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Informazione Corretta Rassegna Stampa
18.11.2011 L’Olanda sprofonda nell’abisso
L'analisi di Bruce Bawer

Testata: Informazione Corretta
Data: 18 novembre 2011
Pagina: 1
Autore: Bruce Bawer
Titolo: «L’Olanda sprofonda nell’abisso»

L’Olanda sprofonda nell’abisso
di Bruce Bawer

(traduzione di Anna Della Vida)

 In una intervista sul settimanale olandese Panorama, Geert Wilders affronta diversi temi, molti dei quali fanno parte del libro che uscirà nell’aprile del prossimo anno negli Stati Uniti.
Sarà una descrizione documentata di come l’islam sia di fatto una “ ideologia pericolosa” e che “ Maometto è stato una delle figure peggiori della storia”, la cui influenza negativa continua ancora oggi.
E’ vero che esistono musulmani che si dichiarano sinceramente moderati, dice Wilders, che lo siano veramente a lui va bene, ma l’islam in sé non lo è per niente.
“Quale è il pericolo più grande ?”, gli chiede l’intervistatore, e Wilders risponde “ se non mettiamo fine alla islamizzazione, essa si insinuerà senza alcun dubbio nella nostra società, e noi perderemo ogni libertà. Poco a poco, la situazione peggiorerà, per questo lancio l’allarme. Altrimenti i nostri figli, i nostri nipoti vivranno fra non molto in un mondo privo di libertà “.
Replica l’intervistatore: “ ma se la gente ti dice, dai Geert, non ce la passiamo poi così male”, cosa gli rispondi ? “E’ molto peggio di quel che pensate “, risponde Wilders.
E’ grave credere che nel 2011 ci siano ancora degli olandesi – al di fuori di quella élite culturale perennemente incapace e fuori dalla realtà, come è sempre stata – che credono ancora che “le cose non vanno poi così male “, eppure è così, proprio così.
Per fortuna, sicuramente grazie alla pressione esercitata da Wilders e dal suo Partito della Libertà, in questi ultimi anni vi sono state parecchie riforme nelle politiche sull’immigrazione e integrazione. Non sarà però stato troppo poco e troppo tardi ?
Sfortunatamente tutte le statistiche indicano che stiamo andando verso il disastro.
Prendiamo, ad esempio, il nuovo rapporto commissionato dal Ministero degli Interni olandese e realizzato da Risbo, un istituto di ricerca della Università Erasmus. Esso rivela che nella comunità marocchina olandese, fra gli uomini in età fra i 12 e i 24 anni, il 38.7% ha commesso reati e negli ultimi cinque anni sono stati coinvolti in furti e atti di violenza.
In testa a questa statistica negativa, vi è la città storica di Den Bosh, che dista circa 50 miglia da Amsterdam, dove quasi la metà dei giovani marocchini tra i 12 e 24 anni – cioè il 47.7%, per essere precisi – ha avuto denunce alla polizia (lo scorso anno la percentuale era del 45%).
Nella lunga lista delle altre città, Zeist, Gouda, Veenendaal, Amersfoort, Maassluis, Oosterhout, Schiedam, Nijmegen, Utrecht, Ede, Leiden e Den Hague, la percentuale arriva al 40%. In ogni città esaminata, tra l’altro, il numero dei giovani marocchini superava di gran lunga i giovani di origine olandese, la cui percentuale si aggirava sul 13%, paragonata nello stesso periodo e per gli stessi atti commessi.
Uno che conosce molto bene l’ambiente nel quale vivono i giovani marocchini olandesi è il regista Roy Dames, che ha lavorato per otto anni a “Mocros”, un documentario sui giovani marocchini che vivono a Rotterdam ( Il film è stato proiettato il 10 novembre a Amsterdam e Nijmegen, e verrà trasmesso dalla Tv olandese all’inizio del prossimo anno).
In una intervista sull' edizione olandese di ”Metro”, Dames, i cui lavori precedenti includono documentari su criminali, prostituzione, alcolismo e barboni, dice che lui “ ha voluto girare un documentario sui ragazzi marocchini che vivono in mezzo alla strada, come quelli che vediamo dappertutto.
" Ho cominciato ‘Mocros’ nel 2002, quando questi ragazzi mostravano di sé una pessima immagine. Come succede ancora oggi. Molti di loro  sono stati espulsi dalle scuole, provocano violenze nelle strade e rischiano di diventare dei criminali”.
I ragazzi ripresi nel suo film, hanno oggi più o meno ventitrè anni, sono seguiti da assistenti sociali e lavorano occasionalmente. Uno di loro ha trascorso un anno in prigione. Non è facile che si raccontino, dice, perché “ vivono in una condizione di silenzio e vergogna”, nella quale la pressione della famiglia, degli amici e della comunità è enorme”.
Essere stato con loro tutti questi anni non ha esattamente protetto Dames dal loro atteggiamento non proprio amico. Mentre girava un incontro, diciamo così, difficile, tra una trentina di questi ragazzi e alcuni ‘giovani lavoratori’in condizioni di disagio, improvvisamente divennero molto aggressivi nei suoi confronti, tanto che fece appena in tempo a saltare dentro alla sua macchina e mettersi in salvo.
Dopo questo incidente interruppe le riprese per sei mesi, il tempo impiegato da quei ragazzi per ristabilire il loro rapporto con lui.

