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Ugo Volli
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Per la pace, quel che importa è che si tolgano dalle scatole 19/12/2011

Per la pace, quel che importa è che si tolgano dalle scatole


Barry Rubin


Cari amici,

ogni tanto trovo qualcosa di così buono in internet che ve lo ricopio pari pari, senza neppure cercare di imitarlo. Oggi è una di queste giornate fortunate. Mi hanno segnalato in Internet un meraviglioso piano di pace, diciamo un decalogo (più quattro, diciamo un "quattordicalogo") di buoni comportamenti per Israele che piacerebbe moltissimo alla stampa europea, ai politici, a quei veri amici di Israele che si chiamano J-Street e J-Call, ai parlamentari israeliani del Meretz (che più o meno equivale a Rifondazione da noi). Un quattordicalogo che porterebbe sicuramente alla pace, magari passando per la distruzione di Israele, ma questo è un dettaglio irrilevante per i più, o magari anche un vantaggio. Insomma, meraviglioso, l'autore, Barry Rubin (http://en.wikipedia.org/wiki/Barry_Rubin), da non confondere col quasi omonimo Jerry, è  sospetto di essere anche lui un pericoloso difensore di Israele, che fa pure dei paradossi come me. Leggete queste sue indicazioni molto politically correct e avrete una ricetta sicura per la sconfitta dell'entità sionista. I consigli di Rubin sono evidentemente paradossali, come si conviene a chi usa l'ironia. Ve lo riporto tradotto con qualche libertà e qualche taglio, chi vuole leggere l'originale lo trova qui: http://www.gloria-center.org/2011/12/how-can-israel-please-the-american-government-media-and-%E2%80%9Cexperts%E2%80%9D-it-can%E2%80%99t/ 

"Premessa: Il presidente Barack Obama è il miglior presidente per Israele da sempre (anche lui dice così!). Non ci sono problemi nel rapporto di Israele con lui e se ci fossero, sarebbero tutti dovuti al governo di Israele che ha sempre la colpa di essere egoista, miope e irragionevole.

1. Israele deve accettare le seguenti condizioni:
- congelamento indefinito di tutte la costruzioni oltre la linea verde,
- far cadere la richiesta di riconoscimento dell'Autorità Palestinese di Israele come Stato ebraico,
- come pure ritirare la richiesta di smilitarizzazione del futuro Stato palestinese
- e la annullare richiesta che i rifugiati palestinesi possano essere reinsediati  solo nel nuovo stato di Palestina (o rimangano dove vivono ora), non in Israele
- accettare la spartizione di Gerusalemme.
- Israele potrebbe mantenere la sua richiesta di garanzie di sicurezza, ma dovrebbe chiedere il minimo su questo punto, perché chiedere sicurezza può bloccare il processo di pace.

2. La pace con i palestinesi potrebbe essere raggiunta entro pochi mesi, se solo Israele offrisse più concessioni, andando al di là di quelle minime sopra elencate, e smettesse di essere così egoista belligerante e testardo da pensare ai suoi interessi.

3. Non c'è nessun bisogno che l'Autorità Palestinese modifichi in alcun modo le sue politiche attuali in quanto le sue richieste, per definizione, non bloccano la pace. (A un certo punto, però, l'AP potrebbe forse moderare la sua richiesta che proprio tutti i profughi o i loro discendenti possano scegliere di andare a vivere in Israele e che le linee di confine corrano esattamente lungo le linee di cessate il fuoco post-1948. Questa generosa moderazione non potrebbe tuttavia certamente essere espressa fino a quando Israele non avesse accettato tutti i punti qui presentati. Poi si vedrà).

4. L'incitamento dei media palestinesi alla violenza, il rifiuto quotidiano dei suoi dei suoi dirigenti di Israele e del suo diritto di esistere, il rifiuto di negoziare o di fare compromessi praticato da anni non sono importanti e gli israeliani non dovrebbero mai parlare di queste cose.

5. L'Autorità Palestinese vuole sinceramente la pace e se le fosse data tutta la Cisgiordania, più un corridoio verso la Striscia di Gaza e la totalità di Gerusalemme Est sarebbe un partner del tutto affidabile e manterrebbe certamente tutti i suoi impegni. In cambio di un accordo di pace, Israele dovrebbe ritirarsi ai confini del 1967 con piccole modifiche e dovrebbe smantellare tutti gli insediamenti.

6. Se quanto sopra dovesse accadere, il Medio Oriente diverrebbe tranquillo e pacifico. Gli islamisti diventerebbero senza dubbio moderati o perderebbero consensi. Il terrorismo contro l'Occidente smetterebbe o subirebbero almeno un rapido declino e l'America diverrebbe molto popolare nella regione.

