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Informazione Corretta Rassegna Stampa
19.11.2011 Il ruolo della Lega Araba fra Siria, Arabia Saudita, Iran
L'analisi di Mordechai Kedar

Testata: Informazione Corretta
Data: 19 novembre 2011
Pagina: 1
Autore: Mordechai Kedar
Titolo: «Il ruolo della Lega Araba fra Siria, Arabia Saudita, Iran»

Il ruolo della Lega Araba fra Siria, Arabia Saudita, Iran
di Mordechai Kedar

 da Makor Rishon

(traduzione dall’ ebraico di Danielle Elinor Guez, Menahem Macina,
 a cura di Angelo Pezzana)

Mordechai Kedar

Durante i trent’anni del suo regno, 1970-2000, Hafez El Assad ha intrattenuto relazioni di amore-odio con la Lega Araba. Da un lato, si presentava quale garante del popolo arabo, con la capitale Damasco ‘fortezza incrollabile’ del nazionalismo arabo, divenuta persino il ‘luogo verso il quale pregare’. L’immagine che Assad aveva dato della Siria era quella di uno Stato che non avrebbe mai rinunciato ai diritti degli arabi , sentendosene l’interprete dei loro sentimenti più profondi, mentre gli altri leader, fra i primi Sadat e Re Hussein, diceva,strisciano davanti a Israele e agli Stati Uniti, tradendo gli interessi arabi, i valori e la stessa Umma araba.
I re dell’Arabia Saudita, del Marocco, della Giordania, così come gli Emirati del Golfo, venivano presentati sui media siriani come dei ‘reazionari’, ‘colpiti da immobilismo storico’, mentre la Siria, sotto la guida del Partito Baat (resurrezione), era ‘rivoluzionaria e progressista’, in grado di portare la nazione araba verso un brillante avvenire, ‘sotto il comando illuminato del presidente Assad’ “.

Questa immagine ha irritato notevolmente i leader dei paesi arabi, senza che potessero però fare granchè contro il regime siriano, che aveva, nel corso degli anni, strumentalizzato i gruppi estremisti, palestinesi in particolare, contro quei paesi arabi giudicati non amici. Assad ha sempre sfruttato i summit arabi – quando si degnava di prendervi parte – come una arena per attaccare duramente e pubblicamente gli altri Stati arabi, anche se preferiva tenersene lontano, con il pretesto che la Lega Araba non affrontava problemi arabi, non svolgeva una azione concreta e non era capace di prendere decisioni efficaci.
Si limitava a inviare a questi summit qualcuno in sua vece affinché esprimesse critiche verso gli altri leader arabi. La stampa siriana pubblicava caricature umilianti dei dirigenti arabi, disegnati con tratti offensivi.

Ma il grande peccato del regime siriano, agli occhi dei leader arabi, era ed è tuttora, l’alleanza con l’Iran, ormai di lunga durata, che ha allontanato la Siria dal mondo arabo. Durante la guerra Iran-Iraq (1980-1988), Assad ha sostenuto gli iraniani, malgrado il fatto che l’Iraq fosse un paese arabo, servendo anche da trampolino per l’ingresso degli ayatollah nel mondo arabo.
Hafez Assad ha sostenuto e aiutato l’Hezbollah sciita, agli ordini dell’Iran, a impadronisrsi di un paese arabo, il Libano, un errore particolarmente grave agli occhi dei sauditi, sunniti wahabiti ed estremisti, che considerano lo sciismo una specie di eresia dell’islam.

Malgrado il fatto che abbia liquidato circa 50.000 cittadini siriani che si identificavano con i “Fratelli Musulmani” negli anni 1976-1982, Assad ha sostenuto il movimento Hamas, ramo palestinese dei “Fratelli Musulmani”, che si oppongono radicalmente ai regimi politici nel mondo arabo. La sua palese amicizia verso Gheddafi aveva sollevato l’ira degli altri leader, che sapevano quanto il Beduino del Sahara avesse in realtà bisogno di un urgente trattamento psichiatrico.

 Fu così che Assad padre si attirò l’ostilità del mondo arabo. Suo figlio, che gli successe nel luglio 2000, non ha fatto molto per migliorare l’immagine della Siria agli occhi dei dirigenti del mondo arabo. Ha preferito rinforzare e promuovere i legami con l’Iran, intensificando i rapporti di cooperazione, anche nel settore nucleare. Ha realizzato questa politica sotto gli occhi della maggioranza dei siriani, che sono arabi sunniti, destando in loro una grande collera,e non prestando mai attenzione alle loro richieste. I siriani sono rimasti poveri, senza lavoro, rovistando nella spazzatura per trovare avanzi di cibo, mentre i corrotti, alleati del regime, diventano più ricchi a spese della popolazione.

