Sette belle ricette per fare del buon giornalismo o una politica buona
Nathan Sharansky
Cari amici,
vi ho spesso dilettato con le tre "D" di Nathan Sharanski. Per essere adeguatamente antisemita e poter essere così pubblicato sulle migliori testate europee, come "Repubblica", "The Guardian", "El Pais", "Le Monde", "The New York Times", un articolo deve soddisfare tre criteri riguardo a Israele, tutti con l'iniziale mnemonica D. Deve innanzitutto Demonizzarlo, farlo apparire per quell'autentica creatura del demonio che è. Deve Delegittimarlo, cioè mostrare che se per caso fa degli errori, non si tratta di casualità, ma frutto del suo "peccato originale", sicché la sola possibilità di pace e stabilità in Medio Oriente è la sua cancellazione. E infine deve applicare dei Doppi standard, cioè non cadere nell'errore di chiedere lo stesso livello di democrazia, di trasparenza, di diritti umani, o anche semplicemente di umanità agli arabi, che per definizione hanno ragione e agli israeliani, che per la stessa definizione hanno torto. Lo stesso devono naturalmente fare politici e governi, se vogliono essere davvero democratici
Ma quest'ultimo criterio può certamente essere approfondito, perché à un po' vago. Ci sono parecchi modi per giudicare ingiustamente, com'è giusto, israeliani e palestinesi. Per fortuna ho trovato una pagina che incomincia a mettere ordine, proponendo sette categorie di Doppio standard: http://www.ynetnews.com/articles/0,7340,L-4130651,00.html .
La prima categoria sono le dichiarazioni unilaterali o l'informazione tendenziosa. Per esempio, quando gli USA hanno ucciso Bin Laden , il segretario dell'Onu Ban e la grande maggioranza di politici e media ha approvato l'eliminazione di un criminale come atto di guerra; quando Israele ha ucciso lo sceicco Yassin, leader e fondatore di Hamas, tutti hanno disapprovato questo "omicidio mirato".
Una seconda categoria à l'autocensura o l'amissione di informazioni pertinenti. Qui il magistero italiano domina, con l'esempio insigne del grande giornalista Riccardo Cristiano e la sua indimenticabile lettera di scuse all'Autorità Palestinese perché un'altra troupe italiana, non certo la sua che non l'avrebbe mai fatto, diffuse le terribili immagini del linciaggio di due riservisti israeliani entrati per sbaglio a Ramallah. (http://www.focusonisrael.org/2008/12/07/riccardo-cristiano-una-storia-che-e-bene-non-dimenticare/).
Una terza categoria è la sproporzione. I media mettono sotto la lente Israele, sottolineando tutto ciò che trovano di male e ignorano tutte le malefatte dei regimi islamici. Una quarta è l'interferenza straniera negli affari interni israeliani, che non si ammetterebbe certo nei fatti del proprio paese. Pensate se il governo israeliano obiettasse sulla nostra legge elettorale o sul sistema fiscale, senza un preciso interesse dei propri connazionali. L'Unione Europea, gli Usa e i singoli stati europei compione queste interferenze continuamente, su materie come le leggi sulla stampa o l'ordinamento giudiziario, allineandosi giustamente alle associazioni di "volontariato" che finanziano abbondantemente per creare dissenso in Israele. E poi qualcuno dice che l'Unione Europea non serve a niente...
Una quinta categoria sono gli atti discriminatori. Per esempio è giusto votare mozioni di condanna all'Onu e nel Consiglio Europeo per ogni costruzione che Israele commette a Gerusalemme. Una strage in Siria o in Yemen, la repressione in Tibet o in Turchia contro i Curdi, per sanguinose che siano, non meritano certo tanta attenzione. La sesta riguarda l'applicazione dei doppi standard nella legge internazionale. Se i bravi e buoni combattenti di Gaza bombardano le città israeliane, non fanno nulla di male. In fondo a che altro servono gli ebrei se non a essere bombardati? Ma se Israele osa rispondere, commette certamente dei crimini di guerra che vanno indagati e puniti con la massima severità, come voleva la commissione Goldstone
"La settima categoria – scrive ynetnews – è la meno nota. La si può chiamare razzismo umanitario. Esso attribuisce a priori minor responsabilità ai popoli più deboli e non-bianchi. Questo è razzismo perché quanto meno alcune persone sono considerate responsabili dei loro atti, tanto più sono considerate simili a persone con handicap o addirittura ad animali." Ma è un razzismo buono, naturalmente, perché le aiuta a compiere le loro "lotte" o vendette. Dunque se i palestinesi compiono crimini contro Israele non ne sono responsabili, poverini. Ma l'inverso non vale.
Ecco sette belle ricette per fare del buon giornalismo o una politica buona. Vi prego, applicatele. Avrete molto successo e il mondo, grazie a voi, diventerà un posto migliore.
Ugo Volli