Di fronte alla realtà dell’Islam
di Bruce Bawer
(Traduzione di Anna Della Vida)
Bruce Bawer Pete King
Alcuni anni fa venni invitato a tenere una conferenza a Washington - per la precisione a Arlington – sul futuro dell’Europa. Ancora oggi mi chiedo il perché di quell’ invito. Quasi tutti gli altri oratori erano ex diplomatici o alti funzionari governativi, alcuni americani, altri da vari paesi europei. Tutti espressero rosee valutazioni sul futuro dell’Europa, sostenendo che l’Unione era la cosa migliore che fosse capitata al vecchio continente, una garanzia di pace e prosperità per le generazioni future.
I rari interventi sulla presenza musulmana e sull’immigrazione erano positivi, grazie all’arrivo di questi “nuovi europei” dal mondo islamico – ci rassicuravano questi esperti – il declino demografico europeo non avrebbe più rappresentato un problema. Diversi oratori espressero il desiderio che gli Stati Uniti, stanchi, vecchi e fermi al passato, divenissero come l’ Unione Europea, progredita e all’avanguardia.
I presenti erano tutti allegri, condividevano tutto. Poi toccò a me intervenire. Il mio argomento era “ l’islamizzazione dell’Europa, la diffusione della Sharia, la sottomissione delle donne, i matrimoni forzati, i delitti d’onore, l’attacco contro gli ebrei, la repressione degli omosessuali, le statistiche degli stupri in forte crescita, l’abuso dell’assistenza pubblica, il mancato intervento della polizia, i giudici che accettano le sentenze della Sharia, l’auto-censura praticata da giornalisti, scrittori e artisti per la paura di offendere i musulmani credenti, e i politici che sostengono che tutto va nel migliore dei mondi.
Il mio intervento è stato un succedersi di storie di orrori, presi dai giornali di tutta l’Europa occidentale, ma la reazione del pubblico è stata come se li avessi offesi. Non tanto per le cose che dicevo, ma per avere avuto l’ardire di dirle. Come potevo avere osato tanto ? “ Questi sono solo … aneddoti ! “ esclamò irato un diplomatico di lungo corso, “ solo aneddoti !”
Si, solo aneddoti, e molti lo erano, e ce ne sarebbero stati molti altri da raccontare. Ma quella gente non voleva sentirsi elencare cose che invece stavano succedendo davvero, non volevano ascoltare niente che li obbligasse ad affrontarle. Erano persone abituate al bla bla dei consolati, ai cocktail nelle ambasciate o nelle case degli ambasciatori, a conferenza come questa, un mondo di sogni gradevoli nel quale le terribili realtà che avevo raccontato non potevano entrare e che quindi andavano amabilmente negate. In più, un mondo nel quale anche la minima critica all’islam era del tutto “ verboten “. Quel modo di esprimersi non era “ diplomatico”.
Negli anni successivi ho tenuto conferenze pubbliche di questo genere in vari paesi europei, non con diplomatici e un pubblico come quello che ho appena descritto, ma gente vera, che vive i problemi dei quali io parlavo, che hanno verificato come stanno veramente le cose, che sanno quanto il loro continente sia in pericolo e che accolgono con gioia qualcuno che parla con franchezza di tutto, potendo esprimere le proprie idee senza essere zittiti. Eppure quella gente a Washington – pardon, Arlington – era informata su questi argomenti meglio di chiunque altro, sono dei professionisti, no ? Invece preferiscono rimanere chiusi dentro la loro bolla e negare l’evidenza, attaccati alla loro idea di una Europa gloriosa, escludendo quelle spiacevoli storie sull’Europa “reale”, considerandole “ solo aneddoti “.
Come era prevedibile non intervenni più dalle parti di Washington fino all’inizio di questo mese, con il risultato che la differenza fra i due interventi è come quella fra la notte e il giorno. La conferenza organizzata dalla “ Federalist Society” il 4 novembre scorso in occasione dell’uscita del libro “ Censura: come le leggi sull’apostasia e la blasfemia stanno distruggendo la libertà in tutto il mondo” di Paul Marshall e Nina Shea dello Hudson Institute, aveva riunito un gruppo di persone volonterose e aperte, pronte a trattare la realtà dell’islam nel mondo contemporaneo, l’opposto dei diplomatici non-vedo non-sento riuniti ad Arlington.
Ho trovato straordinario che quella conferenza sulla tendenza a bandire la diffamazione e l’insulto religioso, l’slamofobia e la sfida alla libertà del Primo Emendamento si fosse tenuta nel centro della Washington ufficiale, nella “ Caucus Room” del “ Cannon House Office Building”. Viviamo in un tempo nel quale è facile provare frustrazione di fronte alle posizioni governative ufficiali, nel trattare ad ogni livello con onestà questi argomenti, per cui mi è sembrato incoraggiante ascoltare così tante verità sull’islam contemporaneo, dette in una assemblea pubblica, e accolte con attenzione e rispetto dal pubblico di “Capitol Hill”.
