l’evoluzione del concetto di santità di Gerusalemme nell’islam. Il profeta Maometto dovette affrontare pesanti critiche alla Mecca da parte della sua tribù, che gli rimproverava di avere dato vita a una religione che non era altro che “asatir alawalin”, una leggenda antica, vale a dire ripresa dai testi religiosi degli ebrei e dei cristiani, infatti la maggior parte delle storie del Corano sono copiate dalla Bibbia. Era stato un ebreo dello Yemen, un certo Caab, a riferirglielo. Il fatto che l’islam fosse percepito come una copia delle altre religioni creava un problema a Maometto, tanto da spingerlo a cercare di convertire le tribù ebraiche che si trovavano in una oasi del deserto chiamata Kaybar , vicino a Medina, con l’intenzione di ottenerne in cambio una legittimazione. 

A tale scopo, decretò che bisognava pregare come gli ebrei, rivolgendosi verso nord, cioè verso Gerusalemme, ma questo non fu sufficiente a convincerli ad abbracciare l’islam. Allora Maometto decise di combatterli, sgozzò tutti gli uomini e catturò le donne, compresa la figlia del capo, Zafia, che divenne poi sua moglie. Avendo eliminato le tribù ebraiche, non aveva più alcun interesse che si pregasse rivolti a Gerusalemme, così ordinò che bisognava rivolgersi a sud, in direzzone della Mecca, città che aveva conquistato, bruciandone gli idoli per trasformarla in una città santa. 

A quel tempo, Maometto aveva dei possedimenti nella città di Taif, situata a due giorni di cammino dalla Mecca. Quando si recava a Taif, e quando se ne andava, aveva l’abitudine di trascorrere la notte in un villaggio chiamato Al Marana. La tradizione musulmana racconta che accanto al villaggio vi erano due luoghi di preghiera, la moschea vicina (al masjid al adna) e la moschea lontana (al masjid al aqsa) . Maometto si recava a pregare in una di queste prima di partire per Taif o dopo il ritorno alla Mecca. Il Corano (sura 17,1), racconta come una sera sia avvenuto un miracolo. Il Creatore ha accompagnato Maometto alla moschea lontana per mostrargli i suoi miracoli. I contemporanei di Maometto capirono il significato di questi versi, perché sapevano che la “moschea al aqsa”  si trovava accanto al villaggio Taif. Maometto morì nel 632 senza essersi mai recato a Gerusalemme. 

Sei anni dopo la sua morte, Gerusalemme fu conquistata senza combattere quando il vescovo Sofronio aprì le porte della città all’armata del secondo califfo, Omar ibn Al Khattab. Sofronio accompagnò il califfo e il suo seguito, nel quale vi era anche Caab, l’amico ebreo di Maometto, a vistare la città. Quando arrivarono davanti al Monte del Tempio, Caab si tolse le scarpe, verosimilmente a causa del versetto biblico, nel quale a Mosè viene dato lo stesso ordine, essere scalzo, per via della santità del Tempio.  

Il califfo Omar gli chiese il motivo per il quale si era tolto le scarpe, ma quando Caab glielo disse, Omar si adirò, accusandolo di voler introdurre delle regole ebraiche nell’islam, e gli ordinò di rimettersele immediatamente, perché il posto dove si trovavano non era un luogo santo. Questo racconto è citato dal grande storico dell’islam Al Tabari, e significa che nel 628, Gerusalemme, appena conquistata dai musulmani, non era considerata da loro come una città santa. 

