La Russia invia navi da guerra a protezione del regime siriano così Bashar al Assad può continuare indisturbato ad ammazzare
Testata: Il Foglio Data: 02 dicembre 2011 Pagina: 1 Autore: Redazione del Foglio Titolo: «Per difendere Damasco la Russia stravolge le sue alleanze arabe (e non)»
Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 02/12/2011, in prima pagina, l'articolo dal titolo "Per difendere Damasco la Russia stravolge le sue alleanze arabe (e non)".
Sulla Siria, invitiamo a leggere l'analisi di Mordechai Kedar pubblicata in altra pagina della rassegna.
Dmitri Medvedev con Vladimir Putin, Bashar al Assad
Roma. La Russia invia navi da guerra a protezione del regime siriano, sfidando così la Turchia, che da mesi combatte una guerra sotterranea con i propri commando che appoggiano le azioni militari della Free Syrian Army contro le milizie del regime di Bashar el Assad. La crisi siriana ha creato uno scenario che non si vedeva dal 1917: Russia e Turchia su fronti militari contrapposti, con una aggravante: l’azione militare turca è condotta assieme a militari sauditi, libici, del Qatar e degli Emirati arabi uniti. Così per la prima volta dal 1956 la Russia si colloca in contrasto aperto con molti paesi arabi. Fino alla primavera araba, Vladimir Putin e Dmitri Medvedev hanno proseguito inerzialmente la strategia di Nikita Kruscev e Leonid Breznev, tesa a dare sempre e comunque copertura diplomatica e militare al “blocco arabo”, in funzione anti americana e anti israeliana, arricchendola con l’appoggio al progetto nucleare iraniano. La Siria era il baricentro di questa strategia e ora Mosca, pur di difenderla, consuma una frattura drammatica, politica e forse anche militare, con la Lega araba, sconvolgendo l’intero scenario mediterraneo. L’incrociatore portaerei russo Kuznetsov e l’unità antisommergibile Chabanenko attraccheranno il 10 dicembre a Latakia: è un chiaro avvertimento ai progetti turco-arabi. Si fa sempre più concreta infatti la possibilità che la Lega araba e la Turchia – con il tacito assenso della Nato – attuino una “escalation umanitaria”: alle azioni “coperte” di commando turco-arabi al fianco dei disertori siriani potrà essere aggiunta un’invasione che sottragga a Damasco una fascia di territorio, inclusa addirittura, secondo notizie pubblicate dai quotidiani turchi e confermate da fonti israeliane, anche la “seconda capitale” siriana: Aleppo. Secondo il quotidiano egiziano al Ray al arabi, 600 militari libici del Comitato di transizione agli ordini del comandante militare di Tripoli Abdelkarim Belhaj, sarebbero già penetrati in Siria, attraverso il confine della Turchia per preparare questa invasione. Sul fronte opposto, sono stati inviati a contrastarla – su disposizione iraniana – 4.500 mujaheddin dell’Esercito del Mahdi di Moqtada al Sadr.
Per inviare la propria opinione al Foglio, cliccare sull'e-mail sottostante