Copia di e-mail inviata a Repubblica:
gentile direttore della Repubblica
Oggi ho visto un articolo pubblicato sul suo giornale e firmato dalla sua corrispondente Vannucci che mi ha toccato e ferito nell' anima e nel corpo come un rifugiato politico da 31 anni.
L' articolo è molto offensivo e aggressivo nei confronti del popolo iraniano e della sua Resistenza legittima rappresentata dai Mojahedin del Popolo.
Ancora non posso credere che questo pezzo sia firmato dalla vostra giornalista. Perchè proprio oggi deve uscire un pezzo del genere in mezzo a tanti scandali internazionali e interni in cui è immerso il regime dei mullah? Uno dei quali è il complotto contro ambasciatore saudita in America che avrebbe potuto prendere la vita di centinaia di persone.
E' vergognosa sia per il giornale, di cui sono un lettore di vecchia data, sia per la signora Vannucci che è una donna e che fa elogio e il gioco di un regime misogino e terrorista che è anche il responsabile del massacro dei vostri soldati in Afghanistan e in Iraq.
La signora Vannucci quando firmava questo articolo non ha pensato a migliaia di uomini e donne massacrate da questo regime perchè¨ considerati dai mullah degli antirivoluzionari americani e israeliani e quanto altro?
Vorrei pregarLa di prendere una seria posizione nei confronti di questo articolo denigratorio e offensivo nei confronti del popolo iraniano.
Questo vergognoso pezzo sta spianando la strada ad un altro massacro nel campo di Ashraf che nei due anni passati ne ha subiti due con 50 morti e un 500 feriti.
Sono veramente ferito. Vorrei venire davanti alla vostra sede e immolarmi per la protesta e per dimostrare al mondo intero che fino a dove puo arrivare un giornalista e un giornale intellettuale e progressista!
Questo regime è responsabile del terrorismo internazionale e della repressione del popolo iraniano.
La signora Vannucci deve vergognarsi di fronte ai familiari dei soldati italiani uccisi dal regime iraniano.
cordiali saluti
Davood Karimi,
presidente Associazione Rifugiati Politici Iraniani residenti in Italia
Condividiamo la protesta di Davood Karimi e invitiamo i nostri lettore ad unirsi a lui scrivendo a Repubblica rubrica.lettere@repubblica.it