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La Stampa Rassegna Stampa
18.12.2011 Mikhail Khodorkovsky: per ora ancora galeotto, poi si vedrà
L'analisi di Federico Varese

Testata: La Stampa
Data: 18 dicembre 2011
Pagina: 16
Autore: Federico Varese
Titolo: «Khodorkovsky, l'oligarca che dal Gulag punta al Cremlino»

"Non chiedo la grazia come i dissidenti sovietici «Voglio essere me stesso»", ha dichiarato Mikhail Khodorkovsky, comunista/miliardario/galeotto, come spesso viene definito. Perchè su IC ? Perchè quanto avviene in Russia influenza le decisioni che i potenti della terra prendono nell'affrontare le vicende del mondo, anche quello mediorientale. Putin non ha praticamente avversari, come scrive bene Federico Varese nell'articolo che riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 18/12/2011, a pag.16/17, con il titolo "Khodorkovsky, l'oligarca che dal Gulag punta al Cremlino". L'unico che ne ha titolo è un galeotto, Mikhail Kodorkovsky, appunto. Se riuscirà a slavare la pelle e venirne fuori, avrà un posto nel futuro della Russia. E' di padre ebreo, ma nella sua vita da uomo libero sembra che abbia contato poco o nulla. Dopo, si vedrà. Un articolo di grande livello, eccolo:

Federico Varese                                      Mikhail Khodorkovsy

La democrazia ha il potere di sorprendere. Anche quando è imperfetta e limitata, riesce a togliere il sonno ai tiranni. Le ultime elezioni in Russia ne sono un esempio: il partito di Putin, Russia Unita, non ha raggiunto la soglia del 50%. Nonostante i brogli, l’apparato statale non è riuscito a falsificare del tutto la volontà degli elettori. Come il regime sovietico mentiva a se stesso e al resto del mondo con la retorica socialista, così il regime di Putin mente dicendosi democratico. Ma è una menzogna che a volte dimentica se stessa e mostra dei frammenti di verità. Eppure i partiti d’opposizione che entreranno nella nuova Duma non sono credibili. Da quasi vent’anni Vladimir Zhirinovsky, il leader della destra razzista, e Ghennady Zyuganov, capo del Partito Comunista, convivono comodamente con gli inquilini del Cremlino: gli uni fingono di fare opposizione mentre gli altri gli permettono di fare affari. Il terzo partito di opposizione ad entrare nella Duma sarà Russia Giusta. In teoria una formazione che si professa social-democratica, in pratica è una costola del regime: nel congresso di fondazione, il leader Mironov espresse la sua ammirazione per Putin e la speranza che fosse il loro candidato. Secondo il professor Richard Sakwa, dell’Università del Kent, Russia Giusta è stata fondata per volere degli apparati militari e di sicurezza alleati a Putin con l’intento di creare una parvenza di dialettica democratica.

Esiste dunque un leader in grado di liberare la Russia dal putinismo? Come spesso accade nei regimi autoritari, gli oppositori credibili vanno cercati in galera. Uno dei prigionieri più famosi è Mikhail Khodorkovsky, già proprietario della compagnia petrolifera Yukos, che era l’uomo più ricco di Russia quando è stato arrestato nel 2003 dopo aver osato criticare apertamente Putin e finanziare l’opposizione liberale. «Data la carenza di leader carismatici e la crescente crisi del regime - dice Sakwa -, uno scenario nel quale Khodorkovsky diventi un politico di primo piano non è improbabile. La dignità con la quale ha accettato i verdetti contro di lui ne fanno una figura senza eguali in Russia».

La trasformazione da oligarca senza scrupoli a difensore dei diritti umani confinato in un carcere in Karelia è una delle vicende più straordinarie della Russia postcomunista. Oggi può essere ripercorsa grazie al documentario «Khodorkovsky» (2011) di Cyril Tuschi, presentato al Festival del Noir di Courmayeur, e all’autobiografia ancora inedita dal titolo provvisorio «La Casa dei Morti. Prigioniero di Putin», un libro che contiene ampi brani scritti da Khodorkovsky con testi di raccordo della giornalista Natalia Gevorkyan. Per ora sono pronti solo quattro capitoli. Nessuno fino ad ora ha parlato in pubblico di questa opera. Io ho avuto modo di leggere il testo e quanto segue è basato sul racconto inedito dell’ex oligarca russo.

