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Corriere della Sera Rassegna Stampa
07.11.2011 Sergio Romano sui partiti islamici in Tunisia, Libia, Egitto
Il riassuntino roseo di chi guarda alla Turchia come a un modello di democrazia

Testata: Corriere della Sera
Data: 07 novembre 2011
Pagina: 36
Autore: Sergio Romano
Titolo: «Il posto dei partiti islamici nel futuro del Medio Oriente»

Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 07/11/2011, a pag. 36, la risposta di Sergio Romano ad un lettore dal titolo "Il posto dei partiti islamici nel futuro del Medio Oriente".


Sergio Romano

Sergio Romano fa il riassuntino della situazione nei Paesi della 'primavera' araba. Sì, i partiti islamici ispirati alla sharia sono in ascesa e sì, i laici sono deboli : " Chi ha avuto occasione di seguire le vicende della regione negli ultimi decenni sa che i partiti islamici sono destinati ad avere una parte importante nella sua evoluzione politica. Possiamo e dobbiamo incoraggiare i movimenti laici, ma sarà bene ricordare che senza il concorso dell'Islam niente è possibile.". I partiti islamici avranno un peso sempre maggiore. Tutto giusto, ma la risposta sembra monca. Manca un commento, che è ciò che chiedeva la lettrice. L'islamismo sta diventando sempre più forte anche in Paesi che, come la Tunisia, erano laici. Le donne tunisine, dopo i risultati elettorali che hanno sancito il trionfo di Ennahda, sono scese in piazza a manifestare. Un segnale che lascia spazio a pochi dubbi riguardo l'ascesa del partito Ennahda, nonostante tutte le rassicurazioni poco convincenti del suo leader Ghannouchi. Sergio Romano sostiene che molti di questi partiti islamisti si ispiriano all'Akp di Recep Erdogan, come se questo, per altro, dovesse essere un fatto positivo. Erdogan è il responsabile della cancellazione della Turchia laica di Ataturk e del ritorno dell'islamismo, della censura. Quella di Erdogan non è democrazia. Ma Romano preferisce nascondere la testa sotto la sabbia, meglio aspettare di ritrovarsi tante teocrazie stile Iran nel Maghreb e fingere che la Turchia sia il massimo della democrazia a cui guardare.
Chissà se un giorno Romano avrà voglia di raccontare i motivi che lo spingono ad etichettare come democrazie paesi come la Turchia. Oppure troverà più 'utile' non dirlo ?
Ecco lettera e risposta:

Vorrei conoscere il suo parere sul risultato elettorale in Tunisia. Sembrerebbe avanzare il partito confessionale islamico, nel Paese forse considerato più laico del Nord Africa. Questo fa supporre che gli altri Paesi lo seguiranno? C'è davvero del nuovo che avanza visto che anche in Libia è stata instaurata la sharia (legge islamica)?

Marilena Allievi
lievre63@yahoo.it

Cara Signora,
N ella bozza di costituzione pubblicata dal Consiglio nazionale di transizione è scritto: «La Libia è uno Stato indipendente democratico in cui il popolo è la fonte dell'autorità. La città di Tripoli sarà capitale dello Stato. L'Islam è la religione dello Stato e la principale fonte della sua legislazione è la giurisprudenza islamica (sharia). (…)Lo Stato garantirà ai non musulmani la libertà di esercitare i loro diritti religiosi». In altri Paesi (come l'Egitto, anche all'epoca di Mubarak) si è preferito affermare che la legislazione «si ispira alla sharia». Sono formule diverse, ma sembrano scritte in modo da consentire larghi margini di flessibilità. Non esiste, d'altro canto, un codice coranico, dettato da Allah al Profeta. Esiste, come è detto nella bozza libica, una giurisprudenza islamica che può essere considerevolmente diversa da un imam all'altro, da un Paese all'altro.
Si potrebbe sostenere che questi continui riferimenti all'Islam siano per certi aspetti l'equivalente della campagna lanciata dalla Chiesa cattolica, negli scorsi anni, perché la costituzione europea riconoscesse le «radici cristiane» dell'Europa. Certo, i laici sono molto più forti in Occidente di quanto siano nei Paesi arabo-musulmani, e possono meglio contrastare certe pretese della Chiesa romana o degli evangelici americani. Ma questo rapporto di forze dipende in ultima analisi da fattori storici e sociali destinati a cambiare con il tempo. Il confine tra ciò che è di Cesare e ciò che è di Dio si è spesso spostato, nel corso dei secoli, in una direzione o nell'altra.
Alla sua domanda sull'Egitto ha già risposto Cecilia Zecchinelli sul Corriere del 27 ottobre. Gli islamici rappresentano il 40-45% dell'elettorato, ma appartengono a diverse tendenze e molti dichiarano d'ispirarsi al partito turco di Cerep Tayyip Erdogan. Nell'intera regione, secondo alcuni osservatori (per esempio David Gardner del Financial Times), possono contare sul sostegno di un terzo della popolazione, con una quota in più là dove il partito d'ispirazione musulmana s'identifica con una causa nazionale come Hamas in Palestina e Hezbollah in Libano. Chi ha avuto occasione di seguire le vicende della regione negli ultimi decenni sa che i partiti islamici sono destinati ad avere una parte importante nella sua evoluzione politica. Possiamo e dobbiamo incoraggiare i movimenti laici, ma sarà bene ricordare che senza il concorso dell'Islam niente è possibile.

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