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Informazione Corretta Rassegna Stampa
10.11.2011 Dhimmitudine e viltà
analisi di Bruce Bawer

Testata: Informazione Corretta
Data: 10 novembre 2011
Pagina: 1
Autore: Bruce Bawer
Titolo: «Dhimmitudine e viltà»

Dhimmitudine e viltà
di Bruce Bawer
(Traduzione di Anna Della Vida)


Bruce Bawer,          Time                     Bruce Crumley, Charlie Hebdo

 
Il 2 novembre ci ricorda il settimo anniversario dell’assassinio di Theo van Gogh da parte di un giovane devoto musulmano in una strada di Amsterdam. Uno degli aspetti da non dimenticare di questa esecuzione entrata nella storia è stato il modo spregevole con il quale è stata descritta nei media olandesi e internazionali. Molte spiegazioni dell’uccisione di van Gogh, motivate dal suo breve film “Submission”  sulla condizione delle donne sotto l’islam, suggerivano, o dicevano chiaramente, che van Gogh se l’era cercata, si era spinto troppo oltre, aveva insultato l’islam e offeso i musulmani. Cosa doveva aspettarsi , dopo tutto,  si chiedevano tutti gli editorialisti, quando girava “Submission” ? Doveva sapere quel che l’aspettava. La libertà di espressione è una cosa, ma offendere senza motivo un miliardo e mezzo di musulmani ? Era come superare ogni limite, non dimostrare sensibilità, non essere prudenti. Certo, van Gogh era, in Olanda almeno, un famoso bastian contrario, un iconoclasta, abituato ad andare oltre il rispetto dei simboli politici e culturali con tutto il gusto e l’irriverenza che lo contraddistinguevano. Ma girare un film che avrebbe dovuto sapere quanto avrebbe indignato i devoti musulmani e messo a rischio la sua stessa vita ? Ebbene, è stato scritto,  è stato proprio uno stupido. Certo,simultaneamente, molti editorialisti ammisero che non c’erano giustificazioni per quel crimine, ma nei loro cuori non la pensavano così. Non condannavano l’assassino, ma la vittima, che, ai loro occhi, era stata la causa di tutto.
 
Veniamo a oggi. Il 2 novembre 2011, a Parigi la sede del settimanale satirico Charlie Hebdo, è stata distrutta da una bomba Molotov. Non ci sono dubbi sul motivo. Il giornale in uscita, in risposta alla vittoria elettorale del Partito islamico in Tunisia, aveva preso di mira con la satira proprio l’islam, con vignette, barzellette e articoli ironici. Sulla copertina, con la testata cambiata in Sharia Hebdo, quale direttore del giornale, c’era lo stesso Maometto. Come van Gogh, Charlie Hebdo ha sempre criticato tutti attraverso gli anni, ne hanno fatto le spese cristiani, ebrei, e tanti altri. Ma, come nel caso di van Gogh, Charlie Hebdo è stato attaccato  perché non si è sottomesso all’islam.
 
E come nel caso di van Gogh, l’incendio della redazione di Chralie Hebdo ha messo in evidenza alcuni degli aspetti più vili dei media occidentali, ancora una volta portati più a criticare la vittima, richiamandosi ad un supposto ‘abuso’ della libertà di parola. Non tutti i media, ovviamente, hanno seguito questa linea. La maggior parte dei giornali francesi che ho visto online hanno dimostrato solidarietà ai loro colleghi di Charlie Hebdo nel nome della libertà di parola. Ma altri giornali europei sono stati o in gran parte silenziosi, o hanno dedicato poche righe. Nel Guardian, Pierre Haski ha interpretato l’attacco con il fatto che i musulmani in Francia “ si sentono discriminati e non bene accetti”, sottolineando che Claude Guéant, Ministro degli Interni e uomo della destra, aveva persino definito un ‘problema’ la crescita della popolazione musulmana in Francia. Una parola, “problema”, troppo leggera per il giornale inglese. Haski spiegò poi che se molti musulmani in Francia, sono, diciamo così, un po’ troppo entusiasti della loro religione, è perché la religione “ è diventata un’identità culturale, un rifugio in una società problematica nella quale non si sentono accettati”. Haski non dimenticò di citare quell’assurdo clichè contemporaneo, che i musulmani – in Europa – sono i nuovi ebrei, come se gli ebrei europei degli anni ’30 ammazzassero i registi e facessero saltare in aria le redazioni dei giornali.
 
