Tikun Olam (riparare il mondo): come dei semplici ma ingegnosi prodotti israeliani contribuiscono a rendere il mondo un luogo migliore Da Israele, analisi di David Braha
Testata: Informazione Corretta Data: 21 novembre 2011 Pagina: 1 Autore: David Braha Titolo: «Tikun Olam (riparare il mondo): come dei semplici ma ingegnosi prodotti israeliani contribuiscono a rendere il mondo un luogo migliore»
Tikun Olam (riparare il mondo): come dei semplici ma ingegnosi prodotti israeliani contribuiscono a rendere il mondo un luogo migliore di David Braha
Per secoli l’umanità ha combattuto contro la natura al fine di assicurare la propria sopravvivenza. Ma dopo migliaia di anni di lotta, nel giro di pochi decenni siamo riusciti a compiere enormi passi in avanti, e molti dei problemi che ci hanno afflitto nel corso di quasi tutta la nostra storia, improvvisamente, sono spariti. Come illuminiamo le nostre case? Con un interruttore possiamo accendere e spengere le luci a nostro piacimento. L’acqua pulita come ce la procuriamo? Ovvio, dal rubinetto. E il cibo come lo conserviamo? Basta aprire lo sportello del frigorifero o del freezer ed abbiamo risolto il problema. Tutti questi “piccoli comfort” sono ormai parte integrante della nostra vita quotidiana, al punto che la loro esistenza viene quasi data per scontata. Ma i paesi del Terzo Mondo non hanno la fortuna di poter dire lo stesso. In buona parte dell’Africa sub-sahariana per esempio, vi è una quasi totale mancanza di illuminazione delle strade; e anche nei luoghi in cui le infrastrutture effettivamente esistono, l’erogazione di corrente viene spesso interrotta per via di frequenti guasti. E ciò rende estremamente pericoloso l’aggirarsi per le vie di una città una volta calato il sole. In queste e tante altre regioni del mondo – che includono anche l’Asia e l’America Latina – il regolare approvvigionamento di acqua potabile è spesso costoso ed insufficiente. Ed infine, carestie e cambiamenti climatici rendono difficile un costante apporto di alimenti alle popolazioni più povere. Sono proprio questi alcuni dei campi nei quali alcune piccole compagnie israeliane si stanno specializzando. Il loro scopo? Applicare le loro innovazioni tecnologiche al fine di aiutare le popolazioni del Terzo Mondo a risolvere problemi che da noi sono scomparsi ormai da decenni. ILLUMINAZIONE È così che, per esempio, la Globe Light and Water Systems (GLW) ha sviluppato un sistema di illuminazione cittadina che unisce lo sfruttamento di tecnologie non inquinanti alla necessità di non dipendere dalle inaffidabili linee elettriche locali. L’idea è semplice. Ciascun lampione include tutti i componenti necessari al fine di emettere la luce: delle batterie, delle lampadine LED a basso consumo, ma soprattutto dei pannelli solari in grado di assorbire l’energia necessaria per far funzionare l’intero impianto. In questa maniera, il problema dell’illuminazione cittadina viene risolto in maniera efficace e pulita. Non solo, ma anche i costi di istallazione e mantenimento sono ridotti drasticamente: la batteria all’interno di ciascuna unità può durare fino a cinque anni, mentre le lampadine LED vanno sostituite in media una volta ogni dodici anni. PRODOTTI ALIMENTARI Dall’illuminazione passiamo alla conservazione di prodotti alimentari. Qui incontriamo la GrainPro, una compagnia americana che ha costruito la propria fortuna su un brevetto di Shlomo Navarro, un professore israeliano esperto in scienze dell’alimentazione. Anche in questo caso, ci troviamo di fronte ad un’idea estremamente semplice. Ispirato al racconto biblico di Giuseppe – che salvò l’Egitto da una carestia facendo scorta di grano e cereali – Navarro ha progettato degli speciali sacchi di plastica in grado di resistere per anni anche nelle condizioni climatiche più avverse. Una volta rimossa l’aria e sigillati ermeticamente, questi sacchi sono in grado di conservare grandi quantità di cereali senza dover ricorrere a pesticidi o agenti chimici di alcun tipo, dannosi non solo per l’ambiente ma anche per la nostra salute. Infatti l’assenza di ossigeno è in grado di uccidere tutti gli insetti che potrebbero annidarsi tra i chicchi. Ed in questa maniera, popolazioni di paesi come il Ruanda e lo Sri Lanka sono state in grado di conservare grano ed altri cereali scongiurando almeno in parte i rischi di una carestia. L'ACQUA Ma il campo in cui Israele è indubbiamente il leader mondiale, è quello delle tecnologie per la depurazione e il riciclo dell’acqua. La mancanza di sufficienti risorse idriche in questa regione del mondo è nota a tutti. Ed è proprio in questo settore che il paese sta investendo una buona parte delle proprie risorse. Basti pensare che, secondo le stime più recenti, al 2011 Israele purifica e ricicla circa l’80% della propria acqua di scarico al fine di reimpiegarla nell’agricoltura. Forse la cosa non sembra poi così eccezionale: ma se si considera che il secondo paese che meglio ricicla l’acqua – la Spagna – si attesta ad un misero 12%, allora la portata di questa innovazione mostra tutto il suo vero potenziale. Secondo le Nazioni Unite, nel mondo ogni anno muoiono circa 1.4 milioni di bambini a causa dell’acqua che bevono, sporca e inquinata; e questa tragedia potrebbe essere fermata con relativa facilità se si applicassero delle politiche oculate di risparmio e riciclo dell’acqua. È anche per questo motivo che, la scorsa settimana, Israele ha ospitato per la terza volta negli ultimi anni il WATEC – una fiera internazionale sulla gestione delle risorse idriche, nella quale le delegazioni di oltre 150 paesi sono venute a conoscere le ultime creazioni israeliane. Da un evento del genere si possono infatti trarre solamente benefici: da un lato le innovazioni vengono applicate al fine di salvare la vita a migliaia di persone; dall’altro, la collaborazione tra le società israeliane ed i paesi che richiedono queste tecnologie d’avanguardia ha generato profitti per quasi 2 miliardi di dollari. Quindi, non c’è da sorprendersi del fatto che nell’ultima graduatoria delle prime cento società di energia pulita al mondo, ne figurino ben 8 israeliane. Il loro merito, in fin dei conti, non è tanto quello di aver inventato qualcosa di completamente nuovo, quanto piuttosto quello di aver riadattato e migliorato tecnologie già esistenti al fine di risolvere problemi tipici della nostra era. Peccato solo che i simpatizzanti del boicottaggio ad Israele non si soffermino mai a riflettere su questi semplici punti. Probabilmente si renderebbero conto che, per le popolazioni più povere e sfortunate del mondo, il tanto odiato “Regime Sionista” fa molto di più di quanto loro possano mai immaginare.