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Libero Rassegna Stampa
08.11.2011 Lo Stato deve avere un controllo su imam e attività delle moschee
solo così sarà possibile arginare il fondamentalismo islamico. Commento di Souad Sbai

Testata: Libero
Data: 08 novembre 2011
Pagina: 23
Autore: Souad Sbai
Titolo: «Gli imam 'fai da te', vero problema dei musulmani in Italia»


Riportiamo da LIBERO di oggi, 08/11/2011, a pag. 23, l'articolo di Souad Sbai dal titolo "Gli imam 'fai da te', vero problema dei musulmani in Italia".


Souad Sbai

In Marocco, il sindaco e parlamentare di centrosinistra di Gelmim Smara, 40.000 abitanti, Alia Otuman, blocca definitivamente e senza drammi la costruzione di una moschea, giustificando il provvedimento per motivi, diciamo, «urbanistici».
Tempo fa un amico mi fece una domanda che in molti si fanno: quante moschee ci sono in Italia? Una domanda alla quale si può rispondere solo con un’altra domanda: moschee o centri culturali usati come moschee? La sensazione, almeno dagli ultimi dati, è che questi minuscolimapericolosissimi centri di ritrovo siano migliaia.
Realtà che nella maggior parte non hanno né struttura né professionalità adeguate per gestire situazioni complesse come l’integrazione dei propri frequentatori nel tessuto sociale, o più spesso sono ricettacolo di estremisti. Il problema più serio è proprio quello di chi gestisce queste realtà, veri e propri imam fai da te, che si alzano una mattina, senza nessuna istruzione teologica né capacità di controllo sulle devianze del gruppo e spesso essi stessi fautori di un Islam lontano da quello autentico, e si mettono alla guida di una comunità.
Ricordo la violenza subita da una donna nel trevigiano alcuni giorni fa, perché non voleva mettere il velo e voleva continuare a vivere liberamente come faceva nel suo Paese d’origine.
I diritti e l’integrazione non sono un optional e la legge in discussione alla Camera su burqa e niqab è improrogabile, soprattutto per quanto riguarda le pene maggiorate a chi obbliga il velo integrale a mogli o figlie. Ecco il risultato degli imam fai da te, nascosti a qualsiasi controllo e pronti ad agire senza remorein nomedi unestremismo salafita e sanguinario. Moschee e imam, dunque, un binomio strettissimo e difficile da tenere saldo nella legalità, perché è proprio la religione islamica a non fornire una base su cui poggiarsi: non esiste infatti una struttura gerarchica che permetta l’individuazione di un soggetto unico con il quale dialogare.
Se si dovesse seguire questa direzione, si andrebbe verso l’obbligo di istituire tavoli di confronto con decine di scuole islamiche e centinaia di derivazioni territoriali.
Siamo chiari, la libertà di culto non è in discussione ma occorre capire che ci sono dei paletti oltre i quali non si può andare. Una moschea deve essere accettata dalla popolazione e il progetto valutato nei costi e nelle modalità. Basti l’esempio di Torino o Colle val D’Elsa, dove gli imam sono scappati con la cassa.
Una moschea deve essere una casa di vetro, dove si può entrare con facilità e apprezzare le attività che vi si portano avanti, senza essere bloccati alla porta. L’imam che si candida alla conduzione deve essere censito, inserito in un albo apposito; la sua posizione valutata per professionalità e serietà dalla Consulta per l’Islam italiano, unico organo autorizzato a operare in questo senso.

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