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Stare con Israele: cosa significa 06/12/2011
l'ebreo della diaspora, scrive Ugo Volli, ha il dovere di essere fedele a Israele, di difenderne gli interessi e di lottare contro chi ne vuole, in medio oriente e altrove, la distruzione. Questo ha scritto Ugo Volli nel suo convincente ed appassionato articolo.
Che cosa significa "stare dalla parte di Israele"?
Significa stare dalla parte della Ragione e cioè della oggettività, della visione del mondo senza miti senza retorica senza idelogia senza violenze, stare dalla parte di una nazione che rappresenta la speranza di contenimento della barbarie, la speranza di una democrazia iscritta al centro di un circondario di civiltà tribali e pericolose, la prova che un popolo è risorto dalla cenere si è dato una democrazia ha salvato il mondo orientale dall'impatto tribale saraceno ed è ancora oggi la guida di chi voglia ogni giorno disporre di un criterio razionale e onesto per giudicare le vicende del mondo. Il modo di "stare dalla parte di Israele" per noi che non siamo là e che ogni giorno controlliamo con angoscia che nulla sia accaduto e che il terribile sia ancora da venire, non si risolve tuttavia nel controllare il video giorno e notte sulle novità dal fronte orientale di Israele: deve invece manifestarsi nella denuncia delle vergogne che questa solidarietà ha l'obbligo e il compito di scoprire e denunciare.
Oggi alla televisione il capogruppo alla camera del partito di Bersani e De benedetti ha dichiarato che "la manovra non è la nostra manovra, perchè avremmo voluto eliminare i privilegi, colpire la ricchezza e combattere l'evasione". Questo il programma alternativo della sinistra italiana alla manovra Monti: anzitutto eliminare i privilegi. Non ha detto quello che pensava e cioè che la manovra Monti, dal punto di vista della scienza delle finanze, e' talmente trita che un tecnico del settore, come è chi scrive, tribola perfino a ordinarne razionalmente i capitoli di spesa per poterli criticare; non ha detto che tornare alla tassazione della Jaguar usata e del motoscafo per la domenica in Versilia si torna alla fase borbonica della finanza e cioè ai governi Prodi, Amato Visco e soci cattolici benpensanti che non si sono mai posti il dilemma se colpire con tasse la Ferrari o lo yacht non equivalesse a colpire l'operaio che la fabbrica, il meccanico che la ripara il marinaio che ne forma l'equipaggio e ne ritrae salario. Se avessero una formazione finanziaria ed economica reale come i professionisti che operano tutto il giorno in azienda nel sistema giudiziario e nell'universo salariale comune, i nostri legislatori delle imposte oggi capirebbero perchè Strauss Kahn e la sua proverbiale scepsi sulla tenuta dell'euro costituivano già cinque anni fa un percolo per un establishment francese in soggezione tedesca e che da questa parte riceveva sistematicamente pressioni per escludere l'intelligenza finanziaria ebraica, cioè Strauss Kahn, da qualsiasi ruolo nella manovra centrale francese soprattutto in rapporto alla caduta tendenziale della quotazione dell'euro rispetto al dollaro nei cambi e nei prezzi.
Non hanno colpa gli europei, dice Monti, se il debito pubblico italiano è alto, hanno colpa gli italiani del passato. Tutti gli italiani, professore? O solo quelli che votano ogni anno l'iscrizione nel bilancio dello Stato di fondi enormi in favore degli aiuti allo "stato" palestinese e poi si fanno compatire in parlamento e alla televisione a disquisire se sia meglio colpire i salari o gli affitti o le pensioni per mettere ogni anno a disposizione di un universo terroristico quote costanti delle pensioni dei nostri vecchi e dei salari dei nostri operai. Quelli che hanno mandato la cameriera senza mutande nella camera di Strauss Kahn avranno mai il coraggio di riconoscere che le manovre finanziarie rovinose per gli italiani e ghiotte per i palestinesi sarebbero incompatibili con un sistema economico estraneo all'euro (come l'Inghilterra o la Norvegia) governato da vincoli di spesa nazionale escludenti su base normativa, e cioè su norme di legge specifiche, qualsiasi forma di aiuto finanziario pubblico a paesi comunque coinvolti in affari di terrorismo. E' un predicato giuridico difficile da iscrivere in un testo normativo la sussunzione di organizzazioni palestinesi come Hamas in una classe terroristica che valga ad impedire l'erogazione di fondi del debito pubblico italiano prelevato a pensionati e salariati? La prossima volta che il ministro delle pensioni verrà a piangere in televisione per i prelievi sulle pensioni, se vuole veramente commuovere il popolo italiano, prima della lacrima sul viso, presenti un bilancio patrimoniale passivo degli emolumenti erogati dall'Italia al fronte palestinese in tutte le sue sigle dal 1981 ad oggi. Senza spiegare il rapporto fra questi fondi e il bilancio dello Stato, perchè lo ha già fatto Monti quando ha dichiarato in televisione che "la colpa del debito pubblico non è del'Europa, ma dell'Italia" Di quale Italia? Non certo di quella che "sta dalla parte di Israele" tanto per ricongiungermi a quanto detto dal prof. Volli sui doveri dell'ebreo della Diaspora.
Forza Israele, prima ancora che Forza Italia.
Vitaliano Bacchi

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