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Fabio Scuto, megafono palestinese 28/11/2011

Gentile Redazione,

Vi allego copia di una mia email inviata al Venerdì di Repubblica.

Cordiali saluti

Daniele Coppin

Spettabile Redazione,
L'articolo di Fabio Scuto, che si fa megafono della propaganda palestinese sulla questione delle aree archeologiche presenti in Giudea e Samaria (ribattezzate sessant'anni fa "Cisgiordania"), contiene una serie di inesattezze storiche con l'evidente intento di evidenziare un inesistente legame storico del popolo palestinese con i monumenti citati nel testo.
In particolare, colpisce il fatto che Hebron, sede delle tombe dei patriarchi (del popolo Ebreo), vale a dire Abramo, Sara, Isacco, Rebecca e Lia venga considerata patrimonio dei Palestinesi, nonostante essi, riconoscendosi nella cultura araba e islamica, non possano vantare alcun legame storico-religioso se non con Abramo, patriarca del popolo ebraico.
Analogo discorso va fatto per quanto concerne Gerico, la città che Giosuè (successore di Mosè) conquistò, secondo la Bibbia, facendone crollare le mura al suono delle trombe del suo esercito.
Quanto a Betlemme (Beit Lehem, Casa del Pane in ebraico) la sua ebraicità è testimoniata dal fatto di essere stata il luogo di nascita, oltre che di Gesù di Nazareth (Yeoshua Ben Yosef) anche di Re David. D'altra parte la popolazione cristiana di Betlemme è minoritaria rispetto a quella musulmana, per cui l'affermazione di Scuto di Betlemme "città cristiana" è sbagliata sia dal punto di vista storico che demografico.
Circa il mosaico romano che cosituirebbe una delle migliaia di reperti "trafugati" dagli archeologi dell'esercito israeliano, per essere esposto nel Museo di Israele di Gerusalemme esso è attualmente visibile a tutti, cosa impossibile se fosse sotto il controllo palestinese, dal momento che gli Ebrei non potrebbero visitarlo.
In altre parole, l'articolo di Scuto rappresenta l'ennesimo attentato assestato, da un certo giornalismo schierato e per nulla obiettivo, alla Storia nell'intento di scippare il popolo ebraico della propria cultura e delle proprie tradizioni a vantaggio di un popolo di cui, fino al 1948, non si conosceva l'esistenza, quello palestinese.

Distinti saluti
Daniele Coppin


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