Riportiamo dal GIORNALE di oggi, 22/11/2011, a pag. 15, l'articolo di Fiamma Nirenstein dal titolo " E la Tunisia inneggia al califfato ".
Fiamma Nirenstein
Una lunga, capziosa discussione politica per formare un governo è sinonimo di democrazia:la storia d’Italia annovera svariati governi duri da partorire. Ma così come le elezioni non sono garanzia che la democrazia ha vinto (ci mette in guardia il grande storico Bernard Lewis) anche la trattativa e le sue lungaggini non ce lo promettono, specie nell’ambito della primavera araba. Dopo la fiammata hanno preso a strisciare, lunghissimi, le stragi di Assad, la riconquista silente e avida dei militari egiziani, il tira e molla della Tunisia. Dentro la trattativa di Tunisi per formare un governo, non si parla di economia (e sì che quel Paese ne avrebbe gran bisogno!) né di istituzioni. No, lo scontro odierno fra il partito islamista Ennahda (primo alle elezioni, ma non maggioritario) col suo leader Hamadi Jebali, il più probabile primo ministro ad interim, e Ekkatol, il maggiore partito laico, capitanato da Mustafa Ben Jaafar, verte sul califfato, istituzione statual- religiosa totalitaria e espansionista che regola le vite dei cittadini minuto per minuto secondo le istruzioni coraniche. Jebali ha auspicato in un’intervista al giornale Le Maghreb appunto, il califfato. L’Akkatol ha subito sospeso le trattative per poi fingere di cascare nelle esclamazioni democratiche di Jebali. Jaafar ha così più carte da giocare nella trattativa, avrà, visto che ha generosamente ripreso a trattare, un ruolo importante. Il prezzo lo pagherà la Tunisia che alla fine probabilmente avrà Jebali primo ministro, col suo califfato.
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