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Riportiamo da SHALOM di novembre, a pag. 17, l'articolo di Angelo Pezzana dal titolo "La guerra contro i falsari della comunicazione".
C’è una guerra che Israele deve affrontare nella quale, purtroppo, Tzahal non c’entra nulla. L’hanno definita ‘guerra delle immagini’, ma il nome giusto dovrebbe essere ‘ guerra contro i falsari’, perché non si tratta di combattere contro eserciti o movimenti terroristi, ma contro una produzione di immagini che diffondono realtà inesistenti, costruite però in maniera tale da poter passare per credibili. I mezzi possono essere anche grossolani, rudimentali, non è la qualità estetica della fotografia che conta, ma lo scoop che quasi sempre si ottiene. Il sito di Marco Reis www.malainformazione.it ne cita molti altri, ambientati a Beirut ma anche in Israele, dove i fotografi, che ben sanno quale è il valore ggiunto per vendere a scatola chiusa un servizio fotografico, preparano un set all’aperto, in qualche strada al confine con un villaggio arabo – meglio se confina con una via frequentata da automobili – e lì istruiscono ragazzini ad assalire i malcapitati con pietre, mentre tutt’intorno, miracolosamente, si era radunato spontaneamente un gruppo di fotografi. Inevitabile l’incidente. Un ragazzino viene urtato da un’auto colpita, cade sul cofano, l’autista, per evitare altre pietre accelera, insomma una scena ideale per dimostrare la rivolta degli > occupati< contro l’>occupante<. Una scena di questo genere è successa nel villaggio arabo di Silwan, nella parte orientale di Gerusalemme, lo scorso 10 ottobre, sull’auto c’era un politico israeliano, che vista la mala parata ha ritenuto più prudente accelerare invece di fermarsi. Chi vede il breve filmato, su youtube o altrove, non sa che la curva dove è avvenuto l’incidente porta a una zona militare e che i turni di guardia cambiano ogni giorno alle 13,15. Per cui organizzare un incidente è, appunto, un gioco da ragazzi. E da fotografi, come ha documentato bene la ricostruzione di Ruben Salvadori. Questi inganni non vengono quasi mai scoperti, i giornali continuano a pubblicare senza verificare, quelle sono ‘zone calde’, può succedere di tutto, no ? e poi quelle foto sono ghiotte per una informazione che si pone quale primo obiettivo la tiratura piuttosto che la verifica delle fonti. Non succede solo in Italia, però qualche testata quando sbaglia poi si scusa. E’ rimasta famosa la gaffe del New York Times (30 settembre 2000) quando pubblicò in prima pagina una foto firmata Associated Press, con il titolo “ Un poliziotto israeliano ed un palesatine sul Monte del Tempio”, nella quale si vedeva in primo piano un giovane dal volto ricoperto di sangue e dietro di lui un poliziotto israeliano con in mano un manganello. Quell’immagine fece il giro del mondo, peccato che la verità fosse un’altra, l’opposto di ciò che l’ Morale: cosa potrà mai fare un poliziotto israeliano con in mano un manganello se davanti a lui c’è un giovane insanguinato ? Averlo appena picchiato, è naturale. E dovremmo stupirci per la rivelazione – si veda il sondaggio presentato alla Camera dei Deputati da Fiamma Nirenstein – se il 44% degli italiani è ostile agli ebrei ? Giornali, libri scolastici, convegni accademici, incontri nelle parrocchie, il nostro paese, con felici eccezioni, è tutto un fiorire di iniziative contro Israele. Nulla contro gli ebrei, ci mancherebbe ! Poi arriva quel 44%, e allora si spengono i sorrisi, chi prima elogiava l’Italia per essere il paese europeo con meno pregiudizi si ricrede e incomincia a chiedersi dove abbiamo sbagliato. Già, dove. |
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