Collasso economico, ebrei, Israele
di Manfred Gerstenfeld
(traduzione di Angelo Pezzana)
Manfred Gerstenfeld
Dai primi di novembre è apparso chiaro che il governo inglese si sta preparando di fronte al collasso dell’euro, il che include l’eventualità che i cittadini inglesi non possano più ritirare contanti dalle banche all’estero. Questo è soltanto uno dei molti aspetti che ci fanno capire quanto è problematica la sopravvivenza dell’euro.
Di fronte a questa prospettiva, è bene porsi alcune domande sulle conseguenze economiche e sociali di questa crisi che ha colpito i paesi occidentali. Sono di grande importanza per la stessa Israele e le comunità ebraiche nel mondo.
La previsione unanime indica una crescita economica minima se non quasi uguale a zero nelle società occidentali. Alcune stimano una stagnazione nel prossimo decennio, mentre altre, ancora più radicali, citano recessione e depressione. Per capire quale significato ha la contrazione economica per una società, basta guardare alla Grecia, dove l’economia è scesa del 10% in due anni.
Queste previsioni indicano che, per la prima volta dalla seconda guerra mondiale, sta crescendo una generazione che godrà di condizioni di vita inferiori a quelle dei propri genitori. Da alcuni decenni, molti in Occidente, in particolare in Europa, avevano creduto che migliorare i propri standard di vita rispetto a quello della generazione precedente, fosse qualcosa di dovuto da parte del governo o della società.
Che l’euro si salvi oppure no, in società a crescita zero, aumenteranno le tensioni sociali. Vediamo oggi i primi segnali di quel che potrà avvenire in futuro, in particolare dalla crescita della disoccupazione. Segnali premonitori sono stati gli scontri contro la polizia nelle strade di Atene o le violente proteste a Londra e in altre città inglesi lo scorso agosto.
Cresceranno anche le tensioni politiche. I vari movimenti “Occupy” ne sono il termometro. Ci saranno richieste di una maggiore ridistribuzione della ricchezza, una solidarietà più forte, più tasse per i ricchi e un cambiamento del sistema bancario. In altre parole, qualcuno cercherà di avere una fetta di torta più grande di quella ha adesso, piuttosto che darsi da fare a prepararne una più grande per tutti. Questi movimenti potranno produrre ulteriori contrazioni economiche, come le tensioni sociali potranno portare alla ribalta politici dalle posizioni estremiste.
Sono questi degli indicatori, per cui è troppo presto prefigurare nei dettagli quali conseguenze, dovute alle proteste sociali ed economiche nel mondo occidentale, potranno esserci per Israele e gli ebrei. Un segnale però c’è, i movimenti “Occupy” hanno attratto sia gli odiatori di Israele che gli anti-semiti, i quali non perderanno certo l’occasione di promuovere ulteriormente i loro messaggio di odio.
Tradizionalmente, gli ebrei si sono trovati nelle condizioni migliori in tempi di pace e di crescita economica, periodi nei quali la gente poteva usare al meglio le proprie capacità. A causa delle tradizioni culturali ebraiche, e dall’aver imparato delle persecuzioni passate, una parte della comunità ebraica può essersi trovata in buone posizioni sociali rispetto ad altri nella società.
Questo ha dato pretesto agli anti-semiti e altri odiatori di inventare capri espiatori, individuati quali responsabili dei mali della società. In questi frangenti, gli odiatori di ebrei ne hanno approfittato. Recentemente il segretario del Sindacato belga degli insegnanti, Hugo Deckers, aveva minacciato legalmente le scuole ebraiche di Anversa, come reazione alle azioni intraprese da Israele contro i palestinesi. (2) Un politico fiammingo pro-palestinese, Bas Luyten, aveva espresso la sua soddisfazione per l’aggressione ad una ragazzina ebrea di tredici anni da parte dei suoi compagni di classe musulmani (3). Alcuni giorni fa, tutte le dichiarazioni di Luyten sono state cancellate dal sito internet del Partito fiammingo N-VA, che aveva espulso un anno fa lo stesso Luyten quando le aveva pronunciate.
Le proteste in vaste parti del mondo arabo si aggiungono ai problemi economici delle società occidentali. I nemici di Israele intensificheranno queste accuse contro Israele approfittando delle proteste che accadono in Europa. Molti, soprattutto nella sinistra europea, cercheranno di ammansire gli arabi addebitandone il costo a Israele. Aspetti che Israele deve prepararsi ad affrontare senza indugi.
Altre serie conseguenze della stagnazione economica occidentale per Israele, sono le difficoltà nelle esportazioni, quando i clienti hanno problemi diventa difficile vendere i propri prodotti. Di conseguenza, la crescita economica israeliana rallenta, così come le attività culturali che dipendono da contribuzioni estere, che sono così obbligate a ridurre le loro iniziative.
Un altro aspetto riguarda la situazione interna. Negli ultimi mesi ci sono state manifestazioni che hanno dato agli israeliani l’illusione che lo stato assistenziale possa essere potenziato con una riorganizzazione dell’economia. Il che, nella situazione attuale in Israele, è del tutto irrealistico. Il governo israeliano, a buon titolo, ha resistito a queste richieste.
In questa ambigua situazione, il messaggio per il governo israeliano e per gli attori sulla scena economica e sociale è chiaro: devono seguire gli sviluppi internazionali da vicino per ridurre la portata delle inevitabili conseguenze che ci saranno.
[1] James Kirkup, “Prepare for Riots in Euro Collapse, Foreign Office Warns,” The Telegraph, 25 November 2011
2 “ACOD topman bedreigt Joodse scholen omwille van stappen Israëlische regering,” Joods Actueel, 3 November 2011. [Dutch]
3 http://brabosh.com/2011/11/25/pqpct-ev8/ [Dutch]
Manfred Gerstenfeld è Presidente del Consiglio di Amministrazione del Jerusalem Center for Public Affairs. Collabora con Informazione Corretta