Una sfida incombe sull’Europa: un fronte islamico nell’Africa del nord
di Zvi Mazel
(Traduzione di Angelo Pezzana)
Zvi Mazel
I paesi europei che seguono felicitandosene i percorsi di una primavera araba illusoria e la vittoria dei
farebbero meglio guardare più da vicino quel che succede nell’altra parte del Mediterraneo. Saranno i Fratelli Musulmani a guidare ben presto la Tunisia, il Marocco e l’Egitto, in seguito al successo del loro partito nelle ; la Libia e l’Algeria è possibile che seguano la stessa sorte.
Tunisia
In Tunisia, Ennahda, il
, fondato all’inizio degli anni ’70, era a quel tempo un movimento clandestino, guidato da Ahmed Rashad Ghanouchi, un fervente discepolo del teologo dei Fratelli Musulmani Sayyid Qutb che si batteva contro Bourghiba che voleva imporre la laicità. Quando si trasformò in partito politico nel 1981, Ennadha fu messo fuori legge dal presidente Ben Ali, che lo giudicava una minaccia contro il suo regime. Migliaia di aderenti al partito vennero imprigionati, ma Ghannouchi riuscì a fuggire in Gran Bretagna, dove gli venne concesso il visto di rifugiato politico. Pur con discrezione, continuò a dirigere il partito sviluppando infrastrutture sociali e iniziative caritatevoli in tutto il paese.
La caduta di Ben Ali gli ha permesso di rientrare e nove mesi più tardi Ennadha ha vinto il 40% dei seggi in parlamento e si prepara a formare il nuovo governo insieme a due piccoli partiti di sinistra. Il primo ministro sarà Hamadi Jebali, un noto estremista islamico segretario generale del partito, che si è vantato di voler restaurare il Califfato e riconquistare Gerusalemme. Il nuovo parlamento sta preparando una nuova costituzione che sarà, ovviamente, islamica, poiché la Sharia è alla base del sistema sociale e giudiziario. Alcuni membri del partito hanno già dichiarato che vi sarà un articolo speciale che proibirà qualsiasi relazione diplomatica con Israele. In quanto a Ghanouchi, che non si era candidato per non intimorire l’opinione pubblica interna e internazionale essendo membro della commissione internazionale del movimento dei Fratelli Musulmani, ha invocato in una intervista la distruzione di Israele.
Marocco
Anche in Marocco ha vinto, anche se in maniera meno netta, il partito , che si richiama a un islamismo radicale. Quando venne fondato nel 1967 era una formazione nazionalista minore. E’ stato un gruppo islamista a trasformarlo nel 1996, orientandolo su posizioni radicali. Grazie alla riforma elettorale voluta dal Re Mohammed VI, a seguito delle manifestazioni pubbliche che hanno scosso il Medio Oriente, il PJD ha ottenuto 107 seggi su 395 alle elezioni della scorsa settimana, diventando il primo partito. Grazie alla riforma costituzionale, Il Re ha conferito a Abdelillah Benkirane, capo del partito, l’incarico di formare il governo.
Il precedente primo ministro Abbas Alfassi ha accettato di far parte della coalizione.
Benkirane era diventato segretario generale del partito nel 2008 dopo un percorso che aveva sollevato molte perplessità, per via della sua reputazione giudicata opportunista. Abdel Salam Yasin, che dirige il movimento islamico si è espresso nei suoi confronti con parole molto dure, mentre uno dei suoi professori di religione l’ha definito traditore e codardo. Benkirane sta cercando indubbiamente di imporre riforme di tipo islamico, ma si trova davanti ad un ostacolo, rappresentato dalla natura speciale del paese. La famiglia reale è diretta erede del Profeta Maometto e il Re porta il nome di , appellativo che fu dei primi quattro califfi. Come tale, il suo prestigio religioso in Marocco è molto forte e Bankirane avrà difficoltà a far approvare riforme religiose senza il suo consenso.
Libia
In Libia la situazione è ancora confusa. Il nuovo primo ministro, Ebderrahim El Kateh, ha appena annunciato la composizione del suo governo, che incontrerà molte difficoltà tra i Fratelli Musulmani, che non hanno avuto nessun ministero di quelli richiesti, difesa, interni e esteri, malgrado la loro presenza nel Consiglio di Transizione sia rilevante. Abdel Hakim Belhaj, un islamico radicale, a capo del Consiglio militare di Tripoli, minaccia di ricorrere alla forza per protestare contro ciò che ha chiamato ‘mancanza di rispetto verso l’islam’.
Algeria
In Algeria, Abdallah Gaballah, uno dei leader dei movimenti islamisti del paese, ha appena creato un nuovo partito e spera di poterlo registrare in tempo per poter organizzare la prossima campagna elettorale, che vedrà nuove disposizioni più liberali di prossima promulgazione. In passato Gaballah aveva già fondato dei partiti islamisti ed è stato anche candidato alla presidenza. Oggi spera sul doppio effetto della
da un lato e, da un altro, del successo dei Fratelli in Tunisia e Marocco, per arrivare anche lui a conquistare il potere.
Egitto
In Egitto, i Fratelli Musulmani hanno una lunga storia, che inizia negli anni ’50, quando molti fra i loro dirigenti vennero giustiziati e circa 60.000 militanti imprigionati da Nasser, quando avevano tentato di assassinarlo. Sadat li rimise in libertà agli inizi degli anni ’70, contando sul loro aiuto per eliminare i sostenitori delle ideologie nazionaliste pan-arabe e socialiste di Nasser. In compenso si impegnavano a non ricorrere più alla violenza per raggiungere i loro scopi politici. Una promessa mantenuta: i Fratelli si dedicarono alla formazione di predicatori islamici e alla creazione di solide infrastrutture politiche e sociali. Una politica che oggi si è rivelata pagante. Stanno per guidare il paese senza aver fatto ricorso all’uso della forza. Sono gli effetti perversi della democrazia. Non dobbiamo dimenticare, infatti, che sono stati i Fratelli dei primi anni ad abbandonare il movimento per dare vita a gruppi islamismi radicali, come la Gamaa Al Islamica, la Jihad mondiale e Al Qaeda.
Se i Fratelli vinceranno le elezioni in Egitto, come risulta dal primo turno elettorale, in tutta l’Africa del nord ci troveremo di fronte a una nuova realtà, in una regione di enorme importanza strategica, in special modo con la Francia per via del passato coloniale di Algeria,Tunisia, Marocco. Il petrolio libico e il gas algerino sono poi di vitale importanza per il vecchio continente, in modo particolare per Francia e Italia. Un problema è rappresentato dai migranti africani che per raggiungere l’Europa passano attraverso l’Africa del nord, per entrare in paesi dove già oggi vaste minoranze di immigrati dell’Africa del nord rifiutano l’integrazione, dando origine a contrasti con la popolazione locale e le autorità.
Dobbiamo aspettarci che i nuovi regimi islamici, guidati da partiti affiliati ai Fratelli Musulmani, ridiscutano, da una posizione di forza, gran parte degli accordi siglati in precedenza. L’Europa si troverà di fronte a una coalizione di regimi legati fra loro da un comune estremismo religioso, determinato a promuovere nuove relazioni con le passate potenze coloniali.
Zvi Mazel è stato ambasciatore in Egitto, Romania e Svezia. Fa parte del Jerusalem Center fo Public Affairs. Collabora con Informazione Corretta