Venticinque anni dopo la morte di Maometto, i califfi della dinastia degli Omeyyadi trasferirono la capitale dell’impero musulmano dalla Mecca a Damasco, provocando la collera degli abitanti della Mecca, fedeli a Maometto e alla sua dottrina. La generazione successiva vide la trasformazione di Damasco, grazie al bottino accumulato con il saccheggio della Persia, di Bisanzio e numerosi altri luoghi, in una città ricca, dedita a feste, baccanali e ogni tipo di eccessi, che i suoi abitanti non consideravano proibiti. Questi costumi, giudicati moralmente depravati, spinsero gli abitanti della Mecca, fedeli alle regole di Maometto, a dichiarare che gli abitanti di Damasco erano degli eretici, si organizzarono nel 680 al comando di Abadllah ibn al-Zubayr, e si ribellarono contro il califfo di Damasco, impedendo agli abitanti di quella città di recarsi alla Mecca per il pellegrinaggio (Hadj). La rivolta di Abadllah ibn al-Zubayr viene anche attribuita agli avvenimenti che ebbero luogo nel 680, quando l’esercito del califfo Omeyyadi Yaziz ibn Moawia sterminò quasi tutti i ribelli, tra i quali Hussein ben Ali, della città di Karbala, nel sud dell’Iraq. Hussein ben Ali era il nipote di Maometto – la madre era Fatima, figlia del profeta – e suo padre era Ali, cugino di Maometto e 4° califfo, i cui discendenti sino ai giorni nostri sono gli sciiti. La parentela con Maometto non valse a salvargli la vita, fu decapitato e la sua testa portata a Damasco per dimostrare al califfo che il capo dell’opposizione sciita era morto. Il califfo tenne per un mese la testa sulla sua tavola perché servisse da lezione a tutti coloro che venivano a rendergli visita. Alcuni ritennero che Abadllah ibn al-Zubayr, il ribelle della Mecca, fosse uno sciita, e per questo aveva impedito agli abitanti di Damasco, che vivevano agli ordini del califfo assassino di Hussein Ben Ali, di recarsi alla Mecca per il pellegrinaggio (Hadj). A causa della depravazione morale che caratterizzava Damasco o per la crudeltà del califfo quando incontrò il nipote di Maometto, agli abitanti di Damasco e della regione fu impedito di recarsi alla Mecca, abitata da beduini , esperti nell’arte della guerra e abili nell’uso della spada. Così il califfo Yasid ben Moawi fu obbligato a cercare un luogo nuovo per il pellegrinaggio, per mantenere il suo potere. La rivolta politica e militare della Mecca durò otto anni, e poichè durante questo tempo bisognava continuare a fare il pellegrinaggio annuale, che rappresenta uno dei pilastri dell’islam, ci si chiedeva come si poteva fare. Occorreva cercare un luogo in sostituzione, con una fama di santità, tale da permettere al califfo di fondare un nuovo luogo di pellegrinaggio al posto della Mecca. 

Durante questo periodo, molti ebrei e cristiani si convertirono all’islam, forse solo apparentemente, per liberarsi dal peso delle forti tasse che gli venivano imposte. Diventarono musulmani, ma mantennero nel cuore e nelle parole, l’amore per Gerusalemme, la Città Santa, e fu così che l’idea della sua santità venne introdotta nell’islam. Il califfo decise che Gerusalemme sarebbe diventata meta di pellegrinaggi, ma aveva bisogno che lo testimoniassero dei testi dell’islam per giustificare dal punto di vista religioso la sua decisione. A questo fine, si richiamò al versetto del Corano che racconta il miracolo del viaggio notturno di Maometto verso la “moschea lontana”, attribuendogli una nuova interpretazione, che situava la moschea El Aqsa a Gerusalemme, disse che Maometto vi era giunto di notte, era salito nei cieli, ed era stato raggiunto dai profeti delle religioni precedenti (ebrei e cristiani) Adamo, Seth, Abramo, Mosè, Aronne, Gesù….
Nei cieli, questi ultimi si sono trovati a pregare dietro a Maometto, il significato è l’accettazione del suo potere e che giudaismo e cristianesimo hanno trasmesso lo scettro della loro sovranità all’islam. Tutto ciò si svolgeva sotto il Trono della Gloria, il che significa la dominazione dell’islam su giudaismo e cristianesimo, una decisone presa dallo stesso Creatore.

Bisognava trovare un luogo adatto al pellegrinaggio a Gerusalemme ed è così che venne costruita la moschea della Roccia sul Monte del Tempio, perché da lì era visibile  ovunque. Venne costruita con un perimetro di otto mura per sottolineare che la sua santità è doppia rispetto alla Kaaba della Mecca  che di mura ne ha solo quattro. Così sono state falsificate le tradizioni orali (Hadith) attribuite a Maometto,  per far vedere quanto la santità di Gerusalemme è superiore a quella della Mecca. 

Dopo otto anni di rivolte guidate da Abdallah ibn al-Zubayr, la dinastia degli Omeyyadi riuscì a ucciderlo e restaurare un nuovo pellegrinaggio alla Mecca e Gerusalemme fu dimenticata. Ritornò in auge sotto Saladino nel 12° secolo, quando il capo musulmano volle motivare i suoi soldati che combattevano contro i crociati. Dopo la liberazione di Gerusalemme, la città fu di nuovo dimenticata, principalmente per non danneggiare l’egemonia della Mecca e di Medina.  

