Mi spiace per il bravo Volli, ma il paragone con i nostri cattolici - per immedesimarsi nella situazione israeliana - così messo, non regge. In effetti i veri cattolici non chiederebbero cose del genere, come Ugo Volli farebbe immaginare ma sarebbe realmente più "moderato" di quel che, invece, propone come paragone di scambio, cioè, il popolo viola, paragonando questo a al popolo dolorante esposto alla primavera araba nel medioriente.
Anzi, a dire il vero, anche se in maniera probabilmente meno corrosiva, non vi è cattolicità sincera nemmeno nel collettivo tecnico attuale il quale potrebbe - se non vi fossero attenti osservatori coscienti conoscitori del significato di cattolicesimo cristiano - non solo approdare a soluzioni decisamente contrarie all'etica della tradizione storica italiana e euopea riguardo tematiche sensibili ma incrementarne ulteriormente il deterioramento culturale.
Comunque, la vicenda è diversa dalla situazione mediorientale e non vi è un paragone valido,da par mio, per rendere un idea concreta ed in linea con il reale stato di cose. A dire il vero, non serve nemmeno un paragone, perchè è sufficiente affermare che, se Palestinesi o altri islamiti intendessero approdare al'europa - o, comunque, vada come vada, all'ambiente occidentale - dovrebbe cambiar di molto il proprio approccio col reale, perchè, a onor del vero, al momento non credo possibile alcuna integrazione salvo nei rapporti puramente di convenienza fino a quando l'occidente necessiterà di succhiare carburanti arabi.
Saluti sinceri
Enrico Falcinelli
risponde Ugo Volli:
Gentile signor Falcinelli, il mio era un evidente e voluto paradosso, per mostrare l'assurdità del divieto costituzionale tunisino di aver rapporti con Israele. Non mi permetterei mai di ragionare sul serio riguardo al mondo cattolico attuale (sul passato il discorso è diverso) attribuendogli l'odio primitivo e scoperto che mostrano gli islamisti. Ho scritto quel paragone fantasioso proprio per mostrare che cose improponibili da noi sono normali e vittoriose nel mondo della primavera araba.
Ugo Volli