Ma il primo premio per la Dhimmitidine, in questo caso, va a Bruce Crumley di Time. In un articolo, che online è stato definito dai lettori ‘ abbietto’, ‘ patetico’, ‘disgustoso’, ‘repellente’, ‘vergognoso’, ‘l’apologia dell’ipocrisia’, ‘la cosa più stupida che ho letto quest’anno’, l’articolo più ignorante uscito su Time’e ‘la cosa più orrenda scritta sino ad oggi’, Crumley, direttore della sede parigina , ha risposto con osservazioni molto pesanti:
 
“ Okey, facciamola finita con questi sforzi idioti, distruttivi, che creano divisioni, messi in atto da ‘settori di maggioranza’ nei paesi occidentali per tormentare i cittadini musulmani con dimostrazioni inutili e petulanti, e cioè che ‘loro’ non devono insegnarci cosa va fatto e cosa no nelle società libere. Anche perché queste considerazioni islamofobe non sono solo futili e infantili, ma producono reazioni violente da parte degli estremisti, dopo averli sfidati in nome del bene comune. Ma di quale bene comune si tratta se suscita più divisione e rabbia e dà luogo a reazioni violente ? “
 
Crumley descrive poi il numero di Charlie Hebdo  come “ grossolano e di basso livello, un’altra presa in giro dell’islam stupida e del tutto non necessaria”.
 
Idiota, provoca divisioni, distruttivo, petulante, futile, infantile, grossolano, di basso livello, stupido: e Crumley sta parlando di un  settimanale satirico ! senza dimenticare che viviamo in un mondo occidentale dove la satira umoristica non ha virtualmente confini. I Simpsons hanno preso in giro tutti gli aspetti della cultura americana per due decenni. The Family Guy mostra graziosi cagnolini che se la fanno con donne. South Park non ha tralasciato nessun obiettivo ( c’era anche Maometto in un episodio, ma la censura l’ha proibito). I film di  Sasha Baron Cohen ‘Borat’ e ‘Bruno’ sono delle vere enciclopedie di esercizi virtuali che ridicolizzano l’America puritana e la sua religione. A Broadway c’è uno spettacolo realizzato dagli autori di South Park ‘Il Libro dei Mormoni’, dove il pubblico ride a spese di quella religione. Nei programmi Tv di satira, attori come Gilbert Gottfried e Jeffrey Ross raccontano barzellette sulla Shoah.
 
Di tutta questa roba, una parte è divertente, un’altra non lo è per niente. Succede sempre che qualche rappresentante religioso si lamenti (oppure, nal caso di Scientology, offesi per un episodio di South Park, abbia dato inizio a un causa). Ma nessuno ha mai lanciato bombe a causa di queste satire, divertenti o no, per quanto oltraggiose potevano essere, tranne che l’oggetto della satire fosse l’islam. E nessun grande giornale ha mai accusato gli umoristi di “ creare… divisioni” e “ provocare violente reazioni”, a meno che si trattasse, ancora una volta, di islam. Quando “ Il Libro dei Mormoni “ andò in scena, Time pubblicò un profilo degli autori molto affettuoso, con annotazioni prive di ogni critica al fatto che lo spettacolo facesse  “ ridere raccontando la storia dei mormoni con tratti stravaganti “. E’ il caso di aspettarsi da Time un pezzo sulle “stravaganze” della teologia musulmana ?
 
Crumley è stato schietto per quanto riguarda la sua impossibilità di “provare simpatia” per la redazione di Charlie Hebdo, colleghi giornalisti, si badi bene, la cui sede è stata distrutta  e che sarebbero probabilmente morti se si fossero trovati nei locali quando la bomba esplose. “Ovviamente”, scrisse poi, “ l’attacco produsse un fiume di squalificanti condanne da parte dei politici francesi, molti dei quali definirono il rogo del giornale notoriamente impertinente come ‘un attacco alla democrazia da parte dei suoi nemici’ “. Crumley respinse questa interpretazione, in una frase che mi auguro un giorno, releggendola, possa provare imbarazzo per averla scritta. Eccola:
 
