Michele Giorgio e il presunto piano israeliano per smantellare l'Anp come al solito al quotidiano di Rocca Cannuccia preferiscono disinformare i lettori
Testata: Il Manifesto Data: 30 novembre 2011 Pagina: 9 Autore: Michele Giorgio Titolo: «Via Abu Mazen, meglio lo sceicco»
Riportiamo dal MANIFESTO di oggi, 30/11/2011, a pag. 9, l'articolo di Micele Giorgio dal titolo "Via Abu Mazen, meglio lo sceicco".
Michele Giorgio Mordechai Kedar
Come al solito, Michele Giorgio è disinformato. La notizia delle dichiarazioni dello sceicco Abu Khader al Jaabari, infatti, è stata ripresa da tutti i quotidiani israeliani, non solo da Makhor Rishon. Ma la testata non è l'unico elemento su cui Giorgio è poco informato. Si legga l'articolo di Mordechai Kedar (in italiano) pubblicato su IC il 30/10/2011 (http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=&sez=320&id=42039), chissà che non gli chiarisca le idee. In realtà il progetto è molto più vasto, perchè dovrebbe includere l'esclusione dell'Anp dalle trattattive per arrivare ad una soluzione del conflitto, arrivando persino- ma la cosa è solo uno scenaruio possibile - al riconoscimento di Hamas e Gaza quale stato palestinese. Ma quest'articolo non è altro che un esempio della disinformatzia che Giorgio somministra quotidianamente ai suoi lettori. Ecco il pezzo:
Lo sceicco Abu Khader al Jaabari lo conoscono in pochi in Cisgiordania. Eppure questo anziano mukhtar di Hebron la scorsa settimana si è improvvisamente ritrovato sotto le luci dei riflettori. Un quotidiano israeliano, Makor Rishon, vicino al Partito nazional-religioso, lo ha indicato come possibile attore protagonista di un progetto volto a scardinare l’Autorità nazionale palestinese (Anp) di Abu Mazen, «colpevole» di aver scelto la via delle Nazioni unite per arrivare al riconoscimento dello Stato di Palestina, oltre ad aver ottenuto l’adesione all’Unesco e rilanciato i negoziati per la riconciliazione con Hamas. Notizie che sono circolate mentre il primoministro palestinese Salam Fayyad annunciava che a causa del blocco attuato dal governo Netanyahu di 100 milioni di dollari palestinesi (derivanti da dazi doganali, Iva sulle importazioni e ritenute nelle buste paga dei palestinesi che lavorano in Israele), a dicembre l’Anp non sarà in grado di pagare gli stipendi dei dipendenti pubblici e le pensioni. Fayyad ha anche fatto capire che se continuerà il blocco dei trasferimenti di fondi palestinesi - che Israele è tenuto a fare sulla base del Protocollo di Parigi firmato dopo gli Accordi di Oslo – l’Anp non potrà far altro che dissolversi. Più parti, l’Ue in testa, ripetono a Netanyahu che la scomparsa dell’Anp sarebbe disastrosa per Israele, tenendo conto della stretta «cooperazione di sicurezza» in chiave anti-Hamas tra i servizi di Tel Aviv e quelli di Ramallah. Invece, secondo Makor Rishon, i ministri israeliani non sono preoccupati, anzi preparano un piano per sostituire l’Anp in Cisgiordania, se si arriverà alla riappacificazione tra Hamas e Abu Mazen. Gaza, controllata dal movimento islamico, ovviamente rimarrebbe stretta nel rigido blocco terrestre e navale che già affronta da anni. E qui spunta fuori il nome dello sceicco Abu Khader al Jaabari, da sempre ostile all’Anp e che, si dice, avrebbe ai suoi ordini decine di uomini armati. Al Jaabari, ha riferito Makor Rishon, ha preso parte di recente ad un meeting segreto a Tel Aviv al quale avrebbero partecipato l’attualeministro dei trasporti Yisrael Katz, l’exministro Rafi Eitan, un rappresentante del servizio di sicurezza interna (Shin Bet) e non meglio precisati «esperti della società palestinese». Tema del meeting: la possibilità che gruppi armati si sostituiscano all’Anp. Jaabari ed altri collaborazionisti di Israele avranno il compito di amministrare aree e città autonome palestinesi, senza alcuna contiguità territoriale, lavorando a stretto contatto con l’esercito di occupazione. Soprattutto non avanzeranno alcuna richiesta di indipendenza. «Può funzionare – avrebbe affermato durante l’incontro lo sceicco Jaabari – perché i palestinesi non desiderano uno Stato ma vogliono solo migliorare la loro condizione economica». Il piano descritto da Makor Rishon rappresenta un salto all’indietro di oltre 30 anni, a quando l’exministro della difesa e poi premier israeliano Ariel Sharon progettò la Lega dei Villaggi, una rete di centri abitati amministrati da mukhtar e collaborazionisti, oppositori a quel tempo dell’Olp di Yasser Arafat. Quanti sono i Jaabari pronti a partecipare al progetto che avrebbe in mente il governo Netanyahu? Il quotidiano israeliano non lo ha scritto. Ha messo in rilievo però che il ministro Katz è molto vicino aNetanyahu e la sua presenza all’incontro con lo sceicco di Hebron non può essere avvenuta all’insaputa del premier. E se il portavoce dell’Anp, Ghassan Khatib, liquida queste indiscrezioni giornalistiche come «sciocche e, in ogni caso, impraticabili», un analista israeliano di primo piano, Gerald Steinberg, invece sostiene che il piano discusso a Tel Aviv non è l’unico sul tavolo del governo. «Se l’Anp proseguirà nel portare avanti la sua linea intransigente ed ostile – ha avvertito Steinberg – , Israele potrebbe arrivare a smantellare l’amministrazione palestinese e ad affidare il controllo della popolazione alla Giordania».
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