Di “ soli aneddoti “ ce ne sono stati tantissimi. Amjad Mahmoud Khan ha raccontato della persecuzione del musulmani ahmadiyya nel mondo islamico. Marshall ha descritto il caso della femminista Taslima Nasreen, che è dovuta fuggire dal Bangladesh per salvare la propria vita perché i suoi scritti erano stati accusati di essere ‘contro l’islam’. Ascoltare la storia dello scrittore Premio Nobel egiziano Naguib Mafouz, che viveva sotto continua protezione dopo essere stato accoltellato da un estremista islamico. Ali Mohaqeq Nasab, imprigionato dal governo Karzai per aver pubblicato articoli ‘non islamici’ nei quali criticava la lapidazione quale pena per l’adulterio. L’ avvocato inglese Paul Diamond ha discusso alcuni casi legali, come quello di un impiegato cristiano di una compagnia aerea, al quale è stato proibito di portare al collo una croce durante le ore di lavoro, malgrado fosse consentito ad altre fedi. Mark Durie, un linguista e attivista per i diritti umani, e pastore anglicano a Melbourne, ha riferito la cronaca di un processo molto discusso in Australia, nel quale erano imputati altri due pastori accusati di avere criticato l’islam, un processo che proibì loro di ‘ esprimere mai più in pubblico opinioni sull’islam’ e con l’obbligo di pubblicare la sentenza sui giornali con un costo di 50.000 dollari. In appello i due pastori vinsero, ma mentre i loro accusatori musulmani non furono obbligati a nessun pagamento, loro dovettero pagare tutte le spese processuali per un importo di migliaia di dollari.
Sono utili queste conferenze ? Il fatto che il pubblico sia stato per ore ad ascoltare ogni intervento significa che era interessato a ciò che sentiva; le loro reazioni ai vari ‘ sono solo aneddoti…’ indicava che queste storie, largamente ignorate dai giornali più importanti, erano sconosciute a gran parte del pubblico. E le domande ad ogni intervento hanno dimostrato che quanto era stato detto era stato preso in seria considerazione, la gente era rimasta colpita da quanto aveva udito, segno che l’ argomento non era soltanto il tema di una conferenza e basta.
Che morale possiamo trarne ?
Intanto usare queste occasioni per attirare attenzione su questi argomenti, contribuendo così ad abbattere il muro del silenzio e dell’auto-censura che nasce dalla paura. Lì ho incontrato Pete King, il coraggioso rappresentante di New York al Congresso, le cui audizioni sull’estremismo dei musulmani americani hanno risvegliato l’attenzione del Congresso, e , di conseguenza, del popolo americano, verso le organizzazioni islamiche e le moschee americane sul pericolo che la Sharia rappresenta per la libertà dell’America.
Immaginate un Congresso con 10 Pete King, 100 Pete King, legislatori che si rendono conto che prendere sul serio i ‘ solo aneddoti’ sulle conseguenze dell’islamizzazione dell’Occidente significa niente altro che prendere sul serio la vita della gente che ti paga lo stipendio e le cui libertà costituzionali hai promesso di difendere.
Una cosa è sicura: se vogliamo proteggere la libertà di parola, in un mondo dove celebri scrittori, artisti, leader militari, capi polizia e giornali un tempo grandi, sono condizionati dal timore di essere definiti islamofobi ( e avere casa e ufficio fatti saltare in aria), abbiamo bisogno di più eroi anti-jihadisti come Pete King, ne abbiamo un bisogno disperato nelle stanze del potere. Sfortunatamente, come ha dimostrato il convegno-fiasco di Arlington, i nostri pubblici ufficiali di alto grado sono i più subdoli e arrendevoli sottoestimatori e minimizzatori del pericolo islamico. Speriamo che i ‘ solo aneddoti’ andati in onda alla Cannon House dell’Office Building il 4 novembre abbiano raggiunto dei leader influenti, tanto da lanciare una sfida a questa nostra irresponsabile politica.
Bruce Bawer è “Fellow Journalist” al Freedom Center e a “Informazione Corretta”. E’ autore di “Mentre l’Europa dormiva” e “Surrender” (non tradotti in italiano). Il suo nuovo libro “The New Quislings”, sullo sfruttamento operato dalla sinistra in Norvegia del massacro del 22 luglio, uscirà nel prossimo dicembre presso l’editore Harper Collins sotto forma di e-book