Khodorkovsky è figlio del sistema sovietico e di una transizione al capitalismo convulsa. Nato in una famiglia di umili origini e con padre ebreo, negli Anni 80 è un giovane che studia sodo e lavora di notte. Legge distrattamente i classici russi, ma preferisce i romanzi cult di fantascienza dei fratelli Strugatsky, soprattutto «È difficile essere Dio» (pubblicato in Italia nelle edizioni Urania nel 1989), la musica degli Abba e di Patricia Kaas. Insieme alla futura moglie è un membro fedele dell’organizzazione dei giovani comunisti (il Komsomol). È tutto tranne che un dissidente. Dopo la laurea in chimica nel 1986, comincia a lavorare presso il Komsomol della sua università. Di lì a poco apre una delle prime banche private. Sfruttando le differenze tra cambio ufficiale e reale del dollaro e un vuoto legislativo, la sua banca rastrella dollari in Russia e compra computer che rivende a peso d’oro. Quando la Banca Centrale cambia la normativa, il Governatore gli permette di continuare a condurre operazioni in valuta. Il giovane Mikhail si fa crescere i baffi per sembrare più vecchio, coltiva contatti con la nomenklatura, è spregiudicato e ben integrato nel sistema della corruzione post-sovietica.

La svolta arriva con le presidenziali del 1996: Boris Eltsin svende i gioielli dell’industria sovietica agli oligarchi in cambio del loro appoggio nelle elezioni, e Khodorkovsky entra in possesso di Yukos per 300 milioni di dollari (il valore effettivo stimato era di circa 6 miliardi). Mentre gli oligarchi si spartiscono il Paese, il sistema sanitario è al collasso, Eltsin è impantanato in Cecenia in una guerra che non riesce a vincere, e i mafiosi si uccidono per le strade.

Dietro la fortuna di Khodorkovsky si nasconde, secondo alcuni, un grande crimine. Nel 1998, viene assassinato il sindaco di una cittadina nella Siberia occidentale che si opponeva alla vendita di un’impresa estrattiva locale a Yukos. Khodorkovsky è informato dell’omicidio mentre sta celebrando il suo 35esimo compleanno nel club privato dell’azienda, a pochi metri dalla Piazza Rossa. Per chi, come me, ha visitato quel palazzo dallo stile vagamente moresco che era stato la sede di un sindacato sovietico, è facile immagina- attacchi da parte di altri detenuti, di re l’arrivo di un messaggero che scivo- apparizioni in tribunale e di verdetti la sul parquet immacolato dell’ingres- palesemente partigiani. Come i dissiso, inforca l’immensa scalinata e rag- denti sovietici, non chiede la grazia. E giunge Khodorkovsky in una delle tan- comincia a scrivere. te salette private del primo piano. Il Khodorkovsky descrive la prigione magnate è inorridito, raccontano i te- come «una lente d’ingrandimento dei stimoni, e ha sempre negato ogni re- processi sociali: oggi si trovano in galesponsabilità. ra non tanto ladri di strada e pedofili,

L’arrivo di Putin al potere cambia ma uomini d’affari vittime dello Stato le regole del gioco. che ha confiscato i Il nuovo «uomo for- lori beni e la loro vite» fonda la sua le- ta». Sembra aver gittimità sulla lotta raggiunto una conal caos e alle umilia- sapevolezza supezioni subite negli riore di se stesso Anni 90. Khodorko- («nella mia cella mi vsky forse è ingenuo o forse crede di metto le cuffie e mi sento in rapporto poter influenzare il nuovo zar, che in- con l’universo») e ha maturato un provece lo considera un pericoloso rivale getto politico: liberato dalla tirannia politico. Dopo l’arresto di alcuni suoi dei beni materiali, oggi combatte per il collaboratori, Khodorkovsky capisce diritto «di essere se stesso», e dar voce di essere il prossimo, ma decide di re- alle vittime di un sistema di cui lui stesstare in Russia. Nel 2003 inizia così il so era parte. Dopo aver stretto un patsuo viaggio nella «casa dei morti» de- to col Diavolo, ora si sente come Faust scritta da Dostoevskij, un viaggio fatto nel quinto atto: «Chi sempre faticò a di molte notti in cella d’isolamento, di cercare/noi possiamo redimerlo».

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