Egitto, sedicenne massacrato perchè cristiano Ma la notizia non viene diffusa se non dal Foglio. Perchè?
Testata: Il Foglio Data: 11 novembre 2011 Pagina: 3 Autore: Redazione del Foglio Titolo: «Storia di un martirio copto»
Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 11/11/2011, a pag. 3, l'editoriale dal titolo "Storia di un martirio copto".
La notizia esce in ritardo e non è stata rilanciata dai grandi media, ma vale la pena riprenderla. Un ragazzino egiziano di sedici anni è stato picchiato a morte dai suoi compagni di classe perché era cristiano. E’ successo il 16 ottobre scorso, una settimana dopo la strage di Maspero – ventotto manifestanti copti uccisi dall’esercito davanti alla sede della tv di stato – quando l’ondata di violenza religiosa era al suo massimo e al Cairo era sufficiente avere una croce sul cruscotto della macchina per rischiare di trovare il parabrezza sfondato. Il delitto era stato classificato all’inizio come un episodio di bullismo finito malissimo, un litigio per un posto a sedere, ma il racconto che sta venendo fuori non lascia dubbi: il professore ha preso per la gola il ragazzo, Ayman Nabil Labib, “e l’ha quasi soffocato”, perché prima s’era rifiutato di coprire una croce tatuata sul polso – com’è comune fra i copti – e poi aveva tirato fuori da sotto la maglietta anche quella che portava al collo. Alcuni compagni si sono uniti al professore nel pestaggio e poi, quando Ayman è scappato dalla classe, l’hanno rincorso nei bagni e l’hanno ammazzato di botte. Due di loro ora sono stati arrestati e, due settimane dopo la morte, il padre ha accettato di raccontare la storia. Il professore, che si è rivolto alla classe dicendo “Che cosa facciamo ora con lui?”, assieme a due bidelli che hanno indicato ai ragazzi dove andare a finire Ayman, non sono stati arrestati e nel frattempo sono scomparsi. E’ questa differenza di trattamento da parte dello stato che fa esasperare i copti. Gli aggressori agiscono su uno strato sicuro di impunità garantita che parte dai litigi di cortile e sale fino alle massime autorità, che hanno platealmente mentito sulla strage di Maspero addossandone la colpa alle vittime e falsificando i dati. I copti si stanno organizzando per ottenere rappresentanza politica con le prossime elezioni, ma alcuni si trattengono, dicono che non va bene votare secondo il credo religioso, si finisce per isolarsi maggiormente dalla comunità. Toccherebbe ai militari proteggere le minoranze, ma per ora il sospetto è che vedano questi scontri come un altro pretesto per legittimare la propria permanenza al potere.
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