La cultura, fabbrica di pace Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli
Assemblea Unesco
"Nomina sunt consequentia rerum" (Giustiniano, Institutiones, libro II, 7, 3) – vale cioè la pena di dare un nome alle cose per quel che ne segue, di giudicarle per i loro effetti - Per esempio, l'ammissione della "Palestina" all'Unesco che cos'è? Una scelta di pace e di cultura? Certamente, ce l'hanno spiegato in tutte le salse i pacifisti e gli uneschiani, i sinistri e i pacifisti, che certamente se ne intendono. Ma guardate qui: http://www.jpost.com/DiplomacyAndPolitics/Article.aspx?id=244452. Qual è la prima cosa che intende fare l'Autorità Palestinese dopo questa vittoria della pace? “Now that we have joined UNESCO, we will take Israel to court for systematically destroying and forging Arab and Islamic culture in Jerusalem,” "portare Israele in tribunale per aver sistematicamente distrutto e falsificato la cultura araba e islamica di Gerusalemme" e anche, naturalmente "for stealing Arab and Islamic antiquities and assaulting Islamic and Christian holy sites.” per aver rubato le antichità arabe e islamiche e assaltato i luoghi santi arabi e cristiani". Lo ha detto Hatem Abdel Qader, ex ministro palestinese per Gerusalemme (pardon Al Qods) al giornale arabo stampato in Inghilterra Al-Quds Al- Arabi. Certo che ai tempi dei giordani, che non erano occupanti pur non essendo palestinesi, le cose andavano in altra maniera. Le sinagoghe furono bruciate, tutti gli ebrei cacciati, l'accesso ai luoghi santi fu proibito agli ebrei, al Kotel furono addossate delle latrine in segno di rispetto e con le lapidi tombali del Monte degli ulivi furono lastricate le strade. Ma quella non era occupazione e non si trattava di assalti ai luoghi santi, proprio no. In particolare poi a quei tempi, fra il '49 e il '67, a differenza di quanto accadde per i precedenti tremila anni e disgraziatamente dopo, a causa della terribile occupazione israeliana, nessuno poteva pretendere che Gerusalemme fosse un luogo ebraico, la sede dell'antico tempio. Tutte menzogne, come sappiamo. E come ci invitano a credere quei santuari della cultura che sono l'autorità palestinese e l'Unesco, il cui compito è conservare la storia araba della palestina e inventarla se non c'è, magari con qualche piccola falsificazione, come potete vedere in queste fotografie (http://elderofziyon.blogspot.com/2011/11/airbrushing-history-poster.html).