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loccidentale.it Rassegna Stampa
19.11.2011 Dall'Egitto attentati a tutto gas contro Israele
Il commento di Costantino Pistilli

Testata: loccidentale.it
Data: 19 novembre 2011
Pagina: 1
Autore: Costantino Pistilli
Titolo: «Ecco chi (e cosa) c'è dietro gli attacchi al gasdotto egiziano del Sinai»

Continuano gli attentati al gasdotto che attraversa il deserto del Sinai. Riprendiamo da L'OCCIDENTALE il commento di Costantino Pistilli:

La scorsa settimana c’è stato un altro attentato contro il gasdotto egiziano che rifornisce Giordania e Israele. Il settimo da febbraio, da quando l’Egitto è stato liberato dal raìs Mubarak. Il penultimo atto terroristico risale al 27 settembre: un gruppo di terroristi posizionò dell'esplosivo sul tratto del gasdotto che attraversa l'area di al-Taweel, nella città di al-Arish. Il 30 luglio, un gruppo di uomini a volto coperto fece saltare in aria un deposito di carburante lungo la pipeline. Altri due attentati erano avvenuti il 4 e il 13 Luglio e il 27 Marzo alcuni terroristi collocarono dell'esplosivo nel terminal di al-Sabil con l'intenzione di farlo esplodere ma la polizia riuscì a sventare l'attacco. Il 5 Febbraio, invece, durante i giorni più caldi della rivolta contro Mubarak, il gasdotto fu incendiato in più parti.
In questi giorni le forze di sicurezza del Cairo hanno arrestato sedici persone del gruppo denominato 'Al Takfeer Wal Hijra' (TWH) ritenuto responsabile di chiudere il gas a Giordania (più del 90% dipende dalle esportazioni estere) e a Israele (più del 30% di oro azzurro arriva dal Sinai). Due di loro hanno poi rivelato che a capo della loro organizzazione, impegnata ad attaccare il metanodotto in questi ultimi mesi, vi sarebbe Mohammed al-Teehi trattenuto di ritorno da un pellegrinaggio alla Mecca. Il gruppo fondamentalista islamico TwH nasce intorno agli anni settanta e si insedia nella penisola del Sinai a causa della durissima ostilità del regime egiziano (da Anwar al-Sadat a Hosni Mubarak) lasciando la capitale egiziana per trovare rifugio nella città di Asyut, loro luogo di Egira.
I componenti dell’organizzazione (di cui avrebbe fatto parte anche Mohammed Atta, uno degli assassini dell’Undici settembre) sono quindi molto ben radicati nel territorio e difficili da intercettare: grazie alla concessione della taqiyya, che permette di mangiare cibi haram o di bere alcool per mischiarsi e avvicinare senza sospetto gli “infedeli”.
Oltre al TWH ad avere un controllo capillare del Sinai egiziano ci sono tribù di beduini, circa il 70% della popolazione della penisola, e secondo l’archeologo israeliano Avner Goren che ha vissuto e lavorato per più di quindici anni nel Sinai, Al-Qaeda sta sfruttando il malcontento dei beduini e finanziando le varie tribù per consolidare un’alleanza che le permetta di stazionare in una delle aree più strategiche del Levante. Questo, nonostante le tribù beduine non siano tradizionalmente devote all’Islam. I beduini, infatti, tengono di più alla loro tradizione che al Corano. Ma il mal contento contro il potere centrale li spinge verso chi li sostiene finanziariamente. Il territorio del Sinai, quindi, sia per la ricchezza energetica (l’Egitto è diventato uno dei maggiori produttori di gas naturale dell'Africa, secondo solo all’Algeria) sia per importanza strategica sarà una scacchiera dove molti partiti vorranno posizionare le proprie pedine in occasione delle imminenti elezioni. Inoltre, da lì parte il gas che rifornisce lo Stato israeliano e negli anni la canna del gas egiziana viene utilizzata, soprattutto dalla Fratellanza musulmana, come asta per sbandierare il drappo antigovernativo e antisionista. Il gas naturale viene venduto a Israele da questo impianto in base a un accordo ventennale con il quale l'Egitto rifornisce i propri vicini. L'accordo non ha mai ricevuto il consenso popolare ed è motivo di ampie critiche per il fatto che i prezzi applicati a Israele sono troppo convenienti. Ma si dimentica di dire che l'Egitto quando ha firmato un trattato di pace con Israele sotto l'ex presidente Anwar Al-Sadat e fissato il prezzo dell’oro azzurro estratto dalle piramidi è diventato il secondo più grande destinatario di aiuti economici degli Stati Uniti. Gerusalemme, per svincolarsi dalla dipendenza energetica fornita dagli ostili paesi arabi dovrà sfruttare i giacimenti offshore di gas naturale di Dalit, Tamar e Leviathan nello spazio marittimo a largo di Haifa. Ma si tratta però di siti già contesi con Cipro nord - leggi Ankara- e Libano.

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