La storia del viaggio notturno di Maometto a Gerusalemme è molto importante per l’islam, perché spiega il fatto che sia una religione nata non per vivere accanto alle religioni precedenti, ma per sostituirle, distruggerle e stabilirsi sulle loro rovine. E’ per questo che l’islam ha islamizzato i personaggi importanti della Toarh e della Bibbia, che ha costruito moschee al posto delle sinagoghe, delle chiese e dei monasteri e ha decretato delle leggi che umiliano sia ebrei che cristiani. La stella gialla è una invenzione musulmana del 9° secolo. Molti concetti  filosofici e religiosi dell’islam sono copiati dai testi ebraici. Secondo l’islam, gli ebrei, e dopo di loro i cristiani, hanno deformato e poi falsificato i sacri testi, per cui Chi siede nell’alto dei cieli, preso da collera nei loro confronti, (Corano 1,7)  ritirò la profezia  dandola a Maometto, ed è così che giudaismo e cristianesimo hanno perduto il loro significato religioso. Per questo l’islam non riconosce l’esistenza dei luoghi santi per queste religioni, quindi ogni rivendicazione ebraica o cristiana è un errore in quanto le loro religioni sono state abrogate. I musulmani non sono preoccupati per la rivendicazione del carattere ebraico di Gerusalemme, né dal fatto che sia stata la capitale del Regno di Israele all’epoca del 1° e 2° Tempio, e questo per il semplice motivo che Davide e Salomone erano musulmani ! Questo non deve stupire: secondo il Corano (3,19) “ la religione di Allah è l’islam”, così l’islam ha islamizzato anche il Signore dell’Universo. 

La rivendicazione israeliana sulla sovranità di Gerusalemme è in contraddizione fondamentale con la fede islamica, che afferma come il giudaismo ha terminato la sua presenza nel mondo, dunque è, per grazia di Dio, strettamente proibito agli ebrei il controllo del Monte dal quale Maometto è salito in cielo (secondo questa teoria inventata), da qui l’ostinazione palestinese di volersi appropriare di Gerusalemme. Gli ebrei possono vivere sotto la tutela dell’islam e delle sue leggi, ma non possono conquistare una terra che è stata musulmana,e, neppure, controllare la città dalla quale Maometto è salito in cielo. Il controllo di Gerusalemme darebbe ai palestinesi una legittimazione islamica, equivalente alla legittimità religiosa del re dell’Arabia Saudita per il fatto di essere il guardiano della Mecca e di Medina. Al contrario, se rinunciassero a Gerusalemme, verrebbero accusati da molti musulmani di tradire l’islam. 

La lotta fra l’islam e il giudaismo è la lotta fra “Din el Hak”, la vera religione dell’islam, e “Din el Batel”, la religione perdente, il giudaismo. Osservando ciò che succede in Israele dopo gli ultimi 63 anni, fremono di indignazione: gli ebrei sono ritornati nel loro paese e l’hanno preso ai musulmani. Poi hanno conquistato Gerusalemme e la prossima tappa sarà la costruzione del Tempio con il ritorno ad un giudaismo vivo e concreto. Quale sarà allora la sorte dell’islam, la religione nata per sostituirsi al giudaismo ? Il ritorno degli ebrei nella loro terra e nella loro città è un pericolo per l’islam in quanto religione, e le azioni di Israele a Gerusalemme sono considerate dai musulmani come un pericolo teologico più che territoriale, nazionale o politico. 

L’unione permanente fra religione e politica nell’islam ha trasformato il problema teologico in problema politico, per questo la questione della santità di Gerusalemme nell’islam trova una espressione politica. Maometto cerca di costruire il suo regime religioso e pubblico fra gli ebrei usando lo strumento della preghiera rivolta verso Gerusalemme , i califfi di Damasco la usano come luogo di pellegrinaggio in ragione di una scelta politica di ribellione alla Mecca, Saladino l’utilizza per galvanizzare i suoi soldati. I palestinesi, oggi, hanno scelto Gerusalemme come sigillo della legittimità religiosa del loro stato, anche se non esiste. Sanno che se dovessero lasciare il Monte del Tempio agli ebrei, i fanatici dell’islam insorgerebbero, Hamas, i Fratelli musulmani e Al Qaeda li accuseranno di aver tradito l’islam. E’ la ragione per la quale i loro leader ripetono in continuazione che non ci sarà Stato palestinese senza Gerusalemme come capitale. 

