Due notizie samizdat
Gilad Shalit con Gianni Alemanno e Riccardo Pacifici
Philippe Karsenty, il video di France 2 con al Dura
Cari amici,
vi ricordate che nella vecchia Unione Sovietica c'era una forma di comunicazione chiamata samizdat: i dissidenti copiavano con la macchina da scrivere e la carta carbone gli scritti e le notizie non gradite al regime e le diffondevano ad amici fidati, chiedendo anche a loro di copiarle e diffonderle. Un modo difficile di esercitare la libertà di pensiero, ma anche semplicemente di fare giornalismo, di far sapere quel che altrimenti non si sarebbe saputo. Non pretendo naturalmente di paragonare le mia cartoline al samizdat: la tecnologia è molto più comoda e soprattutto non c'è una polizia politica pronta ad arrestare i dissidenti e a condannarli alla Siberia o peggio. Ma un po' il lavoro che faccio e che fa tutta informazione Corretta gli somiglia: la diffusione di notizie e di pensieri che altrimenti non avrebbero assolutamente spazio e che circolano grazie alla diffusione dei lettori. Fatta questa premessa, oggi vi dò due notizie entrambe buone (lo dico senza ironia, oggi) ed entrambe praticamente non diffuse dai media regolari e al massimo circolate un po' in Internet.
La prima è questa. L'altro giorno il presidente della comunità ebraica di Roma, Riccardo Pacifici, ha accompagnato il sindaco della capitale Alemanno in visita al soldato israeliano Gilad Shalit, rapito e recentemente liberato al costo della scarcerazione di un migliaio di terroristi (http://www.romacapitalenews.com/alemanno-in-israele-promessa-mantenuta-domani-a-casa-shalit/). E' stata il primo incontro di Gilad, che è ancora convalescente dei maltrattamenti subiti durante il suo lungo sequestro, con personalità provenienti da fuori Israele: un segno della gratitudine della famiglia per l'impegno degli italiani in suo favore. Alemammo non solo ha confermato la cittadinanza onoraria concessa a suo tempo a Gilad come strumento di pressione per la sua liberazione, ma ha sottoscritto la proposta di Pacifici di candidare Gilad Shalit al Premio Nobel della Pace (http://www.romaebraica.it/tag/nobel/). E' certamente impossibile che gli sia dato, dato che il Nobel per la Pace è amministrato da una commissione del parlamento norvegese, il più antisraeliano d'Europa; ma il valore della candidatura resta.
La seconda notizia viene dalla Francia. La corte di Cassazione ha reso definitiva l'assoluzione di Philippe Karsenty accusato di diffamazione dalla televisione France 2 per aver accusato di falso il suo reportage che diede inizio al caso Al Dura. Ve lo ricordate? E' quel ragazzino arabo che si sarebbe rintanato dietro un muro durante degli scontri fra esercito israeliano e terroristi a Gaza, inutilmente protetto da padre e che sarebbe stato ucciso a sangue freddo da un cecchino israeliano. (http://victor-perez.blogspot.com/2011/12/lenfant-mohamed-dura-nest-pas-mort-sous.html). Un'icona della "resistenza" palestinese, cui sono dedicate piazze, manifestazioni, infinita propaganda e perfino un francobollo. Be', tutto falso, ha stabilito la Cassazione francese, confermando le sentenze della Corte d'Appello e del tribunale. Un caso fabbricato a freddo dai propagandisti palestinesi con la complicità dei giornalisti della televisione francese e della stessa rete, che ha resistito in tutti i modi alla consegna del filmato completo da cui è stato tratto il servizio. Vi si vede infatti il povero morticino dopo la "fucilazione" israeliana aprire gli occhi, sorridere, accennare un saluto. (https://www.facebook.com/notes/sionismo-istruzioni-per-luso/il-caso-al-dura-enderlin-e-france-2-ko-anche-in-cassazione/276795262368491, per aprire il link bisogna avere Facebook) Se oggi abbiamo le prove della truffa, convalidate dal massimo tribunale francese, lo dobbiamo all'ostinazione di Karsenty, che ha superato moltissime resistenze dell'establishment giornalistico francese e anche di certi settori del mondo ebraico, che non volevano riaprire un "caso spinoso".
E ancora una volta, dopo la "strage" di Jenin, l'"assedio della basilica della Natività" le pulizie etniche dell'esercito israeliano inventata da Pappé e da Joe Sacco e cento altre menzogne del genere, abbiamo le prove che la fabbrica delle bufale della propaganda palestinese (per gli amici: Pallywood) lavora ininterrottamente per diffamare Israele o, per usare un vecchio termine, per la guerra psicologica. Per fortuna le bugie hanno le gambe corte. Ma per farlo sapere ci vuole il samizdat.
Ugo Volli