Elezioni in Marocco, il re si assenta per tutta la loro durata. Perchè? E quali saranno le conseguenze? Commento di Souad Sbai
Testata: Libero Data: 17 novembre 2011 Pagina: 21 Autore: Souad Sbai Titolo: «Complotto francese per il ribaltone in Marocco»
Riportiamo da LIBERO di oggi, 17/11/2011, a pag. 21, l'articolo di Souad Sbai dal titolo "Complotto francese per il ribaltone in Marocco".
Souad Sbai, Mohamed VI
Che ci fosse la mano francese, pesante, sporca e senza ritegno, in questo inverno estremista che ha contagiato il Nordafrica era evidente. Ma il soggiorno di Mohammed VI in Francia programmato per tutta la durata della tornata elettorale e forse anche oltre ci fa davvero preoccupare. E la cosa che nemmeno i media francesi, sempre attentissimi, parlino di questa vicenda è assai più preoccupante. Che ci sia lo zampino, magari implicito, magari sospirato, di Monsieur le Président in questo strano soggiorno a Parigi, che cade proprio nel momento clou della storia marocchina? L’idea non viene così, per caso. Ma perché è la storia stessa di queste rivoluzioni a essere illuminante. Ma facciamo un passo indietro. Dove si è visto mai un re, peraltro amato dalla popolazione, capace di riformare il suo Paese e vicino a vedere queste riforme divenire realtà, che si allontana così inspiegabilmente dal suo regno, perdendosi la tornata elettorale che ne cambierà la storia. SOTTO PRESSIONE Tutto parecchio strano e di difficile interpretazione. Se non fosse che in Marocco, ovviamente in nettissimo anticipo rispetto all’Italia, gira la notizia di un Paese sotto pressione nei suoi strati popolari, incapaci di difendersi dall’assalto psicologico di un estremismo che fa leva sui problemi economici ed occupazionali per accaparrarsi consensi. Un Paese che vuole cambiare, ma in cui la spinta dell’estremismo non fa altro che minare questa voglia di futuro. La mano straniera anche in Marocco si sente ed è pesante come un macigno. Come del resto era evidentissima negli altri Paesi in cui le rivoluzioni sono già passate, dalla Tunisia alla Libia, passando per l’Egitto. Intendiamoci, non che l’islamismo sia debole in Marocco, anzi, il movimento nelle sue basi era già presente da tempo e non aveva risparmiato di farsi vedere in sporadiche ma pesantissime uscite, ma da qui allo strano soggiorno del re in Francia proprio sotto elezioni, parecchio mare ci passa. Non la beviamo la storiella della democrazia da esportare in Marocco, perché bisogno non ce n’è; altrimenti mi si deve spiegare perché in Arabia Saudita o in Qatar non si andati, visto che lì davvero ce n’è bisogno e le donne lo sanno bene, purtroppo. Mohammed VI non è Karzai, che dialoga con i talebani e dall’altra parte sorride malignamente all’Occidente che lo ha messo al potere. Tutto il clima attorno e dentro il Marocco pare volgere in una determinata direzione. Il rischio che il Paese corre in assenza del suo re è altissimo e i moderati, sia a Rabat che qui in Europa, sono fortemente preoccupati. Non a caso, Salaheddine Mezouar, ministro delle Finanze e segretario generale del partito «La colomba » a Casablanca ha affermato senza mezzi termini: «Il velo si oppone al progetto della società libera». Significato in sintesi: se ieri solo l’estremi - smo era contro l’Occidente, oggi tutto il mondo arabo si avvia a essere contro l’Occi - dente. Si rischia una vera e propria invasione dall’interno, con l’estremismo che ormai si sente forte di potersi muovere alla luce del sole, con tutta la prepotenza politica e sociale di cui è capace. Le mani libere lasciate senza alcun motivo a chi vuole destabilizzare per poi raccogliere senza sforzo è assai strano, soprattutto per un re come Mohammed VI, che ha fatto di tutto e in fretta per riformare la Costituzione e renderla adatta al cambiamento. Perché cambiare per poi andar via? Perché una mezza misura, che non è né un viaggio né una fuga? Solo nel non voler influenzare l’esito elettorale come dice la stampa marocchina? A quale ricatto estero soggiacciono oggi il re e il suo popolo moderato, che paiono talmente con le spalle al muro da dover abbandonare temporaneamente il campo proprio sul più bello, quasi che siano in pericolo? BANCO DI PROVA Dalla risposta a queste domande dipende in gran parte il destino del Marocco, oggi alla prova del voto, ma in pericolo mortale, sguarnito come sarà senza il custode, nel bene o nel male, della sua stabilità e della sua sicurezza nel tempo. È l’ultimo tassello, quello più sottile e paradossalmente più silenzioso. Rabat, il suo destino e il suo futuro, saranno in grado di spiegarci anche ciò che di questa primavera araba ancora non avevamo compreso a fondo. La longa manus che indebolisce i reggenti per toglierli di mezzo, con le buone o le cattive.
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