Il legame tra Gerusalemme  e la questione politica si esprime anche in un altro modo. Tutti sanno che l’origine della frattura tra sciiti e sunniti è una questione politica, chi era il califfo legittimo verso la metà del 7° secolo, Ali Ben Abi Taleb, il quarto califfo, oppure Moawia ben Abi Sofian, governatore di Damasco che si era ribellato contro Ali e diventato quinto califfo. Moawia è il primo califfo della dinastia Omeyyadi e Yasid, suo figlio, è colui che ha consacrato Gerusalemme come luogo di pellegrinaggio alternativo. Yasid è anche colui che ha decapitato Hussein Ben Ali e dunque gli sciiti (che sono seguaci di Ali e dei suoi discendenti) considerano la dinastia degli Omeyyadi  come loro eterni nemici e giudicano illegittime le loro azioni. Di conseguenza la santificazione di Gerusalemme  era inaccettabile per gli sciiti, il loro terzo luogo santo è la città di Najaf nel sud dell’Iraq, dove è sepolto Ali. Oggi la politica rimette tutto in questione. I leader sciiti dell’Iran e Hezbollah non possono ignorare Gerusalemme, arrivati  come sono al cuore di ciò che definiscono “la liberazione di Gerusalemme dalle mani dei sionisti”, malgrado il fatto che, secondo la loro tradizione,Gerusalemme non sia affatto una città santa. 

La realtà storica di Gerusalemme influenza  oggi i leader israeliani. Da un lato Gerusalemme è la città sulla quale si riflette la fede ebraica, la religione e i suoi rituali da Re Davide sino ad oggi, è la capitale della nazione ebraica dopo 3000 anni ed è verso di essa che confluiscono le speranze e le preghiere del ebrei dai quattro angoli del globo. D’altro lato, è la città che l’islam ha adottato unicamente perché era Santa per altri, la città la cui santità crea il problema della legittimità dell’islam e i problemi politici dell’impero musulmano dopo l’epoca di Maometto fino ai giorni nostri. 

L’ebraismo accetterà arrendendosi alla narrativa religiosa musulmana che esclude il giudaismo appropriandosi del suo Luogo Santo, il Tempio, lo stesso per quanto riguarda i suoi profeti e padri fondatori, oppure farà valere il suo diritto a esistere, in quanto religione viva e vegeta, legata ai suoi Luoghi Santi, che non abdica davanti alle tribù del deserto non soddisfatte della conquista geografica di Israele, che cercano di conquistare la sua storia e la sua teologia fondamentale ? 

Ne deriva che tutti quelli per i quali la santità di Israele è preziosa devono alzare il tono e impedire che il governo israeliano consideri la città Santa come una proprietà immobiliare, vendendola in cambio dell’illusione della pace a coloro che non ci considerano come aventi diritto al nostro paese, e tutto questo solo per restare al potere. 

Gerusalemme non è un altro pezzo di terra o una casa che appartiene al governo d’Israele, ma il cuore di tutto il popolo di Israele. E se a Gerusalemme si deve costruire un ponte, bisogna costruirlo senza preoccuparsi delle rivendicazioni di coloro che ci negano il diritto di vivere nella nostra santa città e nel nostro paese. 

Il popolo ebraico non ha alcuna obiezione contro l’identità islamica della Mecca, allo stesso modo dobbiamo esigere che i musulmani abbandonino le loro rivendicazioni su Gerusalemme e la smettano con la loro guerra religiosa, l’Jihad, che hanno dichiarato contro di noi, solo perché siamo ritornati nel nostro paese e nella nostra capitale storica. La vera pace non arriverà in Medio Oriente che dopo, solamente dopo, che i musulmani avranno riconosciuto il diritto del Popolo ebraico  a vivere nel proprio paese e nella propria città Santa.

Mordechai Kedar è lettore di arabo e islam all' Università di Bar Ilan a Tel Aviv. Nella stessa università è direttore del Centro Sudi (in formazione) su Medio Oriente e Islam. E' studioso di ideologia, politica e movimenti islamici dei paesi arabi, Siria in particolare, e analista dei media arabi.
Link:
http://eightstatesolution.com/
http://mordechaikedar.com/


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