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Il Foglio Rassegna Stampa
13.12.2011 Parigi attacca il governo di Damasco
dopo l'attentato di venerdì scorso contro il contingente francese in Libano

Testata: Il Foglio
Data: 13 dicembre 2011
Pagina: 4
Autore: Redazione del Foglio
Titolo: «Parigi è pronta alla 'guerra corsara' contro il vecchio amico Assad»

Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 13/12/2011, a pag. 4, l'articolo dal titolo "Parigi è pronta alla 'guerra corsara' contro il vecchio amico Assad".


Alain Juppé, Nicolas Sarkozy, Bashar al Assad

Roma. Parigi accusa il governo di Damasco di essere il mandante dell’attentato terroristico contro il proprio contingente nel sud del Libano avvenuto venerdì scorso. L’attacco frontale, del tutto inusuale, è stato pronunciato domenica sera dal ministro degli Esteri Alain Juppé: “Abbiamo forti motivazioni per ritenere che l’attentato provenga dalla Siria, che spesso utilizza gli Hezbollah libanesi per questo genere d’attacchi. Non ho le prove materiali, ma siamo certi che dietro questo attacco ci sia la mano del governo siriano”. Immediata la smentita da parte di Damasco, che ha fatto seguito alla poco convincente “condanna del vile attentato contro Unifil” pronunciata da Hezbollah poche ore dopo l’esplosione. Alain Juppé, nel corso di un’intervista radiofonica su RF1 ha anche detto di essere “estremamente preoccupato per la situazione di Homs”, la città che, assieme ad Hama, ha guidato l’ultima fase della ribellione siriana. Stando alle parole del colonnello disertore della Free Syrian Army, Mohamed Hamdo, è scaduto la notte scorsa, infatti, l’ultimatum governativo che minacciava di bombardare Homs se non si fosse arresa. La città è completamente circondata da trincee, con luce, acqua e gas tagliati ed è assediata da decine di carri armati e da postazioni di mortai.
Le accuse frontali e il linguaggio provocatorio di Juppé nei confronti sia della Siria sia di Hezbollah (considerati sino a sei mesi fa “interlocutori riformisti” da Nicolas Sarkozy) vanno lette in un contesto che tende a replicare sul territorio siriano la guerra combattuta seguendo il “modulo libico”. Sono sempre più numerose le conferme delle rivelazioni israeliane sulla costituzione di una “task force coperta” che opera da Iskenderun, nella provincia turca di Hatay, e che è composta da forze speciali turche, francesi, canadesi, qatariote e libiche che opera insieme ai disertori siriani.
Questo supporto militare attivo – soprattutto nel campo delle telecomunicazioni – spiega l’elevato numero di soldati “lealisti” uccisi dai disertori (1.100, secondo il rais Bashar el Assad) e il radicamento di queste truppe che domenica hanno retto bene la loro prima battaglia frontale contro la dodicesima Brigata corazzata di Maher el Assad. Parigi, di concerto con Ankara, replica dunque in Siria le modalità del suo intervento vincente in Libia, con la non piccola differenza che i commandos francesi combattono in questi giorni in territorio siriano una guerra priva di copertura “multilaterale”.
Una guerra “corsara”, che ricorda le spedizioni della Légion, in spregio del multilateralismo, ma che assegnerà a Parigi enormi dividendi una volta che Assad sarà caduto. A scapito delle nazioni che, come l’Italia, appaiono ingessate da una logica multilaterale e che per di più rischiano pericolose ritorsioni contro le proprie truppe stanziate in Libano.

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