“Noi, invece [Crumley usa il pluralis majestatis ‘noi’, a meno che gli sia stato consentito di usarlo da Time n.d.a.], abbiamo un’altra opinione sul bombardamento del giornale: ci dispiace per l’accaduto, Charlie, e non ci sono giustificazione per questa illegale risposta al vostro giornale. Ma ritenete ancora che il prezzo pagato per aver stampato una parodia  offensiva, vergognosa, e sicuramente piena di umorismo deficiente in base alla logica del ‘possiamo farlo’ valeva la pena ? Se è così, buona fortuna alle vignette che stamperete sulle vostre pagine”.
 
Crumley sostenne che la bomba incendiaria era solo “ un forma arrabbiata di rispondere , anche se in un modo violento, ma Charlie Hebdo aveva esagerato“.
 
Crumley si affrettò a chiarire che Charlie Hebdo non era la prima volta che offendeva i musulmani. Nel 2007 aveva pubblicato le vignette danesi su Maometto, anch’esse una “dimostrazione di voler offendere”. Respinge la spiegazione che le vignette sono uno strumento di affermazione della libertà di parola, in quanto “ questo diritto non ha bisogno di essere verificato”, malgrado citi il fatto che Charlie Hebdo sia stato denunciato un paio di volte per aver pubblicato quelle vignette, certamente una smentita a quanto affermato da Crumley di vivere in un paese che non ha bisogno di provare che la libertà di parola è garantita. Descrive poi Charlie Hebdo come un giornale che “radicalizza  le attitudini islamofobe della società francese”, quelle che hanno provocato nei musulmani “ il senso di essere non accettati e quindi essere pronti a proteste contro la discriminazione”.
 
Ci sono poi un paio di frasi, nelle quali Crumley ammette che “ intimidazioni e violenze devono essere condannate e combattute a qualunque costo e per qualsiasi ragione siano state commesse”, facendole però seguire da un’altra frase, che insiste su “ i membri di una società libera… hanno il dovere di esercitare un minimo di intelligenza, calcolo, civiltà e decoro, nella pratica dei diritti e delle libertà”. A questo proposito, scrive.
 
“ Difendere la libertà di espressione di fronte all’oppressione è una cosa; insistere sul diritto ad essere odiosi e offensivi solo perché te lo puoi permettere è infantile. Stuzzicare gli estremisti non è una sfida coraggiosa, quando i modi per farlo offendono milioni di persone moderate. E in un clima dove le risposte violente, anche se illegittime, sono un rischio reale , assumere una posizione provocatoria in base a un principio che teoricamente nessuno dovrebbe contestare è peggio che inutile, rende inutile tutto quello che fai anche tu “
 
Alla fine del suo articolo, Crumley afferma, come ha fatto in tutto il pezzo, che il numero di Charlie Hebdo dedicato all’Islam è moralmente equivalente all’incendio del locali del giornale:
 
“ Certo, la violenza  contro Charlie Hebdo è inaccettabile, condannabile e illegale. Ma a parte la definizione di ‘illegale’, le altre gliele si possono attribuire entrambe”.
 
Il titolo del suo articolo era “ Avere incendiato il giornale francese non produce un martire della libertà di parola “. Ma questo non era il titolo originale, che era invece in origine (si veda l’URL) “ Giornale francese incendiato: vittima degli islamisti o a causa della sua detestabile  islamofobia ?, una titolazione esplicita, che esprimeva le idee dell’autore.
 
 Leggendo il fantasioso testo di Crumley,  mi sono ricordato di quello che il comico inglese Rowan Atkinson ( “Mr Bean”) scrisse in una lettera al londinese Times dieci anni fa, in risposta ad una  proposta di legge contro chi incita all’odio contro le religioni. “ Avendo vissuto la maggior parte della mia carriera parodiando gli aspetti del mio background di cristiano “, scriveva Atkinson “ sono atterrito dall’idea che si potrebbe, in effetti, rendere illegale la descrizione degli aspetti  ridicoli di una religione o la satira di personaggi religiosi. Se racconti una barzelletta cattiva, devi per forza insistere sull’aspetto ridicolo e oltraggioso. Che si possa essere condannati per questo è alquanto fantasioso “. Essere bombardati si, verrebbe da dire.
 
