qualcuno di voi ha risposto alla mia cartolina di ieri, vi ricordate, la storia del gruppo di danza espulso da un festival perché insisteva a conservare la parola Israele nel suo nome, esprimendo la sua indignazione sull'Australia. Poverino, il vecchio continente dei canguri non se lo merita. O magari non occorre andare tanto lontano per indignarsi. Basta scendere a Reggio Calabria, dove c'è qualcuno che per offendere un comico comunista toscano gli dà dell'ebreo (http://www.giornalettismo.com/archives/175981/benigni-comunista-ebreo/).
Oppure, il caso è più interessante, basta andare in Francia, la nostra vicina Francia del Sud, dove a Marsiglia l'altro giorno uno scrittore è stato espulso da un convegno letterario dedicato agli scrittori del Mediterraneo perché israeliano (http://www.haaretz.com/print-edition/news/israeli-author-kicked-off-literary-panel-after-request-by-palestinian-colleague-1.399750). Naturalmente è giusto, che c'entra Israele con la letteratura (dato che è uno dei paesi al mondo con il massimo indice di scrittura e con il maggior numero di autori celebri in rapporto alla popolazione)? E che c'entra col Mediterraneo, dato che il mare che bagna Haifa e Tel Aviv è senza dubbio un mare arabico, anzi palestinese? E poi che c'entra Israele con qualunque cosa? Esiste forse Israele? No, salvo che nella propaganda dei sionisti. Quel che esiste purtroppo è l'Entità Sionista, l'origine di tutti i mali del mondo, che però sarà presto "wiped off" (cioè cancellato, come le tracce di gesso dalla lavagna) dalla carta geografica, come ci ha assicurato l'ottimo presidentissimo Ahmadinejad.
Dunque se volete indignarvi, fatelo con la Francia, ma vi sbagliate, dovreste congratularvi che abbia deciso di wipe off uno scrittore di nome Moshé Sakal. Vi pare possibile che un tale che si chiami così appartenga al Mediterraneo? Ci sono alcuni dettagli interessanti su questa storia. Il primo è chi ha chiesto di cacciar via Sakal. Indovinate chi? Ma naturalmente i pacifici e dialoganti palestinesi, nella persona del loro meraviglioso poeta Najwan Darwish. Gli anni scorsi i palestinesi non erano venuti alle precedenti edizioni del convegno, per via della presenza degli improponibili israeliani. Quest'anno sono stati più furbi e come si dice nel gergo del management "proattivi": si sono fatti accompagnare da qualche centinaio di "tifosi" e hanno detto che sarebbero venuti a patto che non ci fossero israeliani (pardon entitari sionisti, o magari ebrei) intorno e in effetti hanno ottenuto quel che volevano. Cioè, non del tutto, perché un ebreo c'era, ma francese, il direttore del convegno, tal Pierre Assouline di nazionalità francese, che dall'alto della sua indiscussa autorità ha decretato che la presenza di Sakal "non era cruciale". Giusto, Israele non è affatto cruciale e non lo sono gli israeliani e neppure gli ebrei lui compreso: chissà se si è reso conto, da scrittore che cruciale viene da crux, la croce, che non è tanto un simbolo ebraico. Fatto sta che fra i perseguitati di qualunque tipo non manca mai qualcuno che assume le ragioni dei persecutori e assicura che quel che si fa contro di loro è giusto e buono.