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Ugo Volli
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'Palestina' è un termine che i sionisti hanno inventato 12/12/2011

'Palestina' è un termine che i sionisti hanno inventato

Cari amici,

avete letto ieri su IC della dichiarazione di Newt Gingrich per cui "il popolo palestinese è un'invenzione, non c'è mai stato" e il commento della redazione di IC (http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=6&sez=120&id=42566#.TuTXtf6wwjc.facebook; ma guardate anche qui: http://it.ibtimes.com/articles/25878/20111210/obama-gingrich-iran-palestina.htm). Io non voglio entrare nel merito della figura di Gingrich, almeno per il momento. Alle elezioni americane non voto e spero solo, per il bene dell'America oltre che per il nostro, che qualcuno riesca a sconfiggere Obama, il peggior presidente degli Stati Uniti dell'ultimo secolo alla pari con Carter: il merito principale che bisogna riconoscergli finora è stato di mostrare, anche se involontariamente, la vocazione comica del Premio Nobel per la pace.

Mi interessa però la reazione che ha suscitato questa dichiarazione di Gingrich. Per la parlamentare palestinese (di un parlamento peraltro che non si riunisce da anni e da anni è scaduto) Hanan Ashrawi, le parole di Gingrich mostrano che ha perduto ogni rapporto con la realtà (http://blogs.wsj.com/washwire/2011/12/10/gingrichs-palestinian-comments-draw-flak/). Saeb Erekat, consigliere del "presidente" dell'autorità palestinese e "negoziatore" (o meglio non negoziatore, visto che non va alle trattative da tre anni) per suo conto, ha detto che è "il commento più razzista che abbia mai sentito" (si vede che non guarda al televisione palestinese e  che non legge i suoi giornali). Il primo ministro della stessa Autorità, Salam Fayyad, che in mezzo ai suoi compagni probabilmente analfabeti spicca per essersi laureato in una mediocre università americana e quindi per sapere un po' di inglese, ha commentato che "Gingrich non sa nulla di storia", aggiungendo con tono saputo la seguente perla "il popolo palestinese è qui dall'alba della storia e intende restarci fino al suo tramonto" (http://lezgetreal.com/2011/12/palestinian-response-to-gingrich-remarks/). I concorrenti di Gingrich alla nomination repubblicana e l'amministrazione Obama hanno fatto capire che lo ritengono un estremista. Eccetera.

C'è un piccolo problema. Questo: a dire per primi che non esistevano come popolo, prima di sognarsi l'alba della storia e di sostenere che a Gerusalemme non c'era stato mai un tempio ma solo un parcheggio di asini volanti, sono stati proprio loro. Nel febbraio 1919, quando il primo congresso dell' Associazione musulmano-cristiana si riunì a Gerusalemme per scegliere i rappresentanti alla conferenza della pace di Parigi, fu adottata una risoluzione in cui si diceva fra l'altro "Noi consideriamo la Palestina come una parte della Siria, da cui non è mai stata separata. Siamo connessi con essa da vincoli geografici, storici linguistici e naturali".

"Nel 1937, un leader locale arabo, Auni Bey Abdul-Hadi, disse alla Commissione Peel, che alla fine suggerì la partizione della Palestina: "Non c'è nessun paese come la Palestina! 'Palestina' è un termine che i sionisti hanno inventato! Non c'è Palestina nella Bibbia. Il nostro paese è stato per secoli parte della Siria." Il rappresentante del comitato arabo superiore alle Nazioni Unite ribadì questo concetto in una dichiarazione all'Assemblea Generale nel maggio 1947, sostenendo che la Palestina è parte della provincia di Siria e gli arabi di Palestina non costituiscono un'entità politica separata. Pochi anni dopo, Ahmed Shuqeiri, che in seguito divenne presidente dell'OLP, dichiarò al Consiglio di Sicurezza: "E 'noto che la Palestina non è altro che la Siria del Sud.' " (questa citazione e la precedente vengono da http://www.jewishvirtuallibrary.org/jsource/myths3/MFroots.html).

Nel 1974 il Presidente siriano Assad (papà dell'attuale grande macellaio), anche se appoggiava l'OLP, dichiarò:  'la Palestina non è solo una parte della nostra patria araba, ma una parte fondamentale della Siria meridionale'. " (http://www.eretzyisroel.org/~peters/mythology.html, una pagina interessante sulla mitologia politica della Palestina; sulle origini del nome Palestina per l'antico territorio di Israele potete consultare utilmente http://www.palestinefacts.org/pf_early_palestine_name_origin.php). 