Ciò che rincuora sull’articolo di Crumley sono le dozzine di commenti dei lettori, che ci fanno capire come salute mentale e coraggio esistono ancora in qualche parte del mondo occidentale, ma non a Time:
 
-        “La libertà di parola o è impopolare, oltraggiosa o non è niente”
-        “ Se il KluKluxKlan  avesse incendiato un giornale che prendeva in giro i razzisti del Sud, la colpa sarebbe stata dei giornalisti dei quel giornale impudente ?”
-        “ Fatemelo dire, ogni volta che mi sento offeso da un giornale, dalla radio, da un programma  televisivo,  ecc. ho carta bianca per incendiarne le sedi ? Time mi sta annoiando mica male ultimamente..”
-        “Perché non pubblicate un editoriale sulle donne che, andando in giro con i pantaloncini corti,  significa che sono responsabili se saranno violentate ?”
-        “ Libertà di parola significa libertà di parola. Punto. Non siete voi l’arbitro che giudica chi parla in modo accettabile e chi no. Ma chi diavolo siete ?”
-        “ Crumley mette i musulmani ad in livello molto basso rispetto a tutti gli altri gruppi umani. Se si fosse trattato di cristiani estremisti che avevano dato fuoco a un giornale che aveva pubblicato una satira su Gesù, sappiamo bene che un articolo del genere non sarebbe stato scritto… in pratica lui dice: “ non possiamo aspettarci da questi barbari che ragionino come persone razionali, per cui dobbiamo limitare le libertà che sono alla base della nostra nazione per paura di offenderli”
-        “Ho capito. Possiamo avere libertà di espressione fin tanto che non la esercitiamo”
-        “ Vado al punto: si può prendere in giro e ridicolizzare chiunque tranne quelli che reagiscono violentemente ? Non è che state dando licenza a queste reazioni legittimandole ?
 
 
A proposito dell’insistenza di Crumley che “ i membri delle… società libere devono avere un minimo di intelligenza, calcolo, civiltà e decoro nell’applicare i loro diritti e libertà”, un  lettore ha chiesto, molto ragionevolmente:
 
“E se non lo fanno, allora ? Meritano un trattamento violento ?  il governo deve farli stare zitti  e imporgli dei codici di comportamento ? tutti e due ?
Fammi capire, chiarisci ciò che ti riesce così difficile da dire. Stai dalla parte sia del controllo della libertà di parola di un governo fascista, e la violenza nei rapporti… oppure cerca di spiegare se sei per entrambe queste opzioni, avendole sostenute molte volte nel tuo articolo”.
 
Il problema con l’articolo di Crumley, ovviamente, sta nel fatto che il suo non è un caso isolato. C’è una ragione per cui uno come lui è stato messo  a capo della redazione parigina di un settimanale famoso in tutto il mondo (anche se, come molti lettori hanno sottolineato, negli ultimi anni  ha perso molto smalto come gran parte dei suoi abbonati). Crumley ha questo posto a Time perché rappresenta l’élite culturale alla moda e ubbidientemente ce la sputa in faccia a noi lettori. Ha poi abbracciato il dogma occidentale del dopo 11 settembre su islam e libertà di espressione, facendo capire chiaramente che non è disponibile a sussurrare nemmeno una parola che non sia più che ortodossa. Ciò che ha voluto dire in questo scandaloso articolo, che è totalmente privo di ogni pur minima comprensione dell’eredità illuminista dell’Occidente e dei suoi contenuti, come cittadino e scrittore e adulto responsabile a difendere quella eredità,  non è altro che un perfetto esempio di pura, genuina forma di accondiscendenza, di facilità ad accettare limiti alla libertà di parola che gli consente di vomitare la sua mancanza di buon senso per comperare la connivenza di quella piccola minoranza, pronta a rispondere con violenza e caos all’esercizio della libertà di parola.
Non stupisce, ed è profondamente deprimente, vedere questa bancarotta morale sulle pagine di un giornale come Time, dove la presenza di articoli come questo, anno dopo anno, confermano la viltà e la codardia che ci guidano.

Bruce Bawer è " Shillman Journalism Fellow "  al Freedom Center e autore di “While Europe Slept” e “Surrender”.
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