Riportiamo dall'ANSAMED l'articolo di Alma Safira dal titolo "Mo: ex detenuti palestinesi alla ricerca nuova vita in Qatar".
Ansamed è una sigla che appartiene ad ANSA, ancora una volta chiediamo al Direttore Contu se ritiene onesta informazione pubblicare articoli come questo che riprendiamo.
ANSAmed, Qatar, Mahmoud Abbas sorride (forse ha letto il pezzo di Alma Safira?)
Nell'articolo che segue, Alma Safira dipinge i terroristi ex detenuti palestinesi rilasciati in cambio di Gilad Shalit come ciò che non sono, vittime.
Nel pezzo vengono riportate le dichiarazioni di alcuni dei 15 terroristi che sono stati rilasciati a patto che non facessero ritorno in Cisgiordania.
Safira non commenta le loro dichiarazioni e le riporta fra virgolette, lasciando intendere che le condivide. Perciò nel pezzo si leggono le solite storie, frutto della propaganda araba contro Israele. I terroristi passano per vittime imprigionate per periodi di tempo lunghi diversi anni, di solito espressi in terzi della loro vita. Sul fatto che abbiano commesso dei crimini, su quali fossero i crimini commessi, sul fatto che siano stati regolarmente processati e riconosciuti colpevoli da una corte, sul fatto che le loro condizioni in carcere fossero le stesse di tutti gli altri detenuti, non una sillaba.
Poveri terroristi, hanno dovuto scontare una pena in carcere, perciò non hanno potuto continuare le loro vecchie attività o terminare gli studi. Sono loro le vittime, e non gli israeliani massacrati nei loro attentati. E ora che sono liberi pun non avendo scontato tutta la pena continuano ad essere vittime, perchè non sono con le loro famiglie rimaste in Cisgiordania.
Su Gilad Shalit, sul fatto che abbia trascorso un quinto della propria vita prigioniero dei terroristi della Striscia, sul fatto che Hamas abbia impedito alla Croce Rossa di visitarlo per i cinque anni e mezzo della sua prigionia, sul fatto che sia stato rapito sul suolo israeliano con lo scopo di essere usato come merce per ricattare lo Stato ebraico, non una sillaba. Sulla tortura dovuta subire dalla famiglia Shalit che per anni non ha avuto notizie del ragazzo, niente. Sul dolore provocato alle famiglie delle vittime dei terroristi che hanno visti scarcerati gli aguzzini dei loro cari nonostante fossero stati condannati in un tribunale, silenzio.
Il pezzo, visti i toni e il contenuto, sembra uscito direttamente da un'agenzia stampa dell'Anp e approvato da Abu Mazen.
Ecco il pezzo:
(ANSAmed) - DOHA, 24 NOV - A metà ottobre l'israeliano Gilad Shalit è stato liberato in cambio di 1.027 prigionieri palestinesi di cui 15 sono stati trasferiti in Qatar in accordo con Israele. Sono giovani, solo tre hanno qualche capello bianco, quasi tutti studiavano all'università prima di finire nelle prigioni israeliane. Sono arrivati a Doha il 19 ottobre e ora sono ospitati dal Qatar che si occupa di ogni loro esigenza materiale e anche spirituale. Appena liberati infatti il Qatar in accordo con l'Arabia Saudita ha portato gli ex detenuti a fare l'Haj, il pellegrinaggio pilastro dell'Islam, durante il periodo di Eid, festa islamica del sacrificio. Ora vivono in un albergo nella zona residenziale di Al Dafna, West Bay, al centro della capitale Doha. E' passato oltre un mese dal loro arrivo, per ora non lavorano né studiano, ma sono pronti a crearsi una vita in Qatar dal momento che per ora non gli è consentito tornare in Palestina.
Mosa Dodeen è stato quasi 20 anni in carcere, prima era uno studente di chimica all'università di Hebron. Ha continuato a studiare anche in prigione e ha ottenuto un master in Business Administration all'Università di Washington e ora vorrebbe continuare a studiare. Majde Amro ha 33 anni di cui un terzo passati in carcere avendo una condanna per 190 anni di galera.
Studiava ingegneria elettronica al Politecnico e ora vorrebbe continuare a studiare anche lui. "Penso di rimanere in Qatar per circa 5 anni. Passato questo periodo forse avrò la possibilità di tornare in Palestina e voglio continuare a combattere per la mia gente", ha dichiarato Amro. Sembra che tutti vogliano riprendere la loro vita da dove l'avevano lasciata prima della prigionia come se si potessero annullare quegli anni in carcere, una esperienza però difficile da cancellare. Quando raccontano della loro vita prima del carcere sembra che stiano parlando di un'altra persona, non di sé, perché ormai quel passato è così lontano da sembrare quasi estraneo, ma si aggrappano con tutte le loro forze a quella gioventù in libertà per ritrovare un punto da cui ripartire.
Tarq Ziad ha 30 anni di cui 9 passati in carcere. Prima lavorava come calzolaio, mentre ora vorrebbe studiare in Qatar.
Quasi nessuno di loro ha una moglie o dei figli, ma tutti hanno una famiglia in Palestina che ora si sta cercando di far venire in Qatar. "Sono felici di essere liberi, ma non possono tornare a casa loro in Palestina. Potrebbero passare mesi o anni prima che possano ritornare a casa e intanto il governo qatarino si sta occupando di loro anche attraverso una futura integrazione nel mercato del lavoro locale", ha dichiarato Munir Ghanam, ambasciatore palestinese in Qatar.
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