La Lega Araba in tutti questi anni ha tenuto gli occhi chiusi davanti a quel che succedeva in Siria, anche perché negli altri Stati arabi la situazione non era poi così diversa, e anche perché il suo statuto vuole che ogni paese sia responsabile dei propri affari interni, per cui la Lega non ha il diritto di intervenire.
Ma questa regola è stata infranta a più riprese, in particolare quando le rivolte interne in paese arabo superano il limite della tolleranza. Così avvenne quando la Lega decise di inviare in Libano le ‘forze arabe di dissuasione’, dopo che nel 1975 era scoppiata la guerra civile. Il destino volle che le ‘forze di dissuasione’ fossero formate da siriani , per cui quell’intervento rappresentò in realtà gli interessi della Siria piuttosto che quelli del Libano. I soldati siriani dovettero poi abbandonare il Libano nel 2005, dopo la risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, a causa dell’assassinio di Rafik Hariri.

In quel caso la Lega Araba non sostenne la Siria. Nel corso di quest’anno, dopo l’inizio delle rivolte, iniziate in Tunisia nel dicembre 2010, la Lega Araba è stata costretta a reagire di fronte ai bagni di sangue in Yemen,Libia, Siria, per l’alto numero delle vittime, cadute sotto il fuoco delle forze di sicurezza governative e per la durata della violenta repressione della popolazione civile.

La Lega Araba, e i dirigenti arabi, non hanno potuto non reagire di fronte alle critiche , soprattutto attraverso le trasmissioni di Al Jazeera, che sottolineavano quanto le parole fossero inutili quando il sangue scorreva nelle strade.
Gli Emirati del Golfo sono intervenuti in Yemen e Barhein, mentre per la Libia, dove la repressione era particolarmente violenta, la Lega Araba ricorse all’Onu, chiedendo un intervento per proteggere i civili. E’ stata questa richiesta che ha funzionato da copertura ai paesi della NATO per arrivare a una condanna di Gheddafi, alla quale seguirono gli attacchi aerei, anche se mancò la convalida del Consiglio di Sicurezza.

A seguito della escalation dei massacri di civili in questi ultimi due mesi, la Lega Araba è stata nuovamente oggetto di dure critiche per avere, in un primo tempo, sostenuto Assad, tentando dopo una mediazione tra il regime e l’opposizione. Per questo è stata accusate di dare più importanza al ‘liquido nero’ dei libici, che al ‘liquido rosso’ dei siriani.

Da quando i ribelli siriani, il 29 luglio scorso,di venerdì, hanno gridato lo slogan ‘ il vostro silenzio ci uccide’, la Lega Araba è entrata in una fase di intensa attività, che si è espressa attraverso molte discussioni su quanto sta avvenendo in Siria, con delegazioni di ispettori che si sono recati sul posto per incontrare i rappresentanti dei ribelli e sentire le loro richieste.

A spingere la Lega Araba su questa strada è stata l’Arabia Saudita, per tre ragioni:
1) la tradizionale rivalità con l’Iran, padrino di Assad.
2) il fatto che Assad è alawita, quindi un eretico per i wahabiti, per i quali non potrebbe esercitare nessun potere e nemmeno vivere.
3) il fatto che Assad, l’eretico, massacra dei musulmani come aveva fatto il padre a suo tempo.

Importante è anche il contesto iraniano, per quanto concerne l’Arabia Suadita: la pressione internazionale sull’Iran aumenta a seguito del rapporto della Commissione internazionale per l’Energia Atomica che ha stabilito che l’Iran sta sviluppando l’arma nucleare, e questa crescente pressione rischia di dare il via alle ostilità nel Golfo.
Uno scoppio di tale natura può provocare un disastro all’industria petrolifera del Golfo – che è all’origine della sua ricchezza – e, per conseguenza, danneggiare la stabilità della stessa Arabia Saudita.
Uno dei mezzi individuati dall’Arabia Saudita per colpire l’Iran è la sconfitta del regime siriano, e questa è una delle ragioni, se non la principale, che spiega l’escalation delle dichiarazioni della Lega contro il governo siriano

Mordechai Kedar fa parte del Centro Studi sul Medio Oriente e sull’Islam della Università Bar Ilan, Israele. Collabora con Informazione Corretta  


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