Iran e Turchia in competizione per il controllo della Libia Cronaca di Maurizio Stefanini
Testata: Libero Data: 04 novembre 2011 Pagina: 14 Autore: Maurizio Stefanini Titolo: «Iran e Turchia si contendono la primavera araba»
Riportiamo da LIBERO di oggi, 04/11/2011, a pag. 14, l'articolo di Maurizio Stefanini dal titolo " Iran e Turchia si contendono la primavera araba ".
Recep Erdogan, Mahmoud Ahmadinejad
È l’Occidente che lavora per il Re di Persia, nel senso che promuove transizioni in cui poi si inserisce il regime di Teheran, se non c’è già di mezzo addirittura Al-Qaida? Oppure è il regime di Teheran che cerca di evitare che la caduta di Gheddafi dia avvio a una sorta di effetto domino a esso sfavorevole? Certo è che da una parte indiscrezioni provenienti dal Guardian e da Israele danno per sempre più prossima un’azione militare di missili, aerei e forze speciali che Usa e Regno Unito potrebbero compiere contro gli impianti nucleari iraniani: un’operazione che sembra partire proprio dall’iniezione di fiducia seguita al successo militare dell’inter - vento contro Gheddafi, dopo l’altro blitz che ha tolto di mezzo Bin Laden. Dall’altra, il ministro degli Esteri iraniano Ali Akbar Salehi sta ora andando proprio in Libia «per aumentare le relazioni bilaterali», è scritto in un comunicato stampa. Ed è partito non da Teheran ma da Istanbul, dove aveva preso parte a una Conferenza sull’Afghanistan promossa dal governo turco e in cui si è impegnato a cooperare per la rinascita di un Afghanistan «stabile e sicuro», assieme ad altri 13 Paesi dell’area. Da notare che l’Italia e altri Paesi che contro i talebani ci sta mettendo i soldati e il sangue, stavano invece come… os - servatori! In Libia, se non altro, la concorrenza è stata chiara subito. Sarkozy e Cameron sono subito entrati a gamba tesa ai danni delle posizioni italiane, Obama è venuto dietro, l’Italia ha dovuto riposizionarsi al volo, Qatar e Turchia si sono tuffate, Russia e Cina hanno fatto i pesci in barile in attesa di vedere da che parte buttava. Ci sono stati anche quelli che hanno difeso Gheddafi fin quasi alla fine: in particolare il Sudafrica e la gran parte dei Paesi dell’Unione Africana, che con la fine dei congrui stanziamenti del raìs sono più poveri. E ci sono stati quelli che lo difendono anche dopo la morte. La Siria di Bashar Assad in particolare, che teme ora di essere il prossimo. Ma anche i Paesi dell’Alba, i cui leader erano tutti Premi Gheddafi per i Diritti Umani, che gli hanno dedicato preghiere (Chávez), commemorazioni per il giorno dei morti (Morales) e saggi commemorativi (Fidel Castro). Il dato curioso è appunto che l’Iran è strettamente alleato sia della Siria che dell’Alba: con vincoli politici, economici e militari. Addirittura, l’opposizione siriana accusa l’Iran di aiutare materialmente la repressione. Eppure, il regime di Teheran ha da subito appoggiato la rivolta anti- Gheddafi, e già da agosto il presidente del Consiglio nazionale di Transizione Mustafa Abdel Jalil aveva invitato Salehi in Libia, venendone a sua volta invitato a Teheran. Una ragione è che tra Gheddafi e il mondo sciita esisteva un contenzioso per l’imam Moussa Sadr, guida spirituale degli sciiti libanesi e desaparecido durante un viaggio in Libia. Ma Teheran si è anche mossa per offrirsi al Cnt come controbilanciamento all’appoggio Nato, accusato da Ahmadinejad di voler «prendere il controllo della Libia » e «saccheggiarne le ricchezze». Un gioco molto levantino. «La sorte inevitabile di tutti i dittatori ed oppressori che non rispettano i diritti dei popoli è la distruzione. La repubblica islamica d'Iran saluta questa grande vittoria e si congratula con il popolo musulmano libico e il Consiglio nazionale di transizione», ha detto il portavoce del ministero degli Esteri Ramin Mehmanparast dopo il linciaggio del raìs. Ma ha subito aggiunto che a quel punto «non c'è più alcun pretesto per l'intervento delle forze straniere in Libia ed è necessario che queste forze si ritirino immediatamente per permettere al popolo libico di determinare il suo futuro». Subito dopo la morte di Gheddafi l'ambasciatore iraniano è tornato a Tripoli, l'Iran ha inviato aiuti medici e umanitari, e alla notizia che la nuova costituzione libica sarebbe stata basata sulla Sharia l’Iran ha manifestato chiaro entusiasmo. «Un sistema di leggi basato sulla religione», ha detto, serve a preservare «l'indipendenza e la stabilità del Paese da influenze o interferenze di forze straniere».
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