Sul FOGLIO di oggi, 26/11/2011, a pag.3, due analisi accurate su Marocco e Arabia Saudita. La prima, in attesa di conoscere i risultati elettorali, affronta il tema della penetrazione islamista in Marocco, la seconda, di Pio Pompa, è sull' Arabia Saudita, con un commento molto attento sul ruolo negativo di El Baradei non solo per l'Egitto, ma per l'intera regione, visti i suoi trascorsi nell'agenzia atomica dell'Onu, da lui assservita agli interessi iraniani.
Ecco i due pezzi:
Il Foglio-Editoriale: " Due poli opposti "
Nelle stesse ore ieri gli elettori del Marocco si recavano alle urne e la polizia dell’Arabia Saudita attaccava le manifestazioni degli sciiti nella regione petrolifera di Qatif. Tra questi due poli estremi si collocano tutte le opzioni del futuro politico dei paesi arabi. In Marocco le elezioni sono state realmente democratiche, con una sfida inedita. Anche a Rabat i media pronosticano il successo dei Fratelli musulmani di Giustizia e sviluppo, ma – a differenza di quanto è accaduto in Tunisia ed Egitto – questo primato può essere insidiato dal partito nazionalista Istiqlal del premier, Abbas el Fassi. O anche dai partiti laici che, invece di dividersi in egoismi di piccolo cabotaggio, si sono tutti raggruppati con piccoli partiti islamici progressisti nel Rassemblement national des indépendants (Rni) del ministro dell’Economia Salaheddine Mezouar. Le urne diranno se la sfida laica al predominio della Fratellanza è stata vinta, ma è già agli atti che il Marocco è l’unico paese arabo dove la rivolta non ha prodotto vittime, ma maturazione democratica. All’opposto, i cinque ragazzi sciiti uccisi nei giorni scorsi a Qatif sono vittime della pervicacia fanatica del regno saudita che li tratta come paria, nega loro i diritti civili, e a stento li considera musulmani. Si tratta della stessa Arabia Saudita che media l’uscita di scena del presidente Ali Abdullah Saleh in Yemen e trama per far cadere Bashar el Assad in Siria (e ha mandato i carri armati in Bahrein). Ora segue l’esempio del rais di Damasco, massacrando minoranze religiose e oppositori. La feroce e secolare guerra di religione tra wahabiti e sciiti riprende, e può avere esiti epocali.
Il Foglio-Pio Pompa: " Così Riad è ormai pronta a contrastare l'atomica iraniana "
El Baradei e il suo mentore Ahmadinejad
Se i Fratelli musulmani egiziani vogliono porre nelle mani di Mohammed El- Baradei il futuro politico dell’Egitto, allora siamo proprio al crepuscolo di ogni speranza di cambiamento”. Esordisce così una fonte diplomatica araba commentando il repentino riemergere dell’ex direttore dell’Agenzia atomica dell’Onu nonché premio Nobel per la Pace. Ma non è della situazione di quel paese, e del doppiogiochismo del candidato presidente d’Egitto ElBaradei e della Fratellanza musulmana, che la nostra fonte intende parlare. Bensì di come l’intero mondo sunnita si stia sisilenziosamente raccogliendo attorno all’Arabia Saudita, considerata l’ultimo baluardo contro la minaccia nucleare sciita della Repubblica islamica d’Iran. Ed ecco la notizia sconvolgente: “Riad si sta attrezzando, a tappe forzate, per rispondere adeguatamente all’atomica iraniana favorita dalle omissioni e dalle menzogne di ElBaradei quando era al vertice dell’Aiea”. “E’ a lui, – aggiunge ironicamente – premiato con il Nobel per la Pace che si deve un simile disastro”. L’Arabia Saudita avrebbe rotto gli indugi predisponendo, sul proprio territorio, basi segrete dove ospitare testate nucleari da usare, in un perfetto scenario da Guerra fredda, come deterrente nei confronti della Repubblica islamica d’Iran. Si è molto parlato della corsa al nucleare innescata dalle ambizioni atomiche di Teheran, ma questa rivelazione costituisce un passo ulteriore. Accettando il prezioso contributo tecnico-scientifico, accompagnato da generose forniture di materiali e apparecchiature, offerto da paesi alleati o resi tali dall’essere nel mirino di Teheran, il governo saudita starebbe riconvertendo il proprio programma nucleare da civile a militare nella certezza che né le sanzioni né un eventuale blitz potranno impedire all’Iran di divenire una potenza atomica. “ElBaradei – puntualizza la fonte araba –, lo stesso che qualche giorno fa ha tirato fuori la bufala sull’uso del gas nervino a piazza Tahrir, nella sua carriera al vertice dell’Agenzia atomica dell’Onu è stato costantemente sostenuto da lobby che continuano tuttora a esercitare una fortissima influenza sulle decisioni delle Nazioni Unite e di altri importanti organismi internazionali. A questo connubio va ascritta, oggi, la responsabilità della drammatica stagione che incombe sull’intero medio oriente con l’Arabia Saudita e lo stato d’Israele costretti, in una inedita alleanza contro il nemico comune, a difendere la propria sicurezza sull’incredibile, fino a ieri, fronte del nucleare”.
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