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Il Foglio Rassegna Stampa
12.11.2011 Barack Obama fornisce armi ai Paesi del Golfo
per arginare la minaccia iraniana

Testata: Il Foglio
Data: 12 novembre 2011
Pagina: 3
Autore: Redazione del Foglio
Titolo: «Obama vende 4.900 bombe agli Emirati per fare paura all’Iran»

Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 12/11/2011, a pag. 3, l'articolo dal titolo "Obama vende 4.900 bombe agli Emirati per fare paura all’Iran".


Barack Obama

Il Cairo, dal nostro inviato. Costretta a lasciare davvero le basi in Iraq – anche se fino all’ultimo minuto ha fatto pressioni per restare – e senza la possibilità di imporre sanzioni più efficaci contro l’Iran, come se il rapporto Aiea più duro di sempre presentato martedì fosse già caduto nel vuoto, l’Amministrazione Obama lavora sul terzo binario, l’unico che le rimane per contendere a Teheran il controllo sulla regione: creare un’alleanza solida e armata con i sei paesi arabi che formano il Consiglio per la cooperazione del Golfo. Ieri il Wall Street Journal ha annunciato la vendita agli Emirati arabi uniti di 4.900 bombe a guida laser, tra cui anche alcune bunker bombs, capaci di colpire con efficacia tunnel sotterranei e altre installazioni militari protette. Il pacchetto di armamenti per gli Emirati arabi sarà formalmente presentato al Congresso nei prossimi giorni. Le trattative tra Difesa, dipartimento di stato e Campidoglio sono state discrete, e il risultato finale ora è stato accolto con sorpresa. I parlamentari possono bloccare la vendita, come hanno fatto nei mesi scorsi con il Bahrein – a causa della repressione interna contro la minoranza sciita – e come tentarono con una cessione di armi all’Arabia Saudita, per la retorica anti Israele di Riad, ma questa volta non dovrebbero esserci problemi. Abu Dhabi è un ottimo partner d’affari dell’Iran, come tutte le monarchie del Gcc – nel primo quadrimestre di quest’anno lo scambio commerciale è cresciuto del 25 per cento – ma gli sceicchi della famiglia al Nahyan sono tra i più falchi nell’opporsi a Teheran e si sono pubblicamente dichiarati preoccupati al pensiero che i dirimpettai possano avere la bomba atomica. Gli Emirati hanno anche guadagnato punti agli occhi di Washington appoggiando la missione della Nato in Libia contro Muammar Gheddafi. Gli Emirati dispongono già di caccia F-16 americani che potrebbero portare le nuove bombe (ne posseggono già alcune centinaia, l’arrivo di altre 4.900 è un salto strategico). L’Amministrazione, secondo quanto riferito al Wall Street Journal da persone che hanno partecipato all’accordo, è convinta che il nuovo arsenale “aumenterà la capacità di deterrenza degli Emirati” contro Teheran, che in questo campo è indietro. Anche l’Arabia Saudita, che è il regno più potente e presiede all’organizzazione, da tempo combatte una guerra fredda con l’Iran, a fianco, senza poterlo dire, di Israele (a cui le bombe antibunker sono già state consegnate nel 2009) e dell’America: un cablo segreto riferiva l’esortazione di re Abdallah al presidente americano Obama, “bisogna tagliare la testa del serpente”, ovvero i vertici del potere politico iraniano. Negli ultimi mesi, come spiegato dal New York Times a ottobre, Washington ha cominciato un dialogo strategico e regolare con il Gcc e il Pentagono sta tentando di migliorare lo scambio di intelligence e la capacità degli eserciti dei sei regni di operare assieme. A luglio, il Consiglio ha annunciato che il proprio esercito in comune, il cosiddetto Scudo di protezione, raddoppierà i propri effettivi da 50 mila a 100 mila uomini. “Per trasformarli in leader regionali devi fornire loro forza e credibilità”, dice al Wall Street Journal un ufficiale americano. Tra gli accordi recenti c’è anche la vendita record per sessanta miliardi di dollari di caccia F-15 ultima versione all’Arabia Saudita, alcuni equipaggiati con bombe a guida laser da una tonnellata. Il Pentagono ha informato il Congresso dell’intenzione di vendere sistemi contraerei Stinger e altri missili aria-aria al regno dell’Oman. L’obiettivo a medio termine di Washington è però più ambizioso che provvedere armi sofisticate ai singoli stati: è piuttosto costruire un sistema integrato di difesa contro i missili balistici a corto e medio raggio che potrebbero essere sparati dall’Iran.

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