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La Stampa Rassegna Stampa
13.11.2011 Iran, esplode un deposito di arsenale dei Pasdaran
cronaca di Giordano Stabile

Testata: La Stampa
Data: 13 novembre 2011
Pagina: 19
Autore: Giordano Stabile
Titolo: «Iran, salta base dei Pasdaran. 'Forse è stato un sabotaggio'»

Riportiamo dalla STAMPA di oggi, 13/11/2011, a pag. 19, l'articolo di Giordano Stabile dal titolo " Iran, salta base dei Pasdaran. 'Forse è stato un sabotaggio'".


Pasdaran

Una esplosione terrificante, che ha fatto tremare i vetri alle finestre della cittadina di Bidgameh e fuggire la gente terrorizzata nelle strade. Udita anche a Teheran, a quaranta chilometri di distanza, dove per ore si sono susseguite ipotesi, congetture, e paure. Con Israele che da settimane minaccia di attaccare i siti del programma nucleare iraniano, tutto era possibile. Poi è arrivata la spiegazione ufficiale, da parte di un parlamentare originario della regione, Hossein Garousi: «È saltato in aria un deposito di munizioni dei Guardiani della rivoluzione». Un incidente, secondo il governo e il portavoce dei Guardiani, meglio conosciuti come Pasdaran. «Ci sono 27 morti e decine di feriti - si è limitato a dire Rameza Sharif -. Una dozzina sono in condizioni critiche ». Nessuna ipotesi sulle cause. Sembra che i militari stessero spostando munizioni da un deposito a un altro. Niente di più. Neanche il nome della base, che però, secondo fonti della dissidenza, è l’Amir-Olmomenin, effettivamente adibita allo stoccaggio di munizioni. Sharif, oltre a definire «martiri » le vittime, ha solo voluto smentire non precisati media stranieri, escludendo ogni possibile legame tra l’esplosione «e un qualche esperimento nucleare ». Ma non ha detto che tra i «martire» c’era un alto comandante delle Guardie, Hassan Moqaddam, circostanza confermato in un primo momento soltanto all’agenzia di stampa cinese Xinhua. I Pasdaran sono all’avanguardia nel tentativo di ammodernamento delle forze armate, soprattutto missilistico. Ma non, probabilmente, nella base vicino a Bidgameh. Diverse erano state le reazioni a un’altra esplosione, poco più di un anno fa, in una base della provincia nordoccidentale del Lorestan. Era il 10 ottobre 2010: 18 morti. Teheran aveva parlato di un incendio che «si era esteso ai magazzini delle munizioni ». Ma, secondo il sito israeliano Debkafile, nella base era custodita la maggior parte dei missili Shehab-3, con una portata di duemila chilometri e «una mano misteriosa» aveva fatto saltare in rapida successione tre tunnel e distrutto missili e rampe di lancio. Da aIlora il sito era «inutilizzabile». Una tappa della guerra sotterranea in corso nella Repubblica islamica, che ha visto come episodio più celebre l’attacco hacker al sito nucleare di Natanz, con il virus informatico Stuxnet, che all’inizio di quest’anno ha reso inutilizzabili, o ha comunque danneggiato, alcune delle migliaia di centrifughe utilizzate per ottenere uranio arricchito. Un colpo all’orgoglio dei Pasdaran, incaricati di proteggere il programma nucleare, anche se non si sa quanto efficace sia stato nel rallentare le ambizioni iraniane. Le Guardie della rivoluzione, 150 mila uomini, con il miglior addestramento e il miglior materiale a disposizione, sono in possesso di navi da guerra e missili balistici, collocati strategicamente per colpire Israele e obiettivi Usa nel Golfo. Ma i Pasdaran hanno in mano anche molte delle leve economiche del Paese e godono di enormi vantaggi. Prima di tutto un rapporto diretto, privilegiato, con la Guida suprema Ali Khamenei, l’uomo più potente della Repubblica islamica. Per questo sono stati il bersaglio principale delle sanzioni dell’Onu, che mirano a riportare sotto il controllo internazionale il programma nucleare. E dopo la pubblicazione, martedì scorso, dell’ultimo rapporto dell’Aiea, l’Agenzia internazionale per l’energia atomica, sono ancor più sotto tiro: se ci sarà un giro di vite nelle sanzioni saranno uno dei bersagli principali.

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