7. La partnership dell'Autorità Palestinese con Hamas nella Striscia di Gaza non è realmente un problema. Una volta che ci fosse un accordo di pace, Hamas rinuncerebbe al suo obiettivo di cancellare Israele dalla carta geografica, perché dovrebbe rispettare le regole democratiche della Palestina e sarebbe presa nel lavoro quotidiano della politica e dell'amministrazione. Non ci sarebbe più missili, colpi di mortaio, o attacchi e agguati provenienti da Gaza. Ma se per puro caso ce ne fossero,  il governo della Palestina sarebbe trattare con loro evitando di arrestare e punire i responsabili.

8. Ma se Hamas attaccasse comunque Israele dalla Striscia di Gaza,  Israele non dovrebbe comunque fare ritorsioni, dato che per farlo dovrebbe usare inevitabilmente una forza sproporzionata e colpirebbe dei civili palestinesi.

9. Il fallimento dei paesi occidentali nel mantenere i loro impegni presi nel 2006 con Israele di impedire Hezbollah di ricostruire le sue installazioni militari nel Libano meridionale e di fermare il contrabbando di armi non è importante e Israele non dovrebbe parlarne. Questo esempio, o anche l'esperienza fallimentare del processo di pace del 1990 e di  Camp David nel 2000, non sono importanti e non devono influenzare il modo di pensare di Israele.

10. Se lo stato della Palestina dovesse violare l'accordo di pace, tutti i paesi occidentali sosterrebbero certamente Israele e le Nazioni Unite riconoscerebbero senza dubbio che la colpa è della Palestina e tutti si metterebbero a fianco con Israele, e adotterebbero le misure necessarie per porre fine a questo comportamento.

11. Israele non ha nulla da temere dal fatto che Egitto, Tunisia e la Libia siano governate dai Fratelli Musulmani. I Fratelli Musulmani sono perfettamente moderati. Israele dovrebbe smettere di parlare di minacce provenienti da questi stati. Spetta a Israele di ricucire i rapporti con l'Egitto e di non  preoccuparsi troppo per cose come gli attacchi terroristici provenienti da oltre frontiera, la continuazione degli attentati gasdotto che porta gas naturale dall'Egitto in Israele, e l'irruzione di massa nell'ambasciata israeliana al Cairo, consentita dal governo, col tentativo di linciaggio dei suoi funzionari. Sono dettagli che non vanno considerati. Israele deve accettare di rinegoziare il trattato di pace con l'Egitto e l'accordo di vendita di gas naturale.

12. Israele dovrebbe scusarsi con la Turchia per aver lasciato che i propri soldati si difendessero dopo essere stati attaccati dai terroristi jihadisti sulla Mavi Marmara. Deve pagare un risarcimento alle famiglie di coloro che lo hanno attaccato e naturalmente accettare la fine totale dell'embargo contro la Striscia di Gaza. Non ci dovrebbero essere restrizioni su quali merci, militari o meno possono transitare il confine di Gaza. Il crollo del rapporto fra Israele e Turchia è stata completamente colpa di Israele.

13. Israele dovrebbe rinunciare a qualsiasi possibilità di attaccare in qualsiasi momento le strutture in cui l'Iran prepara le sue armi nucleari: non solo ora con l'intenzione di evitare che Teheran possa ottenere tali armi, ma probabilmente anche in futuro anche se ci fosse una minaccia atomica da parte dell'Iran. Israele dovrebbe accontentarsi di dipendere dalla protezione degli Stati Uniti. Se l'Iran colpisse Israele con armi nucleari, gli Stati Uniti poi non mancherebbero di vendicarlo (forse...)
 
14. Se Hamas attacca Israele dalla Striscia di Gaza con razzi, mortai, o attacchi oltre la frontiera, Israele non dovrebbe reagire dal momento che se lo facesse alcuni civili palestinesi potrebbero essere uccisi. In eventuali attacchi israeliani non dev'essere possibile utilizzare aerei, artiglierie, elicotteri, o altre tecnologie avanzate, poiché costituirebbero comunque una risposta sproporzionata."

Bello, no? E' proprio quel che pensano Obama, D'Alema e anche la baronessa Ashton. Gli israeliani purtroppo non la pensano così, a quanto dicono i sondaggi. Vedete che sono cattivi, "di dura cervice" non hanno fede e meritano la dannazione eterna, come hanno sempre detto le Chiese?  O almeno meritano una bella lezione dagli arabi, con la collaborazione europea. Così imparano. Noi eurarabi, i nostri saggi e buoni governi, la nostra magnifica Unione Europea, abbiamo preparato un bellissimo piano per distruggerli dolcemente o quasi col loro consenso. Loro lo rifiutano e noi prepariamo un bellissimo piano di sanzioni e interventi per distruggerli senza il loro consenso. Quel che importa è che si tolgano dalle scatole.

Ugo Volli


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