Qualcuno potrebbe dedurre che tra Dames e questi ragazzi fosse subentrata almeno una certa simpatia, in fondo lui si era comportato con loro in modo chiaro e aveva mostrato le cose come stavano, non aveva cercato di abbellire la realtà. Una critica malevola sul De Telegraf  sosteneva che il film, intenzionalmente o no, confermava tutti i pregiudizi degli spettatori olandesi, e il recensore terminava con questa osservazione, come per dire con chiarezza che l’ultima cosa che voleva era verificarne le conseguenze. E’ significativo che la biografia di Dames sia apparsa  nella edizione olandese di Metro, un giornale gratuito che viene distribuito nelle stazioni della metropolitana e alle fermate dei mezzi pubblici.
Nel corso di questi anni ho notato che le edizioni olandesi e svedesi di Metro sono spesso – scandalosamente – gli unici luoghi dove si possono leggere storie troppo politicamente scorrette per trovare spazio sui giornali importanti.
E il documentario di Dames appartiene a questa categoria.

Mocros ha ricevuto “poca attenzione nei media” dice il regista, “la stampa olandese è politicamente corretta” e preferisce non toccare quegli argomenti “reali” che il film invece mostra. Bene, questo lo si sapeva, come dimostra il caso di Geert Wilders. Ma dopo l’assassinio di Pim Fortuyn e Theo van Gogh, la cacciata dal paese di Ayaan Hirsi Ali e la persecuzione di Wilders, tutti perché hanno avuto il coraggio di esprimere ciò che pensavano sull’islam, e le preoccupanti statistiche come quelle incluse nel rapporto Risbo, uno si chiede cosa ci voglia ancora per persuadere i media olandesi che è giunta l’ora, da troppo attesa, per aprire una discussione vera, ad occhi aperti, senza barriere, sull’islam in Olanda.

 C’è da temere che, prima che i grandi giornali si accorgano che è ora di parlarne, sia di fatto ormai troppo tardi.

 Bruce Bawer è “Fellow Journalist” al Freedom Center e a “Informazione Corretta”. E’ autore di “Mentre l’Europa dormiva” e “Surrender” (non tradotti in italiano). Il suo nuovo libro “The New Quislings”, sullo sfruttamento operato dalla sinistra in Norvegia del massacro del 22 luglio, uscirà nel prossimo dicembre presso l’editore Harper Collins sotto forma di e-book.


http://www.informazionecorretta.it/main.php?sez=90

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