domenica 24 novembre 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Lo dice anche il principe saudita Bin Salman: Khamenei è il nuovo Hitler


Clicca qui






La Repubblica Rassegna Stampa
11.11.2011 Unesco costretta a bloccare tutti i propri lavori perchè senza fondi
Una buona notizia

Testata: La Repubblica
Data: 11 novembre 2011
Pagina: 23
Autore: Anais Ginori
Titolo: «Unesco in crisi per il sì alla Palestina. 'Niente soldi Usa, chiudiamo l´attività'»

Riportiamo da REPUBBLICA di oggi, 11/11/2011, a pag. 23, l'articolo di Anais Ginori dal titolo "Unesco in crisi per il sì alla Palestina. 'Niente soldi Usa, chiudiamo l´attività' ".


Unesco

Una buona notizia, l'Unesco sospende i propri programmi per mancanza di fondi in seguito al congelamento dei finanziamenti Usa.
Il tentativo di Mahmoud Abbas di cancellare la storia ebraica per sostituirla con una palestinese (inesistente) è miseramente fallito.
Nell'articolo Ginori elenca tutti i progetti che verranno bloccati e dipinge l'Unesco come un'agenzia 'seria', che si occupa solo di patrimoni artistici.
In realtà, come dimostrato dalle sue mosse anche negli anni scorsi, l'Unesco non è altro che una succursale terzomondista del mondo arabo il cui principale obiettivo era Israele.
Per maggiori informazioni sull'Unesco e i suoi attacchi a Israele e alla sua storia, digitare 'Unesco' nella casella 'Cerca nel sito' (in alto a sinistra sulla Home Page di IC).
Ecco l'articolo:

Davanti al giardino della pace sul quale affaccia il palazzo parigino dell´Unesco, si combatte l´ultima battaglia. In pochi giorni, nei conti dell´agenzia dell´Onu si è aperta una voragine da 65 milioni di dollari. La rappresaglia economica degli Stati Uniti dopo il riconoscimento della Palestina da parte dell´Unesco il 31 ottobre scorso, sta già producendo i primi effetti. «Sospensione dei programmi fino alla fine dell´anno» ha annunciato ieri la direttrice generale Irina Bukova. Per il momento si parla solo di risparmi amministrativi su contratti, pubblicazioni, viaggi, costi di comunicazioni. Ma in assenza di nuovi stanziamenti, la cura dimagrante potrebbe presto ridisegnare l´insieme delle attività dell´agenzia. Meno ispettori in giro per il mondo per la tutela dei luoghi patrimonio dell´umanità, da Angkor a Pompei, meno programmi per l´educazione a donne e bambini, meno ricerca scientifica su sistemi di protezione da eventi climatici, come lo tsunami. «La situazione è molto difficile» ripete Bukova. Se il boicottaggio continuerà, nei prossimi due anni si rischia la bancarotta: il deficit dell´Unesco ammonterà a 143 milioni di dollari.
"Donate now". Con un taglio di quasi un quinto del budget annuale, l´Unesco deve reinventarsi un modo di sopravvivere. «Dopo l´annuncio degli Usa - racconta la direttrice - abbiamo ricevuto centinaia di lettere di solidarietà da parte di privati cittadini, alcuni che vogliono anche sostenerci economicamente». Da ieri è diventata operativa una nuova pagina sul sito attraverso la quale è possibile fare una donazione. «È un fondo di emergenza che abbiamo appena lanciato, aperto a privati, governi, filantropi» spiega Bokova. L´Unesco ha chiesto nuove sovvenzioni dai paesi membri, come gli stati del Golfo, che hanno promosso il riconoscimento della Palestina. La direttrice spera anche che la decisione degli Stati Uniti sia «reversibile».
«Molti nostri progetti hanno rilevanza anche per l´America» ha sottolineato Bukova, citando il piano di sostegno ai media liberi in Iraq, in Tunisia e in Egitto, la revisione dei libri scolastici iracheni che incitano all´intolleranza, l´alfabetizzazione dei poliziotti afgani. In questi giorni, la richiesta del riconoscimento della Palestina come Stato tornerà al Consiglio di Sicurezza e poi all´Assemblea generale dell´Onu. «Speriamo che la rappresaglia degli americani sia passeggera» commenta Giovanni Puglisi, presidente della commissione italiana per l´Unesco. «Temiamo un effetto a catena, che potrebbe ridisegnare la missione dell´Unesco» conclude Puglisi ricordando quando nel 1984 gli Stati Uniti avevano abbandonato l´Unesco accusata di essere terzomondista e filocomunista.

Per inviare la propria opinione a Repubblica, cliccare sull'e-mail sottostante


rubrica.lettere@repubblica.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT