Riportiamo da LIBERO di oggi, 11/11/2011, a pag. 18, l'articolo di Andrea Morigi dal titolo " E ora il Santoro di Allah lancia una Al Jazeera libica".
Waddah Khanfar
Al Jazeera è la voce ufficiale del nuovo governo libico. L’ex direttore generale dell’emittente satellitare araba, Waddah Khanfar, sta preparando il lancio di una nuova televisione di informazioni che trasmetterà da Tripoli e sarà finanziata da investitori qatarioti e altri fondamentalisti islamici. Si prospettano fra otto mesi le elezioni e intanto si affilano gli strumenti di persuasione. Agli occidentali preme il petrolio libico. Agli arabi, invece, interessa soprattutto il controllo politico e religioso dell’ex Jamahirya. Così, mentre dall’Eu - ropa soggetta al ricatto energetico si organizzano missioni a scopo commerciale per strappare contratti vantaggiosi, il primo ministro libico facente funzioni e ministro del Petrolio, Ali Tarhouni, frena gli appetiti degli “infe - deli”. Lo annuncia alla stampa: «Non mi aspetto che questo governo rilascerà nuove concessioni ». Una doccia fredda per chi ha investito risorse economiche e militari nella guerra di Libia. L’unica corsia preferenziale spetta al Qatar, buon alleato della coalizione dei volenterosi che hanno rovesciato il regime di Muammar Gheddafi. Riesce a scampare dall’esclusione per meriti religiosi. Per anni ha ospitato lo sceicco egiziano Yusuf Al- Qaradawi, ideologo dei Fratelli Musulmani e gli ha conferito prima la carica di rettore della facoltà di Legge coranica e poi gli ha concesso una tribuna pubblica mondiale proprio su Al Jazeera, l’impero mediatico di proprietà della famiglia dell’emiro Hamad Bin Khalifa al Thani. Da quegli schermi, Qaradawi ha potuto così incitare i musulmani a mettere gli ebrei «al loro posto» sull’esempio di Adolf Hitler. Era il 30 gennaio 2009, quando Al Jazeera trasmetteva spezzoni di unsuodiscorso, in cui invocava la vendetta contro gli israeliani per l’operazione militare condotta nella Striscia di Gazatra la fine del2008el’inizio del 2009. L’appello del religioso ricostruiva a suo modo i castighi divini sugli ebrei, tra i quali inseriva la Shoah: «L’ultima punizione fu portata a termine da Hitler. Tramite tutte le cose che fece loro – anche se ne hanno esagerato la portata – riuscì ametterli al loro posto», fino a profetizzare che «ad Allah piacendo, la prossima volta sarà per mano dei credenti ». Lui stesso pochi giorni prima si era offerto volontario, durante una manifestazione di protesta anti-israeliana a Doha, chiedendo ad Allah di «darmi l’opportu - nità di andare nella terra del jihad e della resistenza, anche se su una sedia a rotelle. Sparerò ai nemici di Allah, gli ebrei, e loro mi lanceranno una bomba e così sigillerò la mia vita con il martirio. Sia lode ad Allah». Eora il movimento, ormaipoliticamente egemone in Libia, ringrazia l’Emirato di Doha, affidandogli l’appalto della guerra di propaganda sull’etere. A una condizione, però. Che a dettare la linea politica siano loro, i Fratelli Musulmani, attraverso il loro giornalista di punta, Waddah Khanfar. Ultimamente, la sua reputazione era stata oscurata dalle rivelazioni di Wikileaks, che aveva pubblicato i cablogrammi dell’ambasciata statunitense a Doha, nei quali emergeva un Khanfar molto disponibile verso le proteste e le richieste americane. Dopo le polemiche che ne erano scaturite, si era dimesso clamorosamente. Senza perdere la faccia. In fondo poteva vantare il merito, almeno presso il proprio pubblico, stimato in 40 milioni di utenti, di aver contribuito a scatenare la primavera araba. Ora gli si presenta l’occasione per completare l’opera. Dopo aver dato una spallata ai vecchi regimi dittatoriali in Tunisia, Egitto e Libia, potrà coagulare i consensi intorno ai nuovi governanti. Con un vantaggio anche per l’audience non fondamentalista: così cadrà la maschera di Al Jazeera, che si spacciava per la televisione della libertà di parola e della democrazia. Finalmente si presenterà per ciò che è veramente: il potente braccio mediatico della guerra santa, che punta i suoi ripetitori, come scimitarre, sul Mediterraneo.
Per inviare la propria opinione a Libero, cliccare sull'e-mail sottostante