Riportiamo dal REPUBBLICA di oggi, 12/11/2011, a pag. 21, l'articolo di Giampaolo Cadalanu dal titolo " Afghanistan, il martirio delle donne: madre e figlia lapidate per immoralità ".
Dedichiamo questo articolo alle femministe occidentali, sempre zitte di fronte alle discriminazioni subite dalle donne nei Paesi islamici e troppo occupate a difendere la presunta libertà di nascondersi sotto a un burqa nei Paesi occidentali.
Ecco il pezzo:
Lapidazione
Sono seduti ai tavoli per le trattative di pace, con gli emissari dell´Occidente rivendicano un ruolo per contribuire a un Afghanistan "nuovo", con i giornalisti propongono un profilo moderato. Ma il volto feroce dei Taliban resta sempre lo stesso: gli attentati nel centro di Kabul, le lapidazioni, la giustizia sommaria. Quello che è successo giovedì a Ghazni, in una provincia controllata per gran parte dagli studenti coranici, sembra confermare che a dieci danni dalla sconfitta del regime guidato dal mullah Omar per le donne nulla è cambiato.
Una vedova e sua figlia sono state massacrate a colpi di pietre e poi finite con una pallottola in testa, perché ritenute «colpevoli di deviazione morale ed adulterio». Secondo la ricostruzione della polizia locale, gli assalitori hanno fatto irruzione di notte nella casa delle donne e le hanno uccise. Non è ben chiaro se ci sia stata una sorta di processo, alcune fonti dicono che sono state portate fuori con la forza, altre che sono state uccise in casa. Ma l´esame dei corpi ha confermato che prima di essere giustiziate le donne sono state colpite da sassi.
Il governatore di Ghazni, Musa Khan Ahmadzai, sostiene che a condannare le due donne sarebbe stata una sentenza del locale mullah, il quale le ha ritenute colpevoli di adulterio e prostituzione. Anche un vicino ha raccontato all´Agence France Presse che le due erano accusate di attività immorale, senza però precisare "da chi". E chissà se l´interrogatorio di due uomini fermati dopo il delitto potrà chiarire le reali responsabilità.
Ghazni, a metà strada fra Kabul e Kandahar, sembra essere un laboratorio per il ritorno al passato: i mullah chiedono apertamente ai fedeli di denunciare i casi di adulterio, le donne non escono di casa se non coperte dal burqa, le ragazze non vanno a scuola, persino ai matrimoni la sposa è separata dallo sposo perché il rumore dei tacchi femminili "turba" gli invitati uomini. È una regione che le forze Isaf dovrebbero passare ai governativi in tempi abbastanza brevi: ma sarebbe illusorio pensare che la giustizia islamica imposta dai Taliban possa essere sostituita in tempi rapidi da codici basati sulla certezza del diritto e sul rispetto dei diritti umani.
Anche se una rivendicazione esplicita dei Taliban per il delitto non c´è, a Ghazni come in altre zone controllate dagli studenti coranici la cultura integralista si consolida. Il "nodo" dei comportamenti inadeguati alle norme islamiche, da sempre un punto dolente nella cultura afgana, continua a causare l´uccisione o comunque la violenza su donne sospettate di adulterio: nel secondo trimestre di quest´anno sono stati 1026 gli episodi registrati dalla Commissione indipendente per i diritti umani, contro i 2700 di tutto l´anno scorso (e naturalmente i casi denunciati sono solo una parte). A volte sono gli stessi familiari o i vicini di casa a commettere i delitti, a volte sono bande di guerriglieri o i Taliban veri e propri.
In genere le esecuzioni ordinate dai gruppi di integralisti devono avere un valore "esemplare": è il caso di due donne che lavoravano in una base americana, uccise con l´accusa di prostituzione e abbandonate davanti all´ingresso della base due anni fa. Gli studenti coranici negano invece ogni responsabilità per la vedova incinta frustata e uccisa l´anno scorso nella provincia di Badghis. Accusano i media afgani di «voler solo diffamare il movimento». Ma al di là dei casi specifici, è chiaro che la cultura da cui nasce questa violenza è ben lontana dall´essere vinta.
Per inviare la propria opinione a Repubblica, cliccare sull'e-mail sottostante