Infine una citazione un po' più lunga, ma molto significativa: " Significativamente, la visione della Palestina come Siria meridionale non era limitato alla Siria, dalla fine del 1918, quasi tutti gli arabi di Palestina accordo su questo punto. Il loro entusiasmo per l'unione con la Siria notevolmente aumentò la legittimità di questo concetto e lo re se duraturo. Le tre principali organizzazioni politiche in Palestina, il Club arabo, il Club Letterario, e l'Associazione musulmano-cristiana  (la mancanza di menzione della Palestina nel loro nome è significativa) - tutte lavorarono per l'unione con la Siria. [...] Amin al-Husayni era presidente del club arabo: 'estremismo che in seguito lo qualificò come leader del separatismo palestinese (e alleato di Hitler) già si era manifestato già nel 1920, quando istigava disordini per l'unione con la Siria. Un membro del club arabo, al-Kamil Budayri, fece uscire dal settembre 1919 il quotidiano al-Suriya Janubiya ("Siria Meridionale") per sostenere l'incorporazione della Palestina nella Grande Siria.  Anche l'Associazione musulmano-cristiana chiese l'incorporazione nella Grande Siria. Il suo presidente dichiarò che "la Palestina o la Siria meridionale, parte integrante di una e indivisibile Siria-non deve in nessun caso e per nessun motivo essere staccato". [...]. Musa Kazim al-Husayni, capo del Consiglio della Città di Gerusalemme (in effetti, il sindaco) ha detto a un interlocutore sionista nel mese di ottobre 1919: "Chiediamo che non ci sia nessuna separazione dalla Siria". Lo slogan sentito in tutto il mondo nel 1918-19 era "Unità, Unità, dal Tauro [Montagne in Turchia] a Rafah [a Gaza], Unità, Unità». [... ]

La rivendicazione siriana della Palestina  riemerse durante la Conferenza di armistizio del 1949, quando la Siria e Israele si accordarono per porre fine alle ostilità. Un delegato siriano dichiarò che "non c'è confine internazionale tra Israele e Siria. [...]  Dobbiamo firmare un accordo di armistizio non sulla base di un confine politico, ma sulla base di una linea di armistizio . "Ancora oggi, infatti, le mappe delle forze armate siriane non mostrano confine internazionale tra Siria e Israele, solo un confine "temporaneo" che separa la Siria da una regione chiamata Palestina [...] Più esplicite e notevoli ancora sono le dichiarazioni di Sabri Khalil al-Banna, noto come Abu Nidal, il leader estremista palestinese che dipende dal supporto siriano. Anche se apparentemente un separatista palestinese, Banna afferma ripetutamente che "La Palestina appartiene alla Siria. Come il Libano, sarà parte integrante di esso.[...]  Io sono un fervente credente nello Stato Maggiore siriano. . . . Noi [palestinesi] sono cittadini siriani. Per noi, la Siria è la nazione madre,  come vuole la storia, la società, la comunità, la geografia. [...] noi siamo veri cittadini siriani. [...] La Grande Siria è composta da Palestina, Iraq, Giordania e Siria.  Dalla frontiera turca a nord di tutta la Palestina, a sud." (citazioni da http://www.danielpipes.org/174/palestine-for-the-syrians).

Scusate la lunghezza di queste citazioni. Ma ne ho omesse molte altre e il tema è importante. Fino almeno alla guerra del '67 la Palestina non esiste, è un termine europeo che gli arabi locali non sanno in genere neanche pronunciare. La loro rivendicazione vera non è la costituzione di uno stato che non si era mai visto nella storia, ma il carattere arabo e quindi siriano del territorio. Non c'è un popolo palestinese indigeno da compensare, ci sono gli ebrei da cacciare dal territorio dell'Islam. "Palestina è un termine che i sionisti hanno inventato" e che fino all'indipendenza designa le loro istituzioni. Simpatico o meno, Gingrich ha ragione. Il popolo palestinese non è mai investito, è un'invenzione politica inventata per contrastare Israele. L'ideale politico che gli sta dietro non è l'indipendenza di un popolo, ma l'unità dell' Islam – non solo per Hamas, anche per i "moderati" di Fatah. Che questo fatto evidente e dichiarato molte volte dagli stessi leader "palestinesi" oggi sembri strano ai giornali e ai politici occidentali mostra quanto essi siano sottomessi all'egemonia culturale e politica  dell'islamismo.

Ugo Volli


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