Sulla STAMPA di oggi, 17/12/2011, a pag.17, con il titolo " Usa, Gingrich e gli scheletri nell'armadio " Maurizio Molinari commenta la campagna elettorale di Newt Gingrich, il controverso candidato repubblicano alla nomination.
Maurizio Molinari Newt Gingrich
Nel tredicesimo e ultimo dibattito dell’anno fra i candidati alla nomination presidenziale repubblicana, Newt Gingrich per la prima volta è apparso vulnerabile. Sul palco di Sioux City l’insolita debolezza del più combattivo fra gli sfidanti di Barack Obama si è manifestata in due occasioni. La prima è stata quando i rivali Michele Bachmann e Ron Paul l’hanno accusato di aver preso 1,6 milioni di dollari per tutelare gli interessi di Fannie Mae e Freddie Mac, i giganti dei mutui coinvolti nella crisi dei subprime, e lui per difendersi si è limitato a dire che all’epoca dei fatti era «una figura politica di spessore nazionale autore di best seller», che non aveva bisogno di soldi facili. Ovvero, una mezza ammissione che ha confermato il sospetto che Gingrich sia stato negli ultimi 15 anni al centro del sistema di potere di Washington al quale molti americani imputano l’attuale crisi economico-finanziaria. Ma ancora più evidente è stata la debolezza di Gingrich quando, ogni volta che Mitt Romney lo attaccava, lui rispondeva senza graffiare, spiegando candidamente che non avrebbe infierito sul rivale. Tale comportamento nasce dal fatto che Gingrich, nei precedenti dibattiti, ha proiettato un’immagine troppo aggressiva e i suoi consiglieri gli hanno suggerito di correggerla, perché gli elettori premiano sempre il candidato più rassicurante. Negando se stesso, Gingrich è apparso goffo, in difficoltà, fino al punto da doversi sfogare con un lungo, e aspro, affondo contro Obama. L’essere un veterano di Washington e l’avere un carattere irascibile sono i due punti deboli di Gingrich, che il dibattito di Sioux City ha evidenziato, sollevando dubbi sulla sua possibilità di raggiungere la nomination sebbene i sondaggi al momento lo diano favorito rispetto a Romney. Come se non bastasse, un’altra tegola su Newt è arrivata dal «Washington Post», che ha ricostruito l’indagine condotta dall’Fbi nel 1995 sull’ipotesi che potesse accettare tangenti a molti zeri da un mercante d’armi, in cambio dell’impegno a far cadere le sanzioni contro Saddam Hussein, che doveva 80 milioni di dollari al medesimo personaggio. L’Fbi non imputò nulla a Gingrich, ma il fatto che Marianne, allora sua seconda moglie, andasse in giro per Parigi a promettere l’impegno del marito a favore di Saddam, contribuisce a rendere ancora più ambiguo il suo profilo. Aprendo il voto dell’Iowa a ogni possibile risultato.
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