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Il Foglio Rassegna Stampa
16.11.2011 Siria, il regime di Bashar al Assad perde gli ultimi sostenitori
cristiani e imprenditori si schierano contro il dittatore. Turchia e Giordania pronte a intervenire

Testata: Il Foglio
Data: 16 novembre 2011
Pagina: 3
Autore: Redazione del Foglio
Titolo: «Il crollo del sistema Assad»

Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 16/11/2011, a pag. 3, l'editoriale dal titolo "Il crollo del sistema Assad".


Bashar al Assad

In Siria il sistema Assad sta crollando. Soffre di un’inguaribile emorragia interna, domenica hanno protestato contro persino i cristiani di Hama, dopo una messa fuori dalla chiesa, loro che nel paese sono la pietra d’angolo del consenso al potere di Damasco perché preferiscono – preferivano? – Assad all’arrivo dei lupi sunniti. La classe commerciale di Aleppo, pure, sta rimangiando il suo appoggio: uomini d’affari e mercanti che per trent’anni grazie allo status quo garantito dal regime sono ingrassati, e nei mesi di questa ribellione hanno isolato con disprezzo i ribelli, ora cominciano a dubitare della tenuta di Assad e stanno ritirando il sostegno e – quel che è peggio – pure il denaro, c’è un volo di capitali incessante che finisce nel vicino Libano, in attesa di tempi migliori. Il fatto che ieri siano morti settanta soldati dell’esercito regolare parla chiaro: è guerra civile, i disertori ora hanno preso l’iniziativa, tendono imboscate, hanno cominciato pure a usare i primi ordigni stradali contro le forze di sicurezza – girano i primi video, pessimi presentimenti per chi teme che un giorno i bombaroli siriani si uniscano a quelli iracheni appena al di là del confine, come fecero durante gli anni della guerra contro gli americani. Il sistema Assad sta crollando però anche fuori, ed è peggio. Ieri il primo ministro turco Erdogan si è rivolto direttamente al presidente siriano per chiedere conto della bandiera turca bruciata nell’assalto del consolato di Latakia. Tono da offesa deliberata: “Bashar, tu che hai già portato migliaia di persone nelle tue prigioni, punisci i responsabili di quest’oltraggio”. Il piccolo re Abdullah di Giordania, che manca dello status del turco, è stato più obliquo: “Se io fossi nelle condizioni di Bashar – ha detto – mi dimetterei”. E’ il primo invito a cedere il passo arrivato da un paese arabo. Il crollo ha conseguenze pratiche. La Turchia sta considerando di sospendere la fornitura di energia elettrica alla Siria, ha dichiarato il ministro turco per l’Energia, Taner Yildiz , che ha anche annunciato la sospensione dell’esplorazione congiunta di sei pozzi di petrolio in Siria – proprio ora che Damasco avrebbe bisogno di entrate supplementari. Oggi in Marocco c’è un incontro della Lega araba, da cui la Siria è stata appena espulsa, ma i turchi – che non sono arabi – sono stati invitati. E’ chiaro che si parlerà di come isolare ancora il governo che per poco era sembrato – tra i potentati mediorientali – il lato presentabile dell’asse Iran-Siria, una nazione araba sul punto di intraprendere coraggiose aperture e “riforme” importanti. “Hanno continuato a commettere violenze, ora la loro fine è inevitabile”, ha detto ieri il principe saudita Turki. Il sistema Assad sta prendendo più colpi di quanti ne possa ancora reggere.

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