domenica 24 novembre 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Lo dice anche il principe saudita Bin Salman: Khamenei è il nuovo Hitler


Clicca qui






 
Ugo Volli
Cartoline
<< torna all'indice della rubrica
Ma non è una nazione (parte II) 13/12/2011

Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli

Ma non è una nazione

Scusate se insisto. Dopo la mia cartolina di ieri (http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=115&sez=120&id=42579), vi dò oggi ancora qualche (auto)testimonianza dell'inesistenza di un autonomo popolo palestinese – il che naturalmente non significa che non ci siano gli arabi in Giudea, Samaria e Gaza, oltre che nel territorio israeliano, solo che non sono una nazione nel senso europeo, che sono messi insieme dalla volontà di cacciare "gli ebrei" e che aspirano non a un loro stato, ma a fondersi nella "nazione araba". La differenza è grande, in termini di legittimità. Non c'è un piccolo popolo che lotta per la propria indipendenza, ma un gruppo etnico di 300 milioni di abitanti, sparso su un territorio gigantesco, quattro o cinque volte più vasto dell'Europa, che cerca di cacciar via un piccolo popolo di 7 milioni, arroccato su uno spazio poco più vasto della Lombardia.



Una mia amica mi segnala intanto che 31 marzo 1977 il giornale olandese Trouw pubblicò un'intervista con un membro del comitato direttivo dell'OLP, Zuheir Muhsin. Ecco le sue dichiarazioni: "Il popolo palestinese non esiste. La creazione di uno Stato Palestinese è solo un mezzo per continuare la nostra lotta contro lo Stato d'Israele per l'unità araba. In realtà non c'è differenza fra giordani, palestinesi, siriani e libanesi. Solo per ragioni politiche e strategiche oggi parliamo dell'esistenza di un popolo palestinese, visto che gli interessi arabi richiedono che venga creato un distinto "popolo palestinese" che si opponga al sionismo. Per motivi strategici, la Giordania, che è uno Stato sovrano con confini definiti, non può avanzare pretese su Haifa e Jaffa mentre, come palestinese, posso indubbiamente rivendicare Haifa, Jaffa, Beer- Sheva e Gerusalemme. Comunque, appena riconquisteremo tutta la Palestina, non aspetteremo neppure un minuto ad unire Palestina e Giordania".

Da un bel post su internet (http://www.melaniephillips.com/hey-stop-this-dangerous-candidate-hes-told-the-truth) trovo queste altre dichiarazioni:

- alle Nazioni Unite nel '56, il rappresentante saudita: "Tutti sanno che la palestina non è altro che la Siria del Sud".

- dopo la guerra del '67, Zuheir Muhsin, allora comandante militare dell'OLP : "Non ci sono differenze fra Siriani, Libanesi, Giordani e Palestinesi. Siamo tutti parte di una nazione. E' solo per ragioni politiche che noi badiamo a sottolineare la nostra identità palestinese...sì, l'esistenza di un'identità palestinese separata serve solo per ragioni tattiche. La fondazione di uno stato palestinese è un nuovo strumento per continuare la lotta contro Israele."

- statuto dell'OLP (quello stesso che chiama alla lotta armata come "solo mezzo di liberazione", che dice che la Palestina del mandato britannico è indivisibile e quindi esclude l'esistenza di israele ecc.: http://www.jewishvirtuallibrary.org/jsource/Peace/PLO_Covenant.html), art I: "La Palestina è la patria del popolo arabo palestinese, parte indivisibile dalla grande patria araba e il popolo palestinese è parte integrante della nazione araba. 

Ma non potrebbe essere che l'identità palestinese esista lo stesso, per così dire preterintenzionalmente, nonostante queste aspirazioni a fondersi nel grande mare arabo? E' una tesi che molti liberal americani sostengono. Una ottima risposta è in questo ragionamento di Daniel Greenfield (http://sultanknish.blogspot.com/2011/12/in-post-news-environment-media-no.html?utm_source=feedburner&utm_medium=email&utm_campaign=Feed%3A+FromNyToIsraelSultanRevealsTheStoriesBehindTheNews+%28from+NY+to+Israel+Sultan+Reveals+The+Stories+Behind+the+News%29):
"L'identità palestinese è piuttosto confusa. La definizione ufficiale di tale identità comprende solo quelle parti del Mandato sulla Palestina che Israele detiene. Le persone che vivono nella parte della Palestina del Mandato che è stata trasformata nel 1921 in Regno di Giordania  non sono rivendicate davvero come palestinesi [e non lo è il loro territorio]. Non vi è alcun invito a inserirli in uno Stato palestinese. Le persone che vivevano nelle zone di Israele che furono catturate da Giordania ed Egitto nel 1948 non erano [allora] considerate palestinesi, e non ci fu [allora] nessun appello per trasformare la terra che oggi comprende i cosiddetti "territori occupati" in uno stato. Ma nel 1967, quando Israele liberò quelle aree - solo allora  magicamente gli abitanti si sono trasformati in palestinesi.
Come  prendere sul serio queste sciocchezze? Supponiamo che io affermassi che c'è stato un popolo antico conosciuto come Floridiani il cui terreno sia stato sequestrato loro per fare alberghi resort e aranceti. Quale sarebbe il primo indizio che ci sarebbe qualcosa di sbagliato in questa teoria? Eccolo: Florida è un nome spagnolo che significa fiore. Palestina, che è un nome latino applicato dai suoi antichi conquistatori, deriva dal greco, presenta lo stesso problema. Quando gli ebrei ricostruirono il loro paese, non lo chiamarono Palestina, che era il nome usato dalle potenze europee. Lo chiamarono Israele. Gli arabi arrivati con l'ondata di conquiste che rovesciato il dominio bizantino non hanno avuto storia autonoma e non hanno scelto nessun nome per se stessi. [Quando, nel ventesimo secolo, hanno iniziato a rivendicare un'indipendenza,] hanno preso il nome latino usato dalle potenze europee e ha iniziato facendo finta che fosse una antica identità tribale, piuttosto che un nome geografico, che è stato usato dalle potenze europee per descrivere gli ebrei locali e arabi."

Insomma l'inesistenza di una nazione palestinese si può ricostruire dal nome stesso con cui essa è rivendicata. Come se gli italiani del risorgimento avessero rivendicato non l'Italia ma la "Welschlandia" (dal nome derogativo che i tirolesi danno agli italiani) o una Vlochia (una deformazione del nome polacco della nostra penisola), invece di rifarsi al nome latino della penisola. Con la differenza che il nome "Italia" è continuato a essere usato per secoli nella nostra cultura, mentre non ci sono tracce di "Palestina" nei testi arabi fino al ventesimo secolo inoltrato. Non è solo questione di aspirazioni politiche, ma della coscienza di sé che è necessaria all'esistenza di un organismo collettivo.

